"Misericordia" è la prima e ultima parola della fede. La novità del Vangelo esige, infatti, il linguaggio del dono e della grazia. Prova dell'efficacia pratica della misericordia sono le opere sociali che essa ha costantemente prodotto nella storia. Le antiche opere di misericordia rimangono ancora la regola d'oro dell'umano, ma possono anche essere riformulate secondo le condizioni della postmodernità. La differenza delle due formulazioni (quella postmoderna e quella antica) permette forse di comprendere meglio a quale complessità è chiamata l'attuale pratica della giustizia.
Nella nostra vita abbiamo tutti ricevuto: vita, cure, attenzioni, istruzione, sguardi, amore. Noi viviamo del dono degli altri. C'è chi mette in dubbio che gli uomini siano veramente capaci di gratuità. Effettivamente i nostri doni sono tutti imperfetti. Eppure nelle nostre relazioni ci sentiremmo traditi se ricevessimo qualcosa di meno della gratuità, se percepissimo nei gesti della cura un secondo fine. Il dono è una scelta semplice, ma tiene aperte le domande più importanti: Cos'è una società giusta? Cos'è la felicità? Cos'è l'autentica ricchezza? Come dobbiamo vivere?
La vulnerabilità è la base stessa della vita, è la condizione che appartiene a ogni individuo. Non è facile accettarci così. Ci vuole una vita intera per riconoscerci impotenti e vulnerabili. In questo libro l'autore suggerisce un cammino di ricerca e sperimentazione che riconosce nei legami il rimedio più efficace alla vulnerabilità: perché proveniamo da altri, grazie agli altri possiamo uscire da noi stessi, sopportare le nostre debolezze e cercare di alleggerire quelle altrui.