Un percorso di oltre cinquant'anni, dentro le vicende del mondo del lavoro, del movimento cattolico, della Chiesa, durante l'età liberale: è l'alveo nel quale scorre la vita dell'Unione Operaia Cattolica di Torino (UOC), dalla sua fondazione nel 1871 al suo confluire nella Federazione Italiana Uomini Cattolici nel 1923. L'associazione fu tra le prime società di mutuo soccorso cattoliche sorte in Piemonte e divenne col tempo la più consistente e attiva: dal punto di vista del numero dei soci essa, per un certo periodo, fu in grado di non sfigurare di fronte alle organizzazioni liberali e socialiste. Per questi motivi, e anche per la sua primogenitura, divenne un modello per altre società non solo della regione, ma pure a livello nazionale, fin verso la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, quando il movimento operaio cattolico prese ad organizzarsi per categorie professionali, sulla base del tipo di lavoro svolto dalle maestranze. A questo punto l'UOC dovette cedere il campo, nel movimento operaio cattolico torinese, ad altre modalità organizzative: le Unioni professionali, la Lega del Lavoro, l'Ufficio del Popolo e infine l'Unione del Lavoro, nuclei più combattivi, disposti ad intraprendere azioni di resistenza e talvolta anche di sciopero, sorti nel solco dell'esperienza democratico-cristiana alla quale del resto l'UOC aveva contribuito a preparare il terreno.Tra i suoi meriti si devono collocare il contributo portato alla maturazione di una coscienza operaia tra le file cattoliche, l'opera di formazione di molti laici del ceto popolare all'apostolato attivo, l'apporto fornito allo sviluppo del movimento cattolico torinese e piemontese di fine secolo e dei primi del Novecento.Gli sforzi di quei decenni non risultarono vani: nella Chiesa era diventato più visibile il ruolo del laicato, le società di mutuo soccorso avevano preparato la strada ai sindacati, il movimento cattolico si era diversificato in varie espressioni, compresa quella partitica. Con il fascismo la stagione della libertà avrebbe conosciuto una lunga interruzione, ma le idee e l'impegno di molti avrebbero saputo superare l'inverno del ventennio per germinare in una nuova primavera.
«L a Voce dell’Operaio», sorta sotto altro titolo nel 1876, come mensile dell’Unione Operaia Cattolica di Torino, accrebbe col tempo il suo formato, migliorò i suoi contenuti e divenne quindicinale nel 1887 e settimanale nel 1895. Non si limitò ad essere specchio della vita dell’associazione della quale era il bollettino ufficiale, ma assunse a poco a poco il ruolo di una «voce» rivolta ai ceti popolari di Torino (operai, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori...) e agli abitanti delle campagne dell’intera regione subalpina.
Del giornale questo libro traccia in modo dettagliato la storia, spingendosi fino agli inizi del fascismo e poi fino al 1933, quando assunse la testata «La Voce del Popolo» che conserva ancora oggi, come settimanale dell’arcidiocesi di Torino. Si accenna anche, per sommi capi, agli anni successivi, fino al 1947, quando la direzione e l’amministrazione passarono dai Giuseppini del Murialdo all’arcidiocesi di Torino.
Scorrendone le pagine, «La Voce» aiuta a rivivere il clima, le tensioni, le sconfitte e i successi non solo di una regione, ma di una nazione, non solo della Chiesa e del movimento cattolico, ma dell’intero popolo italiano, nei decenni successivi all’unità d’Italia, attraverso le problematiche della questione sociale, le lotte operaie, le tensioni anticlericali, il sorgere del movimento democratico cristiano e la nascita del fascismo, al quale «La Voce» si oppose nei primi tempi, costretta poi a scendere a compromessi per non rimanerne schiacciata. A suo merito va comunque ascritto lo sforzo che accompagnò e favorì la crescita del cattolicesimo organizzato nell’area subalpina, fino a fare del giornale «La Voce» della Chiesa locale dapprima piemontese e poi specificamente torinese.
Giovenale Dotta, nato a Isola di Bene Vagienna (Cuneo) nel 1956, sacerdote nella Congregazione di San Giuseppe (Giuseppini del Murialdo), insegna Storia della Chiesa e Patrologia presso l’Istituto Filosofico-Teologico di Viterbo. Tra le sue pubblicazioni: La nascita del movimento cattolico a Torino e l’Opera dei Congressi (1870-1891), Casale Monferrato 1999; Guida ai luoghi murialdini di Torino. Per vivere il centenario ripercorrendo le strade di san Leonardo, Roma 2000; I verbali delle adunanze dei maestri del Collegio Artigianelli di Torino (1870-1878), Roma 2002; La pedagogia del Murialdo, Roma 2003; Problemi di critica testuale nell’epistolario del Murialdo, Roma 2003; Bibliografia murialdina (1982-2002), Roma 2004 (in collaborazione); Leonardo Murialdo, gli Artigianelli e l’Oratorio San Martino, Roma 2004 (in collaborazione).