Nuova edizione accresciuta.
Fin dagli anni del Risorgimento i cattolici italiani avevano incontrato l'idea di nazione, pur rimanendo estranei a uno Stato nazionale costituitosi contro il potere temporale del papa. Il libro mette in luce una visione "guelfa" che attraversa tutta la storia d'Italia, ispirandosi a un'idea alternativa di nazione, centrata sulla tradizione religiosa. Ne discute gli effetti e le manifestazioni non sempre omogenee. All'inizio del Novecento il guelfismo contribuì a tenere lontani i cattolici dalle degenerazioni nazionaliste. Durante il fascismo, se da un lato li avvicinò al regime nazionale che aveva risolto la questione romana, dall'altro li indusse a distanziarsi dalle sue tendenze totalitarie. Nel dopoguerra si palesò un nuovo paradosso: mentre l'affermazione politica della Dc pareva sancire il successo della sempiterna "Italia cattolica", si veniva consumando la secolarizzazione della società. Questa nuova edizione dà conto del risveglio del mito guelfo, dell'attuale protagonismo pubblico della Chiesa e della nuova, ambigua funzione che il richiamo alla tradizione cattolica nazionale assume, in un'Italia sempre più pluralistica.
Guido Formigoni insegna Storia contemporanea nell'Università IULM di Milano. Con il Mulino ha pubblicato "La Democrazia cristiana e l'alleanza occidentale" (1996) e una "Storia della politica internazionale nell'età contemporanea" (nuova ed. 2006).
Questo libro affronta alcuni passaggi decisivi nella storia dei rapporti tra cattolici e politica nell'Italia del '900. Un tema di grandissima attualità che continua a segnare la politica italiana di oggi. L'autore - uno dei migliori storici della nuova generazione - unisce la profondità dell'analisi all'acutezza dell'interpretazione. Il libro risponde ad alcune questioni centrali. Quali sono le correnti di pensiero che da sempre dividono i cattolici in politica? Qual è stato l'atteggiamento della Chiesa di fronte alla democrazia? E il ruolo del partito cattolico? Perché è finita la DC? Qual è stato il ruolo del Cardinale Ruini nell'ultimo ventennio? E cosa resta della lezione di grandi protagonisti come Sturzo, Dossetti, De Gasperi, Lazzati, Moro?