Quando nel maggio del '99, Erri De Luca partì per Belgrado, bombardata dalla Nato, fece "atto di residenza, non di resistenza". In un certo senso, tutto questo libro è "un atto di residenza". Raccoglie scritti diversi, che raccontano luoghi, avventure, impressioni, unite da un unico punto di vista, quello del "pianoterra", cioè uno sguardo dal basso e uno sguardo di residente: lo sguardo stanziale di chi, pur vagabondo, per il breve periodo in cui si ferma, mette radici, costruisce pareti di cartone o di latta. Uno sguardo che gli fa vedere gli uomini come alberi che camminano, la politica come un museo delle marionette, il mondo come un vecchio cappotto capovolto...
Napoli, estate deI '43, il cielo non appartiene più alla città, ma ai bombardieri alleati. A luglio il fascismo collassa; in agosto le truppe alleate si avvicinano e a Napoli s'inasprisce l'occupazione tedesca; a settembre la resa dell'esercito italiano, rastrellamenti e deportazioni di uomini: la città sta nella tenaglia di due eserciti, uno dentro e uno fuori. Qui si svolge la vita di nove persone in quell'estate. Età, mestieri e storie differenti, compresse in un assedio, rompono le distanze tra loro e vanno insieme, prima al passo, poi fino al galoppo. La macchina della storia maggiore si chiude a sacco sulle vite individuali, ma ci sono sussulti in cui le singole esistenze spezzano la camicia di forza e inventano la libertà.
Il capitano di un vecchio battello è al suo ultimo viaggio. Sottocoperta un carico di uomini, donne, bambini aspetta di arrivare alle coste italiane. Fra echi biblici e leggende di mare Erri De Luca narra una storia senza tempo calandola nelle vicende di oggi. Un testo scritto per il teatro che ha l'andamento di un racconto.
Partito da ragazzo per amore in Argentina, si butta nella furiosa lotta clandestina contro la dittatura quando gli ammazzano la sposa. Scende in fondo all'America per salvarsi la vita e impara il rovescio geografico del mondo: quello toccato non è il fondo delle ultime terre, ma il culmine delle prime. Il sud è il cappello, non le scarpe, del mondo. Molti anni e molta fortuna dopo, una donna in Italia gli rinnova in corpo l'amore e l'Argentina insanguinata. Fa il giardiniere, capisce gli alberi e la solitudine. Da un africano immigrato impara che il futuro è pieno di avvisi e che la gratitudine sta tra un coltello e i fiori. Chi cerca in questo uomo un verbo rivolto al passato non lo troverà. Come l'amore, possiede solo il presente.
Tre racconti, tre punti di vista, tre modi di descrivere una città e la sua periferia. Una città che può essere Napoli, Villeneuve, Newtown, Neustadt, Novigrad… Insomma, una di queste ‘Nea-polis’, di queste ‘città nuove’. Tre racconti diversi di Erri De Luca, Jennà Romano e Patrizio Trampetti, che si intersecano con le immagini di Sergio Siano e che pur vivendo di vita propria sono uniti dall’attaccamento alla terra Madre, simbolo di realtà e radicamento sul territorio. L’intensità e la varietà del tema, il contatto stretto con la città e la periferia, prendono vita nei racconti attraverso le parole e sullo schermo attraverso i volti e le testimonianze degli autori.