De-siderio: mancanza di stelle. Le etimologie sono a volte particolarmente eloquenti. L'uomo è propriamente colui che "de-sidera", che sente la "mancanza delle stelle": da quando l'uomo alzò lo sguardo verso il cielo stellato, ha sempre riconosciuto con stupore di essere pieno di questa sete struggente. Il poeta è colui che soffre e testimonia questo dato: egli vigila per sé e per tutti a guardia del cuore "de-sideroso". La morte di questo cuore significherebbe infatti per l'uomo, propriamente, un dis-astro: buio totale, tenebra di una vita non solo priva di senso, ma della domanda stessa di un senso ultimo. Dai Promessi Sposi di Manzoni (si ricordi la memorabile pagina che chiude il cap. XX, con l'Innominato che fissa gli occhi verso il sole, in un rosso tramonto), alle Ricordanze di Leopardi («delle sere io solea passar gran parte / mirando il cielo») costante è questa direzione dello sguardo verso il luogo della pienezza ultima. Anche nella Divina Commedia la parola "stelle" sigilla le tre cantiche: simboleggia infatti la meta dell'homo viator, il termine verso cui si protende il suo cuore. Cinque secoli dopo Dante, toccherà a Manzoni la ventura di ripercorrere integralmente questo viaggio "comico", in radicale antitesi con la dinamica "tragica" del leopardiano Pastore errante.
Questo "per-corso" di letteratura è - etimologicamente - un viaggio attraverso gli autori alla ricerca del cuore come esigenza di felicità e di senso per la vita. Uno strumento prezioso per l'aggiornamento e per l'esame di maturità.
Questo "per-corso" di letteratura è - etimologicamente - un viaggio attraverso gli autori alla ricerca del cuore come esigenza di felicità e di senso per la vita. Uno strumento prezioso per l'aggiornamento e per l'esame di maturità.
L'autore mette le vesti di Giotto per spiegare ai ragazzi la storia che ha voluto rappresentare nella cappella degli Scrovegni. Egli racconta per immagini la vita di Maria, quella di Gesù, la sua morte e risurrezione. Completa il volume la sequenza dei vizi e delle virtù, le due strade che decidono del destino eterno dell'uomo, rappresentato dal giudizio universale.
Questo "per-corso" di letteratura è - etimologicamente - un viaggio attraverso gli autori alla ricerca del cuore come esigenza di felicità e di senso per la vita. In appendice a questo terzo volume, tracce per esperienze di ricerca e tesine all'esame di stato. Uno strumento prezioso per l'aggiornamento e per l'esame di maturità.
Sette secoli fa, fra il 1303 e il 1305, Giotto, su commissione del banchiere padovano Enrico Scrovegni, affresca la Cappella intitolata a Santa Maria della Carità. Questa piccola chiesa romanico-gotica, concepita inizialmente per accogliere lui stesso e i suoi discendenti dopo la morte, è oggi considerata un capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo e una delle massime espressioni dell'arte occidentale. Nella pittura di Giotto tutto - dalle corrispondenze verticali e orizzontali alle prospettive architettoniche, dal simbolismo dei colori a quello dei numeri - partecipa dell'avvenimento di Dio che si fa uomo. Un fatto storico che Giotto ha messo in scena perché attraverso i colori e le immagini i fedeli potessero meditare sulla vita di Maria e di Gesù, sulla sua morte e resurrezione, sul proprio destino di libertà in vista del Giudizio Universale.