Nella storia della spiritualità cattolica si è, finora, parlato di una'"scuola spagnola" e di una "scuola francese». Il libro individua una "scuola italiana", tra Ottocento e Novecento, e ne ricostruisce la storia, che parte dalla figura di Antonio Rosmini, passa atttraverso la tradizione filippina di Alfonso Capecelatro e Giulio Bevilacqua, e culmina in Giovanni Battista Montini (Paolo VI). Aspetti caratterizzanti di tale "scuola" sono» da una parte, l'idea di una riforma della Chiesa dall'interno e, dall'altra, l'opposizione ad ogni religione politica.
Il libro presenta una interpretazione, da un punto di vista pedagogico, della Parabola del figliol prodigo, molto studiata dall’esegesi biblica e teologica, ma non ancora in questa chiave. - Tale approccio pedagogico apre un orizzonte di lettura nuovo con esiti sorprendenti: soprattutto nella considerazione dell’assenza della madre. - Il commento si sviluppa approfondendo tre paradigmi educativi in successione: autoritario, libertario-permissivo, liberatore. Due Appendici finali completano il testo.
Il volume, che coniuga la storia dell'educazione e della pedagogia con quella della cultura italiana tra Ottocento e Novecento, focalizza l'attenzione sul periodo del modernismo. Partendo dallo studio di Fogazzaro, Gallarati Scotti, Semeria e Murri fino a Tocco e Prezzolini, la ricerca mette in luce come questi intellettuali abbiano recuperato figure-chiave dell'età medievale, fornendo modelli di comportamento fungibili sul piano dell'educazione e dell'autoeducazione. Da questo intervento nasce una pedagogia della libertà che vuole ripsondere alle sfide del nietzschianesimo: il Santo come alternativa al Superuomo.