"Tragicità e meraviglia hanno segnato le mie stagioni, sempre irriducibili sempre insolubili. È il mistero del vivere ad attrarre ogni mio interesse e ogni mio interesse vi si rispecchia, vi trova giustificazione o motivo di consolazione. Il succedere degli avvenimenti, il mutare delle situazioni, il permanere dell'ignoto e dell'indicibile. Non è una opzione ideale, non corrisponde ad uno stimolo sociale, è una necessità carnale e materica riflessa nel paesaggio, scolpita e dipinta, assemblata nelle architetture rurali, civili e religiose. Nutrita di letteratura, di silenzio e di preghiera. E quando niente torna è inutile negarlo. Il passato è ciò che posseggo, il presente è il tempo che mi è concesso, il futuro arriva e mi troverà comunque impreparato. Il mio aiuto, la mia sola forza, sta nell'essere radicato. Una famiglia, una comunità, una terra, una lingua, una religione. Usanze, costumi, modalità dell'essere e dei comportamenti. E tutto sta finendo. Moribondo, quando non già morto."
"Che la preghiera sia tradizionalmente al centro della spiritualità cristiana è un dato assodato. L'esistenza cristiana 'vive' di preghiera, si esprime anzitutto nella preghiera, si esercita nella preghiera. Senza preghiera inaridisce e muore". Ma la preghiera deve accordarsi alla fede concreta della comunità cristiana e del singolo credente, che vivono nel tempo. Sulla base di queste convinzioni, "le quattro meditazioni che qui vengono proposte sono come quattro itinerari alla riscoperta del senso e della pratica della preghiera cristiana. Non intendono certo esaurire tutto il vasto paesaggio della preghiera cristiana, ma offrire alcuni sentieri concreti per inoltrarsi in esso e per imparare a pregare o a migliorare la propria preghiera".