Quali sono le scaturigini letterarie e filosofiche della Nona Sinfonia? Quali letture accompagnarono gli ultimi quindici anni di vita di Beethoven? In sostanza: quale fu il clima culturale ed emotivo in cui visse e operò il compositore tedesco nell’ultima fase della sua esistenza? Attraverso l’epistolario, i diari e i quaderni di conversazione del maestro di Bonn, Maynard Solomon ci guida alla scoperta di uno dei momenti più intensi ed enigmatici della produzione beethoveniana. Quello – per intenderci – delle Variazioni Diabelli e delle ultime cinque sonate per pianoforte, degli ultimi sei quartetti, delle ultime tre sinfonie e della Missa solemnis. E delinea così un mondo interiore in cui si mescolano filosofia romantica ed esoterismo, mitologia pagana e massoneria, estetica classica e religioni orientali. L’ultimo Beethoven rappresenta un contributo decisivo alla conoscenza di quello straordinario "sviluppo spirituale" che rese possibili alcune fra le opere immortali del grande musicista tedesco.
Le forze dell'Asse hanno vinto la seconda guerra mondiale e l'America è divisa in due parti, l'una asservita al Reich, l'altra ai Giapponesi. Sul resto del mondo incombe una realtà da incubo: il credo della superiorità razziale ariana è dilagato a tal punto da togliere ogni volontà o possibilità di riscatto. L'Africa è ridotta a un deserto, vittima di una soluzione radicale di sterminio, mentre in Europa l'Italia ha preso le briciole e i Nazisti dalle loro rampe di lancio si preparano a inviare razzi su Marte e bombe atomiche sul Giappone. Sulla costa occidentale degli Stati Uniti i Giapponesi sono ossessionati dagli oggetti del folklore e della cultura americana, e tutto sembra ruotare intorno a due libri: il millenario I Ching, l'oracolo della saggezza cinese, e il bestseller del momento, vietato in tutti i Paesi del Reich, un testo secondo il quale l'Asse sarebbe stato in realtà sconfitto dagli Alleati. Introduzione di Carlo Pagetti. Postfazione di Luigi Bruti Liberati.
Cosa accadrebbe se si scoprisse che quanto si conosce del mondo non è altro che una menzogna? È la domanda alla base di questo futuristico romanzo, un thriller intenso, ironico e paranoico in cui Philip K. Dick affronta i temi a lui cari della manipolazione della realtà e della dicotomia falso/autentico. In un futuro nel quale la Terra è stata devastata da una guerra nucleare, le città distrutte e ridotte a lande selvagge e radioattive, troppo pericolose per la vita umana, gli abitanti sono stati trasferiti nel sottosuolo, dove si affannano in formicai industriali e ricevono ordini da un presidente che sembra non invecchiare mai. Nicholas St. James, come ogni cittadino, crede a ogni parola del suo leader. Ma tutto cambia per lui quando risale in superficie, dove ciò che trova è più scioccante di qualsiasi realtà avesse mai potuto immaginare... Introduzione di Carlo Pagetti.
Jason Taverner, noto conduttore televisivo, è il prodotto di esperimenti sugli esseri umani attraverso cui sono stati creati individui di bellezza e intelligenza fuori dal comune, ed è una star amata da milioni di persone. Dopo un incidente si ritrova in ospedale per poi risvegliarsi in una stanza d'albergo, e in breve si rende conto che la sua esistenza sembra essere ignorata dal mondo intero. Nonostante lui abbia ricordi molto chiari di chi fosse prima del ricovero, nessuno lo riconosce, e i suoi documenti sono spariti nel nulla, facendolo diventare un clandestino, passibile perfino di arresto, se individuato. In due giorni da incubo, in un mondo fattosi improvvisamente ostile, Jason va alla disperata ricerca della propria identità. Un romanzo che affronta le tematiche più ricorrenti dell'opera dickiana: la difficoltà di distinguere le dimensioni della realtà, l'alterazione dello stato di coscienza e l'uso delle droghe. Introduzione di Carlo Pagetti. Postfazione di Renato Oliva.
Glen Runciter comunica con la moglie defunta per avere i suoi consigli dall'aldilà. Joe Chip scompare dal mondo del 1992 e si ritrova nell'America degli anni Trenta. Una trappola mortale ha annientato i migliori precognitivi del sistema solare. È in corso una lotta per scrutare il futuro, in un'impossibile dissoluzione del presente; mondi e tempi diversi fluiscono contemporaneamente, la vita si scambia con la morte. In "Ubik" Philip K. Dick affronta alcuni dei suoi temi più profondi: l'illusione che chiamiamo realtà, la mancanza di un tessuto connettivo e di un principio unificatore al di sotto dell'apparenza delle cose, il mistero di un Dio che tiene i dadi della vita e della morte. Scritto nel 1966 e pubblicato nel 1969, "Ubik" è una delle opere più sconcertanti e riuscite di Philip K. Dick. Per il suo dirompente surrealismo, per l'ironia e la passione con cui analizza la società umana, "Ubik" è un classico di quella letteratura che si spinge a esplorare i paradossi dell'esistenza con le armi della visione e della fantasia, di uno sguardo anarchico, insaziabile e curioso. Introduzione di Carlo Pagetti.
Nel 1992 la Guerra Mondiale ha ucciso milioni di persone, e condannato all'estinzione intere specie, costringendo l'umanità ad andare nello spazio. Chi è rimasto sogna di possedere un animale vivente, e le compagnie producono copie incredibilmente realistiche: gatti, cavalli, pecore. Anche l'uomo è stato duplicato. I replicanti sono simulacri perfetti e indistinguibili, e per questo motivo sono stati banditi dalla Terra. Ma a volte decidono di confondersi tra i loro simili biologici. A San Francisco vive un uomo che ha l'incarico di "ritirare" gli androidi che violano la legge, ma i dubbi intralciano a volte il suo crudele mestiere, spingendolo a chiedersi cosa sia davvero un essere umano.
Nella California del 1998 il tempo scorre in senso inverso. A causa di un bizzarro fenomeno scientifico chiamato "Fase Hobart", i morti risorgono dalle tombe, diventano adulti, giovani, adolescenti, infanti, per poi tornare nel grembo da cui provengono. Le sigarette si fumano a partire dalle cicche, si saluta il prossimo con un "addio" e ci si congeda con un "ciao", a tavola si dà di stomaco invece di mangiare. Alcune ditte specializzate, i "vitarium", si occupano di prelevare dai cimiteri i defunti che ritornano al mondo. Tra questi, è giunto il momento di un potente leader nero, fondatore di un culto popolarissimo, e la più temuta organizzazione del mondo, la Biblioteca, che ha il compito di cancellare le testimonianze scritte degli eventi che non sono più accaduti, si accinge a eliminarlo prima che una nuova ondata di violenze razziali dilani il paese. Pubblicato nel 1967, "In senso inverso" tratteggia alcuni dei temi tipici di Dick: dall'ambiguità del potere alla dimensione mistica e metafisica del vivere quotidiano, contaminando il tutto con una forte dose di ironia e di gusto pulp. Introduzione di Carlo Pagetti. Postfazione di Emanuele Ronchetti.
Quattordici persone, nevrotiche e alienate nel loro rapporto con il lavoro e con il mondo esterno, decidono di lasciare una Terra disumana e oppressiva e di partire per il pianeta Delmak-0. Per Ben Tallchief, dopo una vita fallimentare, sembra aprirsi un futuro di euforica comunione con gli altri; e così è anche per Seth Morley, insoddisfatto del suo lavoro. Ma all'improvviso il satellite delle comunicazioni viene distrutto e i quattordici umani si ritrovano da soli sul pianeta, in un crescendo di misteri, terrore e morte. La realtà oggettiva vacilla, e l'intero paesaggio sembra solo un inganno dei sensi, un fondale di cartapesta dove gli uomini si agitano come marionette mosse a caso da una divinità folle e imperscrutabile. Scritto nel 1968, "Labirinto di morte" affronta uno dei temi più cari a Philip K. Dick: cosa è reale e cosa non lo è. Postfazione di Umberto Rossi.
Nel XXI secolo gli Stati Uniti d'Europa e d'America sono governati da una coppia incantevole: "der Alte", il presidente, e la First Lady, vero motore del potere. Popolare e amatissima star televisiva, la donna nasconde segreti che ne potrebbero destabilizzare l'autorità, e si oppone a ogni tentativo di rovesciamento del suo benigno regime. Fra complotti, corporation industriali, conflitti sociali tra élite e massa, tra chi conosce la verità sulla reale natura di "der Alte" e chi crede ciecamente nella verità offerta al pubblico, si muovono gli altri personaggi del romanzo: il pianista psi Richard Kongrosian, capace di suonare senza toccare i tasti; Bertold Goltz, capo dell'organizzazione dei Figli di Giobbe; Loony Luke, venditore di astronavi che permettono alle famiglie disperate di emigrare su Marte; e poi i simulacri, sostituti robotici degli esseri umani, usati come strumenti fondamentali di un rischioso gioco politico. Un affresco che precorre la politica-spettacolo e la religione dell'apparire, temi che Dick anticipa con gli strumenti analitici della fantascienza, e con un sentimento profondo della condizione umana. Introduzione di Carlo Pagetti. Postfazione di Jean Baudrillard.
Dopo molti anni di assenza, Ted Barton decide di tornare a Millgate, la piccola città della Virgina dove è nato. Un tranquillo borgo di provincia come ce ne sono a migliaia. Due negozi di ferramenta qualche emporio, un fabbro... Vi si reca in vacanza insieme alla moglie Peg, insofferente e spigolosa come tanti personaggi femminili di Philip K. Dick. Una grande voglia di rivedere le strade dell'infanzia riempie d'eccitazione il cuore di Ted. Giunto sul posto, però, non trova quello che credeva di avere lasciato. I nomi delle strade sono tutti cambiati, gli abitanti sembrano vivere in una strana forma d'oblio. Abbandonato dalla moglie nella sua disorientata ricerca d'un tempo perduto, Ted fa anche un'altra sconcertante scoperta: in questa nuova Millgate egli sarebbe morto addirittura di scarlattina all'età di nove anni. Ancora più preoccupante è il fatto che sembra letteralmente impossibile lasciare la città. Intrappolato in un luogo dove nulla è come dovrebbe essere, Ted si trova preso nel mezzo di una lotta assoluta tra il bene e il male.
Trentatré racconti, pubblicati tra il 1947 e il 1953, di un Philip K. Dick che muove i primi passi nella letteratura fantascientifica: storie che possono essere raggruppate in tre categorie principali, quella basata sul grimmick, la trovata che risolve un complesso quadro di indizi volti a porre l'enigma di una civiltà aliena, quella dei racconti di fantasia, in cui l'immaginazione dickiana può uscire dagli schemi ed esprimersi al meglio, e quella fondata sul tema della guerra, una delle sue ossessioni, che risente ancora delle visioni apocalittiche con cui l'umanità ha visto schiudersi il secondo conflitto mondiale. I principali temi cari all'autore sono quasi tutti già presenti in questa antologia: il rapporto con Dio, la diversa percezione del reale e le sue differenti sfaccettature, il conflitto tra vita biologica e artificiale, l'angoscia dell'impossibilità di comunicare con gli altri e l'attenta osservazione della società e del mondo intero.
Con i ventisette racconti di questo terzo volume si entra nella fase più affascinante della narrativa di Philip K. Dick, quella collocabile alla fine degli anni Cinquanta, durante la quale l'autore cominciò a delineare con precisione la tematica della realtà vista come un gigantesco inganno in cui per l'uomo diviene sempre più difficile distinguere le persone 'vere' dai simulacri e dalle contraffazioni prodotte in serie. Una magistrale raffigurazione di una società del futuro ogni giorno più schizofrenica e divisa, in cui l'umanità sente imperiosamente il bisogno di prendere le distanze da se stessa, dedicandosi ad assimilare rappresentazioni fittizie invece di esperienze genuine. È in questi scritti che Philip K. Dick si rivela più che mai come anticipatore delle tematiche della fantascienza, nelle sue visioni folgoranti e ancora incredibilmente attuali.