La tematica dei cinque sensi diventa propedeutica per la comprensione della nostra storia, in quanto la loro rappresentazione può costituire un tramite per comprendere meglio le disposizioni morali che caratterizzano modalità diverse di approccio al paziente e le loro evoluzioni nel corso del tempo. Si è voluto riflettere a più voci sul possibile ruolo dei sensi come fondamento e base della cura e della pratica clinica stessa. Si è cercato di comprendere quali intrecci e quali riflessi generano nell'arte della cura, lo sguardo, la vista, l'ascolto, le diverse forme del toccare e del contatto corporeo, il gusto e l'olfatto. Parlare dei sensi nella cura è parlare della presenza sensibile e dell'indecifrabilità dell'uomo, che si potrebbe anche considerare come un modo di pensare, in uno stile diverso, la stessa «condition humaine». Qui sta la genesi della storia di questo libro, vale a dire, come un ritorno ai sensi può aprire nuove idee (anzi, questo è troppo limitato al senso della vista!) a nuove percezioni per la riflessione e nuovi significati bioetici. Sembra spiacevole, infatti, che la bioetica di oggi sia una bioetica dei principi e una bioetica delle frontiere (sia ai margini della vita umana, ma anche rispetto alle nuove biotecnologie), piuttosto che una bioetica della vita. Parafrasando Serres, si potrebbe dire che la bioetica odierna «non ha il senso dell'olfatto, e niente gusto». Da ciò l'importanza per l'esercizio della pratica clinica, di una riflessione sui cinque sensi.
L'Opera cerca di interpretare le immagini cinematografiche per comprendere come la nostra società e la moderna biomedicina si pongano di fronte al dolore e alla sofferenza. Si assiste spesso al rifiuto di dare la vita, alla facilità con cui la si vuole controllare e distruggere, ma anche ad un accanimento con il quale, oltre ogni limite, si insiste nel volerla mantenere, anche quando l'eccezionalità dei mezzi adoperati risulta chiaramente sproporzionata agli obiettivi della condizione specifica.
Il volume raccoglie gli Atti del VI Convegno Internazionale di Bioetica organizzato nel 2013 dalla Confraternita della Misericordia di Trevi nel Lazio. Nasce dalla profonda esigenza di discutere su alcune problematiche bioetiche che derivano dalla necessità di un confronto sul valore della vita di ogni persona in qualunque condizione sia: in queste pagine, dopo la presentazione (Giuseppe Tarabonelli), si ritrovano le riflessioni proposte dai diversi relatori: Parole di vita: quale avvenire, quale speranza la Chiesa può dare alla bioetica? (Domenico Santangelo); La vita: dono di Dio o prodotto degli uomini? Come comunicare l’accoglienza e il rispetto della vita? (Domenico Pompili); Quanti anni avrebbe oggi? Aborto e inizio della vita umana: questioni bioetiche dal concepimento alla nascita (Pierluigi Bruschettini); Medicina e persona umana: quale relazione nella pratica clinica? (Alfredo Anzani); Dalla retorica alla realtà: perché si domanda una morte assistita? (Raymond Zammit); Famiglie fragili che nutrono il nostro vivere (Fulvio de Nigris); La messa alla prova di sé nell’adolescenza (David Le Breton); Escursioni bio-antropologiche nella sofferenza psichica (Fabio Gabrielli, Massimo Cocchi); La famiglia, la vertigine e il rischio dell’acrobata (Graziano Martignoni); Il dolore si cura e la sofferenza si accompagna (Pietro Grassi); Vivere la morte alla fine della vita (Flavia Caretta).