Giordano Bruno Guerri fa luce su una figura emblematica, sempre screditata, ma che ha anticipato di un secolo il modernista papa Francesco, preannunciandolo: Ernesto Buonaiuti. Un'indagine scrupolosa e approfondita dalla quale emergono molte scoperte inedite su un personaggio controverso e sulla sua drammatica vicenda, in particolare sui suoi rapporti con Mussolini e su quelli, davvero singolari, con padre Gemelli e due santi, don Orione e Giovanni XXIII: molte riforme del concilio Vaticano II, così come quelle di papa Francesco, si rifanno infatti alle idee di questo sacerdote, perseguitato da quattro papi nel Novecento. Chierico "irrequieto e di idee avanzate e pericolose", come lo definì una nota in seminario, Buonaiuti divenne il più importante esponente del modernismo italiano, il movimento di riforma del cattolicesimo condannato nel 1907 da Pio X. Docente di Storia del cristianesimo alla Sapienza di Roma, tentò di conciliare il ritorno ai valori della Chiesa primitiva con il pensiero moderno attraverso un'analisi critico-filologica del Vangelo. Nel 1926 gli venne inflitta la massima scomunica, che impediva a ogni buon cattolico di avvicinarlo. Accusato dal Sant'Uffizio, attaccato dall'Osservatore Romano e dalla Civiltà Cattolica, usato come oggetto di scambio tra il regime fascista e la Santa Sede durante la stesura del concordato del 1929, vittima di veri complotti ecclesiastici tesi ad allontanarlo dall'insegnamento, Buonaiuti rinunciò alla cattedra solo nel 1931, rifiutando di giurare fedeltà al regime. Neppure l'Italia nata dalla Resistenza gli rese giustizia: a causa delle pressioni del Vaticano, fu l'unico a non riottenere la docenza fra i dodici professori "non giuranti".
"Questo saggio non vuole toccare problemi di fede: nessun dogma, nessuna credenza, nessuna fiducia nel divino verranno messi in discussione. E non vuole neanche condividere l'anticlericalismo pronto a fustigare papi corrotti, preti scandalosi, vescovi assassini. La Chiesa stessa ormai ammette di avere risentito - spesso malamente per opera dell'uomo - dei tempi e dei costumi che ha attraversato. Proprio per questo è necessario chiedersi quali tracce abbia lasciato al suo interno la storia umana, come abbia determinato le sue scelte. E soprattutto: che segni ha impresso la Chiesa nel "carattere nazionale"? Cosa ha significato per la Chiesa essere guidata da italiani? Come mai - dopo essere diventati un popolo e avere fondato una nazione anche contro la Chiesa - abbiamo vissuto in uno Stato controllato da un partito cattolico? Come mai nel XXI secolo politici italiani in campagna elettorale, in parlamento o su Twitter citano il Vangelo, affidano le sorti del nostro Paese al cuore immacolato di Maria e stringono in mano il rosario per poi, oltretutto, non vivere davvero da cattolici? Quanto c'è di cattolico nei non credenti? Sono le domande alle quali cerca di rispondere questo libro. Non sarà troppo sorprendente scoprire che il nostro carattere, la nostra vita quotidiana, hanno a che fare con la Chiesa anche in questioni lontanissime dalla religione." (Dall'introduzione di Giordano Bruno Guerri). Giordano Bruno Guerri conduce un'analisi storica vivace e approfondita del rapporto fra gli italiani e il Vaticano, rendendo evidente come questo legame, anche geografico, abbia lasciato segni indelebili sulla nostra società. Un nuovo capitolo della sua "antistoria d'Italia", in una edizione riveduta e ampliata fino all'incarico a Draghi e alle ultime decisioni di papa Francesco su pedofilia nel clero e scandali finanziari.