Tutti i tempi sono duri. Ci sono limiti e limitazioni, lutti e sofferenze, incomprensioni e giudizi, ingiustizia e prevaricazione, solitudine e precarietà. Tutte cose che ci fanno dire: "che tempi duri che viviamo!". Lo sono al punto da essere invivibili? Anche Teresa di Gesù (1515-1582) definisce la sua epoca allo stesso modo: "tiempos recios". Eppure ha incontrato Qualcuno che le consente di dire che, per quanto questi tempi siano duri, non è vero che sono invivibili. In sintonia con questa scoperta, muove passi tali per cui sperimenta che questi tempi duri sono luoghi in cui fare incontri sorprendenti, prima di tutto con Dio. Il Dio che incontra ha il volto bellissimo e indescrivibile di Gesù, ma anche il suo corpo straziato e lacerato. Egli fa suo tutto il travaglio della creazione, prendendo su di sé tutta la bruttezza del mondo e portandola fino all'esito inedito della risurrezione. E dentro questo incontro Teresa ritrova tutti gli incontri: con i suoi amici e i suoi nemici. Invece di essere paralizzata da tanto paradosso, fa dei passi e si avventura nel cammino. Lei, che a un certo punto si era ritrovata totalmente paralizzata nel corpo, scopre che quel corpo può agire e mettersi in gioco nel cammino dell'amore, e può farlo con tanta efficacia da diventare capace di dare vita a una nuova comunità, che sarà la prima di altre sedici.
«La vita», «Il Castello interiore», «Le Fondazioni», sino alle opere minori di Teresa d'Avila rappresentano un corpo unico capace di parlare con efficacia all'uomo del terzo millennio. Il linguaggio di Teresa, qui esigente, là consequenziale, fintamente distratto e falsamente inconsapevole, parla come parla il mondo d'oggi: per rimandi, schizzi, analisi ed effetti, che rendono difficile se non impossibile la traduzione perfetta. E non si tratta di un caso di captatio benevolentiae. Di qui, anzi, la nuova e invincibile scommessa di un volume con il testo a fronte. Descrizioni a flash diventano flashback cinematografici se un filo non conducesse lettere, parole e frasi da un saggio alla poesia, e da questa, tramite l'ironia, alle vette della spiritualità. Sì, perché i santi sono gli autentici istrioni del mondo di oggi e di sempre; Teresa ne fa parte, e con lei, in questo volume, è stata accolta la perenne sfida della parola.
L'intensità della vita spirituale, la grande opera riformatrice, la malattia e le sofferenze di ogni genere non impedirono a Teresa di Gesù di scrivere quelle stupende opere in cui ci ha consegnato la sua esperienza mistica e la sua dottrina. Attraverso di esse, ella svolge ancora oggi, nel Carmelo e nel mondo, l'ardente attività della sua anima apostolica ed è sempre, a tutti, Maestra di preghiera e Madre di vita spirituale. Questa raccolta di Pensieri raccoglie alcuni frutti, tra i più deliziosi, nati alla luce della contemplazione e maturati nella meditazione della propria esperienza.
Tra fervore e ardore, autobiografia e finzione...
Nel rapporto con Maria, i carmelitani non hanno coltivato soltanto una generica devozione, ma hanno identificato l'espressione più nobile del loro carisma originario. Fu quest'alta coscienza di sé che ha permesso all'Ordine soprattutto alla sua parte più mariana: quella femminile - di produrre "personalità mariane" o "marie-formi" di inarrivabile grandezza anche magisteriale. Tale fu, ad esempio, santa Teresa di Gesù (1515-1582), che, nel suo "cammino di perfezione", si è incontrata con Cristo nell'orazione, lasciandosi inabitare - come Maria - dalla presenza del Figlio di Dio fatto uomo.
Dal libro della Vita alle Fondazioni, dal Cammino di perfezione al Castello interiore, in un unico volume tutta la dottrina di Teresa di Gesù: una grande lezione di mistica priva di impalcature e intenti letterari. Un ampio repertorio di consigli e avvertimenti al bene agire, oggi patrimonio della cultura mondiale.
Teresa, come Teresa è. La vita, II Castello interiore, Le Fondazioni, Il Cammino di perfezione, le Poesie, sino alle opere minori - che minori non sono - rappresentano un corpo solo, capace di parlare con efficacia alla donna e all'uomo del terzo millennio. Il linguaggio di Teresa - qui esigente, là consequenziale, fintamente distratto e falsamente inconsapevole - parla come parla l'uomo d'oggi: per rimandi, schizzi, analisi ed effetti, che rendono difficile se non impossibile una traduzione "perfetta". Di qui, dunque, una nuova e invincibile scommessa: una traduzione delle opere della santa di Avila corredata del testo originale a fronte. Nuova, perché è la prima volta che così questi scritti sono presentati; invincibile perché la passione di "dire" porta spesso Teresa a esprimersi con un linguaggio tattico e paratattico, in cui denotazione e connotazione giocano in una sorta di ping-pong di sensazioni e possibili versioni, in cui si succedono riflessioni e ricordi come flash back cinematografici, apparentemente slegati, in realtà uniti da un filo che conduce parole e frasi dalla dimensione del saggio a quella della poesia, e da questa - per via d'ironia - alle vette della spiritualità. Qui a parlare è l'amore di Dio, per primo ricevuto dall'anima e da questa accettato, a superare il desiderio per poi tutta ritrovarsi nell'Altro dato. E questo, in Teresa, non si ferma alla teoria: l'ascolto si tramuta in fatti.
«Cammino» è un luogo comune della pedagogia spirituale, cristiana e non cristiana. L’itinerario, le tre vie, la salita del monte, sono motivi e simboli ricorrenti nella patristica e negli autori medioevali.
Ma per santa Teresa, che percorse in prima persona quel cammino, è esperienza di vita, prima ancora di tradursi in materia letteraria.
Nei suoi quarantadue capitoli, il Cammino di perfezione distilla tutta la sostanza dell’insegnamento teresiano – l’orazione, le virtù evangeliche, la Chiesa, Cristo – e vi innesta la spiritualità cristiana. Ne risulta una catechesi chiara, rivolta a gettare le fondamenta dell’edificio.
Con un susseguirsi di confidenze e consigli personali, l’Autrice guida nella strada che porta alla perfezione: a conclusione del Cammino, il lettore ha imparato come prega Teresa e si è fatto partecipe della sua esperienza di fede. Può sentirsi come un orante in comunione con una contemplativa immersa nell’esperienza di Dio.
Dopo il successo dell’ultima ristampa, in libreria arriva un’edizione rivista e corretta.
Il Castello interiore è l’opera più matura di Teresa d’Avila; il simbolismo delle sue parole attraversa le pagine restituendo con la metafora del viaggio immagini evocative e suggestive. Attraverso le sette dimore del castello, Teresa descrive il percorso da intraprendere per arrivare alla preghiera, oltrepassare le fatiche, le illusioni e i rischi, sfiorando la gioia e la consolazione.
L’esperienza della Santa emerge in tutta la sua forza benché l’opera non abbia intenzioni autobiografiche; Teresa è una donna dei suoi tempi, cambiati dal suo carisma e dalla sua volontà riformatrice.
Una grande mistica del '500, attualissima per chi oggi e alla ricerca di una vera vita spirituale e non di palliativi a buon mercato. Edizione critica delle opere di santa Teresa d'Avila, alta testimonianza di misticismo cristiano e fonte di grande conoscenza per chi desidera percorrere le vie luminose della mistica.
Le opere di Teresa ci restituiscono la sua figura dolce e decisa, la sua passione per Dio e per la storia del suo tempo, la sua tenace difesa della dignità e dell'autodeterminazione della donna all'interno delle strutture ecclesiastiche maschili.
Non è un'autobiografia, né un diario intimo: il "Libro della mia vita" è il racconto delle meraviglie che Dio ha operato nella vita di Teresa d'Avila, come lei stessa afferma. Una raccolta di esperienze, di fatti mistici, di memorie. Lo stile semplice, la freschezza dell'espressione, la concretezza pratica, il suo humour introducono quasi con naturalezza ai gradi più alti dell'orazione, che la protagonista definisce "rapporto di amicizia con Dio". Una rara testimonianza, quanto mai attuale, di quella sintesi tra contemplazione e azione che l'uomo di oggi ricerca con tanta fatica.