È possibile leggere la liturgia nella vita di ogni giorno? Possiamo, come cristiani, fare in modo che essa ci parli anche fuori dalla ritualità? Percorrendo il capitolo 16 del Vangelo di Marco e le riflessioni che papa Francesco ha espresso nella lettera apostolica Desiderio Desideravi, Alessandro Deho' muove dallo smarrimento più grande - di fronte al vuoto del sepolcro - per delineare una liturgia della vita, fertile e infiammata di fede, che si nutra soprattutto di carità. Occorre mettersi in ascolto, essere pronti a cogliere e accogliere i segni del Risorto in ogni incontro, finanche nella fatica che viene naturalmente dall'iniziale rifiuto dell'annuncio di resurrezione.
Carlo Acutis è morto a 15 anni nel 2006. Nel 2021 avrebbe compiuto trent'anni, essendo nato il 3 maggio 1991, e si sarebbe trovato a testimoniare la sua fede in maniera più adulta, certamente arricchita dalle esperienze della vita ma, come tutto fa supporre, senza perdere la medesima forza e concretezza che aveva fatto intuire nei brevi ma fecondi anni della sua infanzia e adolescenza. Che cosa avrebbe detto ai suoi coetanei di oggi, ai giovani che lo seguono, e, soprattutto, a chi non lo ha ancora scoperto, se fosse rimasto tra noi? Quello che Alessandro Deho' propone in questo libro non è un esercizio a rincorrere o a ricostruire ciò che non è possibile nemmeno supporre riguardo a Carlo, ma un'intensa meditazione-dialogo con il giovane beato. Deho' si mette in gioco, in questo colloquio interiore, portandovi tutto il suo personale cammino spirituale, che a tratti rivela essere stato difficile, complesso, doloroso, e si obbliga a "fare i conti- con la schiettezza cristiana di Carlo. Il lettore si trova, così, fra le mani, un testo che interroga e si interroga, provoca e si lascia provocare, apre strade di riflessione e non rinuncia ad affrontare le piste più ostiche.