A distanza di un anno dalla sua scomparsa, "Gianluca Firetti, santo della porta" accanto, racconta di come Gian sia entrato nelle vite di tante persone, soprattutto dei più giovani, delle mamme e dei papà e - come infinite e-mail testimoniano - delle meraviglie che il suo esempio genera nei cuori. Gian non è morto disperato, ma affidato. Non se n'è andato sbattendo la porta, ma incamminandosi. Non ha chiuso l'esistenza imprecando per un buio che non si meritava, ma desiderando un incontro con la Luce del mondo, appena contemplata nella gioia del Natale. Quella di Gian, umanamente, è una storia di dolore. Evangelicamente, una storia di grazia e di bellezza. A soli vent'anni ha dimostrato che si può essere abitati da Dio e dagli uomini. È possibile farsi amare e amare. Gian è uno squarcio della vita di Dio. In questo sta la sua santità vera, nell'essere riflesso, rimando, segno eloquente.
È possibile vivere nella gioia e nella gratitudine, nonostante la scoperta di una difficile malattia? È possibile continuare a credere e ad avere speranza? Samuele Bonetti, che a 19 ha conosciuto il mistero del dolore, ci testimonia una speranza che va al di là della morte. E dona anche a noi attimi di eternità. Attimi che annunciano come sia sufficiente un istante - se pieno perché Dio abiti la storia e il tempo. E valga la pena vivere.
Ci sono molti modi per raccontare la vita di un prete. Questo è uno. Tradizionale perché riprende il modello antico del dialogo. Originale perché la vicenda narrata, tappa dopo tappa, da Vicobellignano al Seminario, da San Giacomo a San Martino dall'Argine, da Soresina a Cremona, svela la vita di don Enos alla luce del Vangelo. Arricchito da documenti inediti e dalla testimonianza appassionata di molti, il libro si propone come una biografia e bussa al cuore di ciascuno, testimoniando che "anche oggi è possibile, per i giovani, spendersi in una vita bella e appassionata come quella del prete. Ce lo dicono gli apostoli e tanti testimoni del Vangelo che abbiamo conosciuto e stimato." (dalla Presentazione di mons. Dante Lafranconi, vescovo di Cremona)