Il volume raccoglie gli scritti editi e inediti di Romano Guardini su Dostoevskij. Le figure religiose nelle sue opere: il popolo, le donne devote, i miti e il sacro, gli uomini spirituali, il pellegrino Makàr, l'angelo, la ribellione, La Leggenda del Grande Inquisitore e Ivan Karamazov, Kirìllov, il simbolo di Cristo, la figura di M?skin, l'Idiota. I temi: il paganesimo, l'ateismo, l'espressione religiosa e il male, il tramonto dei valori cristiani. Come afferma Guardini emerge "l'intensità religiosa" e "il modo di esprimere il sacro" nella "creazione di Dostoevskij".
«Il mistero del Natale, come annotava Hannah Arendt, allieva di Romano Guardini per un semestre a Berlino, si incrocia come il tema dell'"inizio": proprio "la nascita di Gesù è stata posta come un nuovo, costitutivo inizio, che è originariamente cristiano: un bambino è nato per noi". Egualmente il Capodanno rappresenta un "nuovo inizio". Certo esiste un inizio che subito svanisce, una volta attuato; è quello che i Latini chiamano initium, il punto di partenza nel tempo. Ma Guardini rivolge lo sguardo a un inizio più importante, quello che si mantiene e che i Latini chiamano principium, l'inizio che domina tutto ciò che verrà. Gustare il dono dell'"inizio" sia in quella nascita a Betlemme che richiama anche tutte le nascite, sia in quel nuovo anno. A ciò, in modo sapiente, ci introduce in questi bellissimi testi Romano Guardini.» (Silvano Zucal)
Romano Guardini nel corso della sua vita ha sempre nutrito un vivo interesse per la liturgia, come testimoniano i due scritti qui per la prima volta tradotti in italiano e accomunati dal tema del tempo liturgico, fondamentale nel rito cristiano. Il primo scritto difende la domenica dagli attacchi della modernità, non tanto in nome del cristianesimo, quanto dell'uomo che necessita del riposo settimanale per integrare nella sua esistenza la dimensione religiosa che lo completa. Il secondo scritto rispecchia il progetto di far incontrare la liturgia con la preghiera personale e la cosiddetta pietà popolare. L'intenzione è mostrare come la figura di Gesù Cristo - la sua vita, la sua morte e la resurrezione - possa diventare il contenuto della preghiera. Nonostante il mezzo secolo di riforma liturgica intercorso, resta attuale l'invito a una preghiera personale schietta e fiduciosa, ispirata dalla Rivelazione contenuta nelle Scritture e custodita dalla liturgia.
Opera giovanile di notevole ambizione di pensiero, l'Opposizione polare (1925) - che l'autore considerò la radice speculativa di tutta la sua attività di teologo, di liturgista, di interprete letterario e filosofico - si dispiega su un disegno rigoroso. È il tentativo di una filosofia «esatta» della vita, che delinei una logica capace di una conoscenza strutturale di essa. L'andamento in sé astratto delle classificazioni, articolazioni, incroci tra gli «opposti» vuol cogliere il dinamismo del «concreto vivente», individuare i pericoli negli estremi, celebrare l'"oscillazione" che non è mai equilibrio statico, equivalente alla morte. Sotto quest'apparato concettuale vibra la sensibilità di Guardini che vuol rendere ragione, con rispetto "religioso", a ogni particolarità del reale, dall'ambito fisico a quello biologico, a quello psicologico. Impresa "fenomenologica", la trattazione include però opzioni metafisiche per l'autore ineludibili, come il rifiuto di equiparare l'opposizione polare, caratteristica del finito, alla contraddittorietà hegeliana: il passaggio all'affermazione del Trascendente trova qui il suo fondamento.
Il volume II/3 della prima edizione a livello mondiale di tutte le opere di Romano Guardini, con apparati critici, iniziata nel 2005. L'ultimo, molto atteso, volume che completa la sezione della "Filosofia della religione" di Guardini, con testi inediti Un classico del pensiero cristiano e della filosofia
1945: fine della Seconda guerra mondiale, disfatta della dittatura nazista, nuovo inizio per la Germania. Romano Guardini tenne in questo anno spartiacque - un importante punto di svolta anche nella sua vita e nella sua opera - le sei conferenze qui raccolte. Se durante la catastrofe molti rimasero ammutoliti e anche la voce di Guardini si fece sentire solo in modo tentennante, la prima volta in assoluto in cui parlò dopo la guerra fu l'8 luglio a Memmingen, di fronte alla gioventù cattolica. Come guida spirituale, le sue prime parole su ciò che era appena accaduto sono per i giovani monito ma anche incoraggiamento. Guardini individua la menzogna quale tratto principale dell'epoca nazista. Di contro, è dalla verità - anche dalla verità delle parole che la propaganda ha svuotato del loro senso - che è necessario ripartire affinché l'esistenza umana possa di nuovo essere giusta. E guardare al futuro.
La tematica del miracolo, affrontata perlopiù in prospettiva apologetica, è inserita da Guardini in un contesto più ampio e meno "controversistico". Il suo procedimento piano e solo in apparenza elementare toglie il fenomeno del miracolo, nella sua straordinarietà, dalle secche del dibattito su "legge e natura" e "abolizione" d'essa da parte di Dio; discussione che egli ritiene egemonizzata pur sempre, anche presso i cristiani, da una mentalità scientista. La visione più autentica è invece quella in cui l'intervento miracoloso di Dio, di Cristo (emblematicamente è studiato il cammino di Gesù sulle acque), rientra nel piano della storia salvifica e corrisponde a priori all'onnipotenza, sapienza e amore divini. Con sicurezza d'intuizione in materia biblica l'Autore, nella seconda parte, svolge la nozione di segno, che nei Vangeli ha un'importanza eminente: il "segno" è un richiamo forte all'immediata presenza operante di Dio, in momenti e circostanze cruciali, che devono rilevarsi sulla trama ordinaria, quotidiana del vivere cristiano. Una meditazione serena e liberante su Lourdes, al di là di ogni eccesso miracolistico, conclude il saggio.
La nuova edizione del più importante saggio pedagogico di Romano Guardini. In queste pagine ci guida alla scoperta del nucleo originale del «fenomeno dell'educazione» nelle diverse età della vita, ciascuna con i propri problemi e le proprie conquiste, con la lucidità e la sapienza di chi conosce il segreto della persona e della libertà, e la credibilità del grande educatore. Una lettura per tutti, in quanto formatori di persone e di se stessi.
In quest'opera si presentano con tutta la profondità, la ricchezza teologica, la saggezza di guida spirituale, la forza di persuasione psicologica che li caratterizzava e che ne fece uno straordinario avvenimento nella storia della gioventù tedesca degli anni Trenta, gli esercizi spirituali tenuti da Romano Guardini al castello di Rothenfels. Ordinati secondo una classica ripartizione in istruzioni, considerazioni, conferenze, discorsi pronunciati durante la celebrazione eucaristica, in essi tuttavia l'autore immette la novità di riflessioni sull'aspetto anche umilmente umano (esercizi del corpo, della respirazione...) di ciò che deve predisporre alla meditazione, al lavorio interiore. Un dominio della fede e della vita cristiana, immedesimato con la conoscenza sapienziale della Scrittura, una forza di penetrazione e un acume pedagogico che sanno interpellare ciascun ascoltatore e risvegliarne il senso di responsabilità.
Queste "scintille", brevi brani da cui dovrebbe accendersi il lento fuoco d'una meditazione quotidiana, illuminano con intensità crescente squarci del pensiero teologico e spirituale di Guardini. Vi domina il senso dell'abbandono fiducioso all'occhio misericorde di Dio. Al suo sguardo, ogni inadeguatezza, tutto ciò che in noi è indegno e cattivo, che di giorno in giorno ci contrista, non è ancora mortale, se non si sottrae a quella luce di verità e insieme di amore infinito. È questa disposizione come una sorgente inesauribile donde zampilla il rinnovamento: tutto è possibile nella forza liberatrice di Dio.
Nel vastissimo panorama della letteratura di esegesi e critica dantesca, in Italia e all'estero, si inseriscono con una loro originalità i due saggi di Romano Guardini qui raccolti, "Gli angeli nella Divina Commedia" e "Paesaggio dell'eternità". L'angolatura non è la più consueta per indagini sull'Alighieri: essa è innanzitutto teologica e filosofica, pur non trascurando notazioni linguistiche e rilievi stilistici che testimoniano, insieme con un gusto sottile, l'amorosa familiarità col testo, che all'autore era stata instillata dal padre. La cultura che vi si dispiega è ricca di suggestioni, che scaturiscono da accostamenti e contrasti imprevisti, come tra le figure angeliche dantesche e l'enigmatica essenza dell'angelo di Rilke, o sottofondi sapienziali remoti, quali appaiono, ad esempio, nel riferimento alla "mistica rosa" del "Paradiso" alla struttura del mandala orientale, o negli inquietanti paralleli tra le metamorfosi dei ladri nell'"Inferno" e fenomeni di spersonalizzazione quasi da "lupo mannaro" nell'epos nordico. Agli studi danteschi ne viene l'apporto dell'apertura di orizzonti non abituali, dove la ricerca può svilupparsi fecondamente, tendendo a una comprensione del pensiero di Dante, oltreché dell'arte sua, più profonda e matura.
Costante è stata l'attenzione di Guardini per le opere d'arte nella loro valenza storico-metafisica. Basti qui ricordare le interpretazioni di Dante, Dostoewskij, Mörike, Hölderlin, Rilke: ormai dei classici dell'ermeneutica contemporanea. In questo breve saggio Guardini traccia i lineamenti della sua estetica: il costituirsi della forma artistica, le immagini, il senso, il nesso tra etica e bellezza, il rapporto con la realtà al di là degli equivoci del realismo. Un'estetica che proprio nel riconoscimento dell'autonomia ontologica dell'opera d'arte - «ha sì un senso ma non uno scopo [...] Non mira a nulla, ma significa; non vuole nulla, ma è» ne disvela il coté teologico: «quel carattere religioso insito nella struttura dell'opera d'arte in quanto tale; nel suo rinvio al futuro, a quel "futuro" puro e semplice che non può più essere fondato a partire dal mondo. Ogni autentica opera d'arte è essenzialmente "escatologica" e proietta il mondo al di là, verso qualcosa che verrà».