La lettera sugli esercizi spirituali di S. Alfonso (1696-1787) testimonia la sollecitudine del pastore verso il suo gregge. Nella lettera, il santo indica l'efficacia che gli esercizi spirituali hanno per la vita: "riconosco di dovere a questa santa pratica la mia conversione e la decisione che ho preso di lasciare il mondo". Riflessione, solitudine e silenzio sono elementi utili che aiutano il credente a formare la perla dell'amore a Dio: "la conchiglia, quando ha ricevuta la rugiada dal cielo, subito si chiude e scende nel fondo del mare e così forma la perla". Il papa Pio XI definisce gli esercizi spirituali come "una scuola di educazione in cui la mente impara a riflettere, la volontà si rafforza, le passioni si dominano"; lo stesso pontefice non indugia a definire la lettera alfonsiana: bellissima epistola.
Le visite al SS. Sacramento e a Maria Ss.ma si ricollegano alle grandi correnti spirituali francesi e spagnole del XVI e XVII secolo e, per mezzo di esse a quelle più remote del Medio Evo con la più sana e confortante teologia.
I 28 discorsi di S. Agostino sul Natale ed Epifania confermano lo zelo pastorale del vescovo nei confronti del suo gregge. Non solo carità pastorale e zelo si fondono insieme, ma Agostino comunica la passione per la Verità, la ricerca dell’amore e soprattutto l’umiltà nel perseguire l’itinerario verso Dio. Il mistero dell’incarnazione diventa così per il vescovo d’Ippona opportunità pastorale per ri-dire e ri-dare coraggio, speranza e robustezza di fede al popolo di Dio.
La caratteristica prettamente pastorale dei discorsi ne fanno una valida istruzione di taglio catechetico e liturgico insieme, una perla di azione pastorale in cui traspare la sensibilità e la responsabilità del pastore nei confronti del suo gregge.
Teologia e pastorale si fondono insieme in un linguaggio accessibile e comprensibile. Nei discorsi del Natale e dell’Epifania, possiamo scoprire un metodo pastorale che, partendo dal dato teologico – l’incarnazione e la nascita di Cristo, l’Epifania come manifestazione di amore e rendimento di grazie –, ci indirizza alla visione della nostra realtà con gli occhi della fede e del vangelo portandoci all’azione per il bene stesso della Chiesa e della sua autorealizzazione.
I discorsi, perciò, vogliono rinvigorire il dono dell’amore di Dio che si fa carne, si dona e arricchisce l’esperienza umana ravvivandone l’orizzonte di fede e speranza. Ha scritto recentemente Benedetto XVI: “La fede in Dio apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa, che non delude; indica un solido fondamento su cui poter poggiare senza timore la vita; chiede di abbandonarsi con fiducia nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo