Questo libro ha l'intento di far capire la grandezza di Giovannino Guareschi a 360 gradi. Egli non è stato solo un grande scrittore, ma in un certo qual modo anche un grande "teologo" ed un grande "filosofo", pur non possedendo titoli accademici né per l'uno né per l'altro. Un grande "teologo", perché ci ha preso. È riuscito a "profetizzare" le conseguenze ultime della crisi della Chiesa quando questa era solo agli albori. Un grande "filosofo", perché in un tempo di trionfo di relativismo, situazionismo e nichilismo, egli parla del buon senso contadino, quello robustamente realista che riesce a fare anche del "comunistissimo" Peppone un uomo della tradizione.
Il calcio è solo un gioco, ma un gioco che aiuta a ricordare all'uomo che la vita non è un gioco... ma una cosa molto seria. Un insegnante con esperienza di insegnamento sia nelle scuole superiori che nell'Università ed anche nella catechesi dei giovani ci offre questa riflessione sul gioco del calcio e sui sorprendenti aspetti comuni con la catechesi cristiana. Il calcio come sport eminentemente cattolico perché: "È l'unico sport in cui è così frequente il pareggio. È l'unico sport in cui può vincere non solo la squadra più debole, ma anche quella che gioca peggio. È l'unico sport in cui non si deve essere totalmente selettivi dal punto di vista fisico. È l'unico sport in cui salta la regola della bravura come soluzione infallibile. È l'unico sport in cui non solo non è indispensabile, ma è perfino dannoso che i calciatori di una squadra siano tutti campioni. È l'unico sport che esprime con chiarezza l'identità culturale di un popolo. È l'unico sport in cui si è davvero lontani da ogni intellettualismo."