Un saggio profondo e completo sulla figura di Edith Stein, che si intreccia con la narrazione della vita e del dramma personale e del popolo ebraico, che la grande mistica e teologa visse da una prospettiva unica. Cristiana Dobner descrive i dettagli del percorso interiore, esistenziale, psicologico, filosofico e spirituale della ricchissima avventura umana e cristiana di suor Teresa Benedetta della Croce. Seguendo il simbolo dei sette sigilli, l'autrice conduce il lettore a comprendere la straordinaria portata ecumenica della figura di Edith: ebrea, filosofa, credente, carmelitana, martire cristiana e, contemporaneamente, fiera appartenente al popolo ebraico. L'esempio di come un percorso spirituale e filosofico possa appassionare come un grande affresco narrativo.
Giovanni della Croce (1542-1591) fu un poeta e teologo spagnolo del Siglo de Oro. Definito doctor mysticus dalla Chiesa cattolica, dedicò vita e studi alla preghiera e alla riflessione sul cammino spirituale che l'anima compie verso Dio e in Dio. Le sue poesie, veri e propri inni teologici, fanno del fondatore dell'ordine dei Carmelitani Scalzi una figura celebre anche al di fuori dell'ambito religioso e uno dei maggiori autori in lingua spagnola. Cristiana Dobner, Carmelitana Scalza presso il monastero di Concenedo di Barzio, lo celebra attraverso l'analisi del suo ultimo poema, composto poco prima della morte: Fiamma d'Amor viva. Attraverso un dialogo costante con i più grandi teologi e pensatori cristiani che commentarono questa e altre sue opere, disvela il significato profondo di ogni verso, ripercorrendo al tempo stesso la sua biografia e il suo pensiero. Giovanni non fu soltanto un poeta, un teologo e un mistico, fu soprattutto un Carmelitano che ha vissuto in prima persona quella Fiamma di cui scrive e che celebra con passione. Le sue liriche, ricchissime dal punto di vista linguistico e metaforico, sfociano nella mistica trinitaria, fondendo così linguaggio poetico e pensiero teologico. Chi le legge diventa a sua volta autore, in quanto fa riecheggiare nel proprio oggi parole e versi di una forza e profondità del tutto dimenticate.
Al termine del percorso tracciato da queste pagine, il frutto cui esse tendono - invocato, accolto, sempre di nuovo portato nella preghiera e nell'esercizio della carità - vorrebbe essere il mistero dell'incontro fra il nostro esodo di pellegrini verso la piena luce di Dio e l'Avvento divino, a partire da Colui ed in Colui, nel quale questo incontro si è originariamente e sommamente realizzato, il Cristo. Il dono dall'alto attende risposta, la grazia domanda accoglienza, la discesa suscita ascesa, vissuta nell'assenso della libertà, perché la chiamata divina non è mai cattura: essa, anzi, lascia sempre aperto lo spazio della gratuità, affinché si compia integralmente l'incontro dialogico, da cui nasce e di cui vive la fede. Perciò, queste pagine di suor Cristiana Dobner sono tanto un dono, quanto una sfida: e avventurarsi in esse esige fedeltà, perseverante fiducia e umile docilità all'azione di Dio, ai Suoi tempi che non sono i nostri, alle Sue sorprese, che sfuggono a ogni calcolo e misura. Dalla Prefazione di Bruno Forte L'Amico parla all'amico nel tempo della consolazione, come in quello della desolazione, nella notte, come nei giorni dello spirito, ferito dall'amore dell'Amato. Sentiero non facile, dalle altezze impervie, eppure fonte di meravigliosa bellezza, è questo percorso fra la notte e il giorno dell'esperienza di Dio.
«Dobbiamo chiedere la grazia di comprendere la Parola di Dio... chiedere che la Parola di Dio sia sempre per tutti fuoco che brucia, cioè qualcosa che non possiamo prendere tra le mani, ma da cui possiamo lasciarci scaldare e illuminare, qualcosa che sempre è al di sopra di noi, che ci rappresenta Dio come sempre più grande, di cui non possiamo mai capire abbastanza». Per il cardinale Carlo Maria Martini la Parola di Dio era tutto questo: parola che brucia, via alla conoscenza del mistero di Dio e luce nelle piccole e grandi scelte della vita. L'autrice, attraverso una ampia e accurata analisi della sua predicazione, ci conduce alla scoperta della "nuova strada" aperta da Martini, mirabile sintesi di studio delle Scritture, tradizione spirituale ignaziana e passione per l'uomo e per la Chiesa.
L'intento di questa ricerca è di prendere "sul serio", forse anche "sul serissimo" e di dimostrarlo, l'itinerario filosofico e teologico di Edith Stein, ponendo in parallelo le voci di chi l'ha conosciuta e ha vissuto un tratto d'esistenza, condividendolo, con lei. L'angolo prospettico presenta un punto di condensazione, il Blickwendung della notte di Bergzabern, il punto di discrimine creatosi con la lettura della Vita di Teresa di Gesù che mutò la vita intellettuale ed esistenziale della giovane fenomenologa e la fece divenire "ponte" nel confronto con la scolastica nell'esperienza della Verità. "Ponte" che tante voci hanno attraversato con lei, nei diversi momenti cronologici della storia, proprio perché vivendo i decenni oscuri dell'Europa ed essendosene lasciata attraversare, ha reso se stessa "ponte incarnato", che ognuno/a può percorrere e attraversare, per giungere alla conoscenza di sé ed aprirsi al mistero dell'irruzione di Dio. Edith Stein, scoperta la sua vocazione di "ponte" intellettuale fra fenomenologia e scolastica, ritenuta dal suo contemporaneo prof. Dyroff dell'Università di Bonn, "la più grande donna del cielo dei filosofi tedeschi", diviene anche "ponte" fra Israele e la Chiesa cattolica, nell'efferata tragedia della Shoah scagliata sull'Europa e sul mondo dall'ideologia nazista e perpetrata dalla macchina burocratica della "banalità del male" nazista.
Edith Stein è icona del suo tempo perché la sua esistenza, la sua vicenda interiore, la sua ricerca filosofica e quella di Dio, divengono simultaneamente radiografia della storia coeva e, in un frangente di tenebre, testimonianza luminosa che supera la barriera degli anni per giungere intatta fino a noi. La ricerca si sviluppa seguendo i fili del racconto autobiografico, della riflessione filosofica, degli scritti spirituali, in stretto confronto con le testimonianze delle persone a lei prossime: familiari, amici, carmelitane. La sua vita personale, nella minacciosa e assurda Shoah, si trasfigura in esperienza epocale, storia trasformativa, mentre la sua figura acquista il valore di significativo paradigma interpretativo della condizione della persona umana. Ormai Edith Stein è nell'"Ewig nun", nell'eterno presente, e si dona come parete translucida: quando entra la luce esce il mistero, ormai trasfigurato nella sua completezza, immersa nel Risorto, immenso Roveto Ardente.
Due persone unite nella tragicità del loro destino ad Auschwitz. Il volto di Edith Stein: catturato nel quadro dei suoi contemporanei, di coloro che poterono guardarla, apprendere e memorizzare i suoi tratti, entrare nel flusso del suo sguardo. Il volto di Etty Hillesum: tracciato dai suoi stessi scritti nell'incontro con altri volti, incisi «sulle ampie pareti del cuore». Una scoperta fontale e coinvolgente che lega le due testimoni di umanità e di ricerca di Dio: il volto quale principio di interiorità propria e altrui
Un fuoco interiore che arde e modella tre anime: Maria Zambrano, Teresa di Gesu e Giovanni della Croce. Maria Zambrano, mujer filosofo, ancora molto giovane fu pervasa da un'intuizione: il sapere dell'anima, la razon poetica, un logos che si facesse carico delle viscere". Fu la prima donna ad essere insignita del prestigioso Premio Cervantes per la Letteratura nel 1988. E. Cioran la defini: "Un fuoco interiore che si sottrae, un ardore che si dissimula sotto la rassegnazione ironica: in Maria Zambrano tutto sfocia in altro, tutto comporta un altrove, tutto". Ardente filosofa, Zambrano porta inscritti in se stessa i due grandi mistici e scrittori Teresa di Gesu e Giovanni della Croce, con cui entra in dialogo, lasciandosene intridere e portandoli, da Guide e interlocutori, nel vivo di un discorso filosofico, nella razon poetica. "
Narrazione teologica dell'immagine del Roveto Ardente.