Secondo una indovinata definizione di Renzo Arbore, Massimo Troisi era «un napoletano moderno». Moderno è anche il napoletano da lui portato in televisione e poi al cinema. In questo libro la lingua e lo stile di Troisi attore sono visti in correlazione con le modalità comunicative dei suoi anni, mentre si ridimensionano alcuni giudizi critici e stereotipi. "La Smorfia" di Troisi, Lello Arena ed Enzo Decaro irrompe in televisione negli anni Settanta del Novecento, con un uso consistente del dialetto, proprio quando si comincia frettolosamente a parlare di fine dei dialetti. Moderna è anche la soluzione adottata nel cinema, con un parlato recitato apparentemente incontrollato, ma in realtà minutamente dosato in un fluire dialogico che concede ampio spazio al dialetto. Oggi nella comunicazione spontanea i parlanti realizzano spesso frasi e discorsi in cui italiano, dialetto, italiano regionale si susseguono e si accavallano, proprio come accade nei film di Troisi, che sono documenti di modernità linguistica e di una rinnovata vitalità artistica dei dialetti.
Il 69,60% dei comuni italiani ha meno di 5.000 abitanti. In questa fetta di Italia, che rappresenta, in chilometri quadrati e spazio simbolico, molto più di quanto si possa immaginare, tre sono i problemi principali: lo spopolamento progressivo, l'invecchiamento e l'abbandono ambientale. Questo libro propone una strategia per trasformare i tradizionali approcci di welfare mix in un'azione strategica di welcome locale, basata su sistemi relazionali resilienti, capaci di dare un futuro alle piccole comunità degli entroterra. Dal welfare delle prestazioni al welcome di una visione distica delle relazioni umane. i i È inoltre una guida per l'utilizzo concreto e sinergico di alcuni strumenti di welfare personalizzato come il reddito di inclusione, i progetti terapeutico riabilitativi individualizzati sostenuti con la metodologia dei budget di salute, i percorsi personalizzati per migranti previsti negli Sprar (Sistemi di protezione di richiedenti asilo e rifugiati). Questi tre strumenti, utilizzati insieme, possono consentire a tutti i piccoli comuni la costruzione di una community welfare a esclusione zero.
"Ciao". Una delle nostre parole più famose nel mondo origina dal veneziano sciavo, nel senso di schiavo, usato per salutare qualcuno ponendosi al suo servizio, come a dire Servo vostro! Si è affermata come saluto confidenziale tra Otto e Novecento, per poi diventare di uso generalizzato in tempi più recenti. È una parola-azione: ciao «si dice» e «si fa». La sua fortuna internazionale passa attraverso il made in ltaly, ma è debitrice anche di episodi particolari connessi a canzoni o film di successo. Infine ciao può assumere nuove forme nel tempo, come dimostrano ciaone o la sequenza cià cià cià usata oggi per chiudere una telefonata.