Filosofi e teologi a confronto sul tema del perdono divino. Il perdono umano è cosa seria, drammatica: non fa rima con buonismo ed esige una forza straordinaria, sovrannaturale, dice il filosofo Cacciari. Oltre la mente c'è il mistero, e oltre il mistero c'è la misericordia: è il professor Mancini che cita Heschel, per dire che dobbiamo ripensare giustizia e verità, che ci sembrano i soli due binari sicuri delle nostre relazioni. Tutti abbiamo bisogno di ricominciare, come quella signora un po' disinvolta, come la chiama don Nicolini, alla quale Gesù dice: «Neanch'io ti condanno, va' e non peccare più». Per monsignor Zuppi non solo i cristiani perdonano e non per motivazioni religiose, ma per grande umanità.
Il perdono dell'uomo si rivela nei modi più impensati e complicati e nei tempi più improbabili e assurdi, e sempre conduce a una relazione rigenerante. I veri grandi personaggi della storia umana sono coloro che perdonano. Sono loro che permettono alle famiglie e ai popoli di ricominciare ogni giorno con fiducia e che garantiscono la possibilità di un futuro in questo nostro mondo sempre in bilico tra una gabbia di lupi e una casa per molti fratelli.
Tutti cerchiamo la gioia, tutti abbiamo una fame vorace e una sete insaziabile di felicità: credenti, agnostici e atei; vecchi e giovani, donne e uomini, ricchi e poveri. Quattro riflessioni sulla letizia: 1. quella di un poeta, Davide Rondoni; 2. quella di una biblista, suor Elena Bosetti; 3. quella di uno studioso di francescanesimo, Dino Dozzi; 4. quella di uno psicoterapeuta, Mauro Ruzzolini. Ed ecco i quattro volti della letizia desiderata da tutti: letizia poetica, letizia evangelica, letizia francescana, letizia terapeutica.
"Sentinella, quanto manca all'aurora?". E il profeta-sentinella risponde con una rassicurazione e un invito: "Viene il mattino? convertitevi, venite!" (Is 21,11-12). Chi pone la domanda oggi siamo tutti noi, donne e uomini, variamente o per nulla credenti, stanchi del buio e del freddo della notte. Le sentinelle sono i consacrati che nel loro laboratorio di nuovo umanesimo, stanno studiando l'arte della custodia della persona, della convivialità delle differenze (materia difficile, soprattutto oggi), del rispetto della creazione: per parlare di Dio ci mostrano come vivere in armonia con noi stessi, tra di noi e con il creato.
Il quarto Festival Francescano, il primo di Rimini, è un Festival al femminile: prendendo spunto dall'VIII centenario della consacrazione di Chiara d'Assisi si è parlato di donne e soprattutto hanno parlato le donne. Un Festival plurale: l'icona potrebbe essere costituita dalla tavola rotonda che vedeva per la prima volta sedute l'una accanto all'altra - e non, come sempre, l'una di fronte all'altra - Elsa Fornero e Susanna Camusso; oppure da un'altra tavola rotonda dove tre donne, una ebrea, una cristiana e una musulmana - le abbiamo chiamate Sara, Maria e Fatima - hanno parlato del loro Dio.