Una nuova traduzione per i cristiani di tutte le confessioni, ma anche per il lettore laico.
La nuova edizione Einaudi della Bibbia si caratterizza innanzitutto per la nuova traduzione, non confessionale, frutto del lavoro di un'équipe di filologi ed esegeti fra i più autorevoli al mondo, profondi conoscitori dell'ebraico, dell'aramaico e del greco. Una traduzione che vuole rendere accessibile il testo biblico al lettore odierno, ma senza omogeneizzare le sue asperità linguistiche, culturali e teologiche.
La Bibbia è sempre disponibile a una lettura infinita, e non solo per le interpretazioni che sono sempre molte, come testimonia tutta la copiosissima letteratura dei commenti biblici, ma infinita perché diventa diversa a partire da chi la legge. Ci sono letture diverse nella fede ebraica, letture diverse nella fede cristiana, letture diverse di chi non è credente né in Dio, né in Gesú Cristo e legge la Bibbia come «il grande codice» secondo la ben nota espressione di Northrop Frye. Grande codice della cultura occidentale soprattutto, ma non solo! Per il non ebreo e il non cristiano, la Bibbia non contiene «la parola di Dio», ma resta una testimonianza scritta del pensiero umano che si esprime imputando al soggetto «Dio» parole e azioni che hanno un significato alto per l’umanità. Ma non si dimentichi che nella lettura della Bibbia anche il credente non potrà fare a meno di tutti gli strumenti umani necessari per leggerla, interpretarla e comprenderla. Nella lettura infinita c’è un cammino comune del credente e del non credente che deve assolutamente essere messo in rilievo e praticato senza sospetti. D’altronde, le chiese oggi riconoscono che la Bibbia, pur contenendo la parola di Dio, è innanzitutto parola umana, che gli autori sono autori umani, e che la Bibbia è un testo che va interpretato rifuggendo ogni lettura fondamentalista. Oggi possiamo dire che la Bibbia è la biblioteca che non divide, non separa, non apre a fondamentalismi, chiede l’affermazione della diversità, delle pluralità e dunque del dialogo perché essa è strutturalmente dialogica!
dalla Prefazione di Enzo Bianchi
Uscita in prima edizione nei Meridiani nel 1996, l'antologia dei "Poeti italiani del secondo Novecento", curata da Maurizio Cuochi e Stefano Giovanardi, si è venuta imponendo come un'opera già "classica", come testo di riferimento imprescindibile, come strumento completo e articolato per chiunque voglia accostarsi alla nostra poesia contemporanea. Questa nuova edizione si aggiorna fino alle uscite più recenti di tutti gli autori inclusi e si arricchisce con l'inserimento di altri poeti che si sono venuti affermando nell'ultimo scorcio di secolo. Completo è anche l'aggiornamento dell'ampia sezione biobibliografica. L'antologia offre il panorama completo di mezzo secolo di poesia.
La poesia non è solo desolazione e negatività; nei versi dei poeti non trovano espressione soltanto la malinconia e il male di vivere. È questa l'idea su cui si fonda la scelta di testi proposta da Maurizio Cucchi: un percorso poetico imprevedibile, che traccia una strada da Catullo a Prévert, incontrando autori indimenticabili - da Orazio a Omar Khayyâm, da Rilke a Ungaretti, Keats, Carver, Brecht e Sereni - e proponendo un'antologia personale di testi in versi capaci di comunicare fiducia e speranza, ottimismo e voglia di vivere. Un libro che, come un piccolo breviario letterario, accompagna i giorni di ogni individuo e che offre con le parole dei grandi poeti di tutti i tempi il conforto della poesia.
Ecco una scelta di poesie di Jacques Prévert tra le più famose. Una raccolta che mette in luce "la sorprendente naturalezza del vero talento poetico di Prévert" scrive Maurizio Cucchi nella sua introduzione a questo volume, "la sua capacità rarissima di invenzione a ruota libera, l'apparente gratuità dei suoi giochi dei suoi lunghi, interminabili cataloghi, il surrealismo 'popolare' di tanti versi. Uno stile e una personalità che lo portano a muoversi sempre con noncurante disinvoltura tra l'arrogante e il tenero, tra l'aristocratico e il plebeo, nell'insieme di composizioni che costituiscono sempre un accortissimo artificio, un paradosso perfettamente riuscito, un meccanismo affascinante."