Da Gerusalemme a Gerusalemme: il cammino di una lunga interminabile diaspora in cui si rispecchia la storia d'Europa. Ritrovare i luoghi degli ebrei implica guardare alla storia dell'Europa dal punto di vista di una minoranza, l'unica cui, pur con pesanti limitazioni e discriminazioni, sia stato permesso di vivere in quel mondo cristiano: in epoca medievale e moderna: entro precisi confini sociali (tra cui i ghetti), emancipati nella condizione di cittadini negli stati nazionali. Da Roma, la culla della presenza ebraica dopo l'originaria Gerusalemme, l'itinerario si snoda tra le comunità più fiorenti e significative per la cultura europea lungo i secoli: dalla Puglia a Toledo e la Spagna, da Colonia e dalla Germania renana a Palermo e all'Italia settentrionale; da Lisbona a Venezia e Amsterdam per giungere a Berlino, il cuore dell'illuminismo ebraico nell'800. Da Amburgo a Parigi, con il caso Dreyfus, a Odessa e Weimar, il momento più alto della creatività ebraica distrutta poi dal nazismo, per arrivare ai drammatici eventi di questi giorni.
Tra il 1926 e il 1943 l'Italia è disseminata di luoghi di confino: isole, da cui fuggire è più difficile, ma anche borghi arroccati e sperduti nell'Abruzzo-Molise e nel Sud, dove il regime fascista invia gli oppositori e successivamente anche gli ebrei. Luoghi desolati, abitati da contadini spesso analfabeti, stupefatti all'arrivo di gente ammanettata come delinquenti.Oggi le isole di Ponza, Ventatene, Lipari, Lampedusa, e le Tremiti, così come i paesini di montagna, sono mete turistiche in cui nulla sembra evocare quel doloroso passato. Eppure, sulla ricostruzione politica e sulla vita morale del nostro paese nel dopoguerra quelle esperienze di confino hanno contato molto. Uomini e donne di estrazione borghese si erano accostati a un mondo umile ma autentico, mentre la popolazione locale aveva potuto incontrare persone alle quali il privilegio non aveva impedito uno sguardo partecipe e perfino affettuoso, come quello di Carlo Levi.
Nell’anno santo 1600 Giordano Bruno, filosofo di fama europea, venne arso come eretico a Roma in Campo de’ Fiori. Dopo un periodo di oblio, l’800 vede in lui il martire dell’oscurantismo religioso, simbolo della libertà di pensiero e della tolleranza. Il libro ripercorre a ritroso la vicenda di Giordano Bruno, dalla combattuta inaugurazione del monumento in Campo de’ Fiori nel 1889 fino al processo e al rogo, restituendoci un personaggio enigmatico, capace di grandezze e miserie, di utopie politiche e di condotte spregiudicate, dedito alle arti magiche e insieme precursore del pensiero filosofico moderno.
Anna Foa ha insegnato Storia moderna nella Sapienza - Università di Roma. Con il Mulino ha pubblicato anche «Eretici» (20112) e «Andare per ghetti e giudecche» (2014).
Esplorare la geografia degli insediamenti ebraici in Italia significa percorrere quasi duemila anni di storia, imbattendosi in presenze ora sradicate per sempre, ora interrotte ma ripristinate dopo secoli, ora rimaste quasi immutate. Si comincia con le giudecche, i quartieri aperti dove gli ebrei si mescolavano ai cristiani, senza limitazioni, per arrivare ai ghetti, ovvero i quartieri chiusi da mura e portoni in cui gli ebrei vissero la loro separatezza fino ai tempi moderni.
Il volume raccoglie undici storie, vere e documentate, che tentano di dar voce al non detto e all'immaginazione. Nella Roma papale fra Quattro e Seicento, la Roma della costruzione dello Stato della Chiesa e poi della Controriforma, queste storie rappresentano il rapporto fra il potere e la repressione: censure, processi, difese e accuse, esecuzioni, pentimenti. Ma sono anche spaccati della politica e della cultura del tempo: dalle scelte della Compagnia di Gesù, a quelle della Chiesa sui rapporti con la minoranza ebraica, riflesse nel racconto di Marcello II e Alessandro Farnese.