In una silloge di racconti quasi tutti autobiografici l'ex brigatista rossa Geraldina Colotti descrive le condizioni, talvolta disumane, della vita carceraria, ma anche storie di operai annichiliti dal crollo dell'Unione Sovietica, o di immigrate infanticide e rancorose. Sarebbe stato lecito aspettarsi una scrittura violenta: ci si trova invece di fronte a un testo asciutto ed energico, ma sempre armonioso nel suo essere veicolo di una concezione umanissima, solidale, quasi fraterna nelle più diverse e, spesso, tragiche situazioni.