"Le pagine che seguono non hanno la pretesa di dire qualcosa su Dio. Ma se Dio c'è, oggi ha più che mai bisogno di qualcuno che, se non sa dire chi egli è, dica almeno chi non è. Non nel senso della teologia negativa, ma nel senso di una distruzione (o di un tentativo di distruzione) dell'idolo metafisico e imperiale che scambiamo per Dio (...) Forse ciò vuol dire soltanto cambiare il nostro pensare Dio. O forse no? Questo piccolo libro è un incerto tentativo, fatto soprattutto con l'aiuto di testi altrui, di compiere un passo in tale direzione, di cercare Dio dietro gli angoli della Bibbia e della tradizione ebraica, di giungere infine a uno scambio di compassione non letteraria tra lui e noi." (dalla premessa)
Allora “il Signore aprì la bocca dell’asina di Balaam, e l’asina disse ...”. Nel nostro mondo senza tenerezza, avessimo almeno la grazia di udire la voce dell’asina.
Paolo De Benedetti docente di Giudaismo alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano e all’Istituto di Scienze religiose dell’Università di Urbino, ha pubblicato presso le nostre edizioni Ciò che tarda avverrà.
Fornire un aiuto per leggere attraverso e al di là di alcuni personaggi e vicende bibliche, di fronte ai quali l’autore si è posto da “credente”, interpretandoli cioè “come se” fossero letteralmente reali. Nascono così queste pagine: non spunti per meditazioni devote ma tentativi ispirati di comprensione della vita quotidiana e delle situazioni umane che, nella loro concretezza, conducono ciascuno a interrogarsi sulla qualità del rapporto con gli altri uomini, con la creazione intera, con il Creatore.
Paolo De Benedetti, docente di Giudaismo alla Facoltà teologica dell’ Italia settentrionale di Milano e all’Istituto di Scienze religiose dell’Università di Urbino, ha pubblicato presso le nostre edizioni “E l’asina disse...”. L’uomo e gli animali secondo la sapienza di Israele.
Nella Bibbia ricorrono numerose le immagini di Dio: ha occhi per guardare, orecchi per ascoltare, bocca per parlare e, come ci ricorda questo libro, per sorridere. Anzi, Paolo De Benedetti nella Prefazione afferma che, in quanto Dio è amore, il suo rapporto con gli uomini è legato soprattutto alle sue labbra che sorridono. Se la storia della salvezza parte dal riso di Sara di fronte alla promessa divina, a lei sterile e anziana, di una sterminata discendenza, la Bibbia - e in particolare la Bibbia ebraica - non manca di humour, emerso dalla recente attenzione alle sue dimensioni letterarie. Ma l'origine dell'umorismo che caratterizza l'animo ebraico è da rintracciarsi nella tradizione orale della Torah e nelle procedure della letteratura talmudica con le sue serie di domande e risposte destinate a sfociare in altre domande e i suoi aneddoti spesso paradossali e irrealistici. Un'ironia biblico-teologica, dissacrante ma mai in antagonismo alla fede, si ritrova anche nella tradizione popolare americana: innumerevoli film, fumetti e cartoni sono l'espressione di una libertà nella religione di cui l'umorismo è parte essenziale.