L'opera ormai più che trentennale di Alain de Benoist, capofila della cosiddetta "Nuova destra", affronta i problemi della modernità al di fuori e contro l'egualitarismo e l'universalismo da lui considerati caratteristici di una sinistra tutta interna alla tradizione giudeo-cristiana. Il volume è uno studio del più importante tentativo di rinnovare la cultura di destra del nostro tempo, non riducibile come spesso si è fatto soprattutto in Italia a un generico fascismo, e in grado invece di fornire una critica della modernità sui temi dell'economia, dell'ambiente e delle differenze culturali.
Il libro ricostruisce quella che si può chiamare l'autocoscienza dell'Estrema destra italiana, concentrata su una identificazione con la Repubblica sociale italiana per cui, per quasi cinquant'anni, si è assistito alla rivendicazione di un'identità politica che coincideva con i venti mesi di quell'esperienza. Questa rielaborazione avvenne, secondo l'autore, in assenza di una storiografia di destra che, dotata delle necessarie basi metodologiche, potesse contrastare quella di orientamento antifascista. Il libro intende colmare una lacuna nella conoscenza di pensiero di Estrema destra.