ìCon "L'anima del vino" Massimo Donà ci propone nuove frizzanti divagazioni sul segreto della vite; perché il vino è alimento inesauribile della riflessione filosofica, che vi vede riflesse buona parte delle proprie magnifiche ossessioni. L'autore vuole invitarci a bere con cognizione di causa, possibilmente guidati da quel senso di responsabilità che dovrebbe in verità ispirare ogni atto della nostra esistenza mortale. E poi, finalmente, le due anime di Dona riescono a fondersi in un'unica proposta editoriale: perché questo volume propone in allegato il nuovo CD musicale che il filosofo-jazzista ha voluto dedicare alla bevanda legata a Dionisio. Il CD si intitola "Ahmbè" e contiene due composizioni esplicitamente ispirate al nettare di-vino.
Un volume sul rapporto tra arte e filosofia, perche' da sempre l'arte interroga gli umani, provocando la loro naturale attitudine filosofica.
Il volume si propone di mostrare l'eterno e strettissimo rapporto che sin dalle origini lega filosofia e musica. Ogni vera riflessione filosofica deve riuscire a farsi musica per far risuonare nelle sue parole quella stessa gioia del sentire che i grandi compositori sanno donare a chi li ascolta, consentendoci così di volare sulle ali del sorprendente, nonché "innocente" ritmo che dà voce al mistero di ogni perfetta e salvifica armonia. Un excursus che da Bach arriva fino al jazz, ai Beatles, ai Rolling Stones.
La filosofia e la teologia hanno sempre dialogato, anche là dove la loro distanza poteva sembrare insormontabile. Già Aristotele, infatti, aveva compreso che ogni vera metafisica e ogni vera ontologia sono, in quanto tali, «teo-logia». Di più: teologia e filosofia non possono evitare il dialogo, neppure oggi, pur con statuti e categorie mutate, pur in contesti sempre più complessi. Nei frequenti e interessanti confronti tra filosofi e teologi è però incombente il rischio di un equivoco radicale, frutto di una reciproca richiesta "impossibile": che il teologo si trovi a dover giustificare la propria fede e il proprio Dio, e il filosofo a riconoscere l'insufficiente credibilità del proprio Assoluto. Come fare? La via scelta dal filosofo Emanuele Severino e dal teologo Piero Coda (via il "terzo", Massimo Donà) è quella in cui la filosofia e la teologia sono condotte alle loro ultime possibilità, e così messe in gioco in una reale dinamica dialogica, senza che nessuno dei dialoganti debba rinunciare allo specifico della propria inclinazione riflessiva.
Chiunque, se interrogato su quale sia il dono che più ardentemente vorrebbe un giorno ricevere dagli Dèi, risponderebbe: "Un po' di serenità." Eppure la natura di tale stato d'animo è quanto mai misteriosa: tutti la desiderano, ma forse nessuno sa bene di cosa si tratti. Nulla a che fare con felicità, gioia, soddisfazione, contentezza: esperienze destinate alla radicale inafferrabilità dell'attimo fuggente così ben tematizzato da Orazio. Il sentimento qui interrogato riguarda l'eterno; un eterno perfettamente "immanente", però; che non osa strapparci via dal giogo della temporalità, e incantarci con la favola di una salvezza sempre di là da venire: che non va confusa con quanto vanamente promesso da troppe utopie, sia laiche che religiose.
Un tentativo di rintracciare l'origine e l'evoluzione del concetto di negazione e le ragioni dell'"oblio del negativo" che ha caratterizzato il pensiero occidentale. Da Parmenide a Hegel, infatti, il concetto di negazione è stato immancabilmente ricondotto al positivo, rimovendone quindi il senso autentico di privazione, mancanza, assenza. L'autore riscopre i filosofi, gli scrittori e gli artisti che hanno saputo spingersi in prossimità del "tremendum" rappresentato dalla negazione, mostrando come, accanto alle grandi figure di Cartesio e Freud, anche Manritte e von Hofmannsthal abbiano saputo aprire un sentiero alternativo rispetto alla strada maestra imboccata dal pensiero occidentale.
Un volume che si propone di ripensare il rapporto tra filosofia e magia alla luce di una generale e radicale rilettura del loro senso originario. Una ricerca mossa dalla convinzione secondo cui l'attuale distanza che separa la filosofia dalla magia sarebbe dovuta all'oblio di ciò che i due ambiti sono stati e possono ancora essere, se ripensati oltre i luoghi comuni ormai anche troppo diffusi. La magia è stata sostituita dalla scienza e la filosofia è diventata puro gioco delle opinioni. Un libro che narra le vicende dei grandi maghi del passato e di quei sapienti che offrivano agli umani ciò che la filosofia ha continuato e potrebbe ancora continuare a offrire, come quando il filosofo e il mago erano figure in qualche modo sovrapponibili.
Già cara a Dioniso, e insignita assai presto di un valore simbolico anche dalla ragione filosofica, tale bevanda consente una profonda riconsiderazione del rapporto tra vita e pensiero, vizio e virtù, ragione e passione, misura e dismisura. Ciò cui si allude, nel contesto di una analisi e rigorosa e aneddotica, è un'altra immagine della filosofia in quanto tale. E proprio a partire dal vino. Dalla condanna più radicale al più sincero entusiasmo, da un interesse più scientifico a un non meno frequente e radicale investimento simbolico, diversi sono stati gli atteggiamenti nei confronti della sua potenza seduttiva.
Approfondita analisi del Parmenide di Platone, una guida preziosa per coloro che desiderano scoprire il modo in cui il padre della filosofia occidentale affronta il problema della conoscenza.
Manuale di formazione alla vita cristiana.
Sotto il ritmo settimanale dei nostri week-end batte inavvertito il ritmo biblico del Settimo Giorno, ossia del Sabato ebraico e della Domenica cristiana. Festa e vacanza sono entrambe un momento di ricreazione di sé, anomalia e interruzione delle fatiche feriali. Ma le vacanze sono tempo "vacante", tempo vuoto da riempire ad arbitrio privato; il giorno di Festa presuppone invece un tempo pieno, è l'atto di fermarsi per rielaborare quanto compiuto, momento ritualizzato di rigenerazione sociale, tempo collettivo dedicato al sacro ma anche alle relazioni intime con se stessi e con l'altro.
Massimo Donà insegna Filosofia teoretica nell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Tra le sue pubblicazioni: "Filosofia della musica" (2006), "Arte e filosofia" (2007), "I ritmi della creazione" (2009), "Filosofia. Un'avventura senza fine" (2010), tutte edite da Bompiani; "L'aporia del fondamento" (2008) e "Il tempo della verità" (2010), edite da Mimesis. Stefano Levi Della Torre insegna nella Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano ed è stato membro del Consiglio della Comunità ebraica di Milano. Tra le sue pubblicazioni: "Essere fuori luogo, il dilemma ebraico tra diaspora e ritorno" (Donzelli, 1995), "Zone di turbolenza: intrecci, somiglianze, conflitti" (Feltrinelli, 2003), "Democrazia, legge e coscienza" (con C. Magris, Codice, 2010), "Il forno di Akhnai" (con V. Franzinetti e J. Bali, La Giuntina, 2010).