Dei circa cento racconti che si attribuiscono ad Hawthorne, questa raccolta ne annovera ventitré, cercando di offrire al lettore le varie tonalità del fantastico dell'autore. I "Racconti dell'ombra e del mistero" sono stati divisi, seguendo un preciso criterio tematico, in quattro gruppi, e spaziano dalla fantasticheria all'allegoria morale, assumendo via via toni più foschi e tingendosi di gotico. In molti dei racconti, la cui interpretazione non è mai del tutto univoca, l'autore sembra voler lasciare al lettore la sfida di attribuire un significato. Infatti, Hawthorne suggerisce più che rivelare, disseminando il testo di oscuri simboli e allegorie e mettendo in scena personaggi dalla psicologia complessa, spesso inquietanti (la figura del diavolo è ricorrente), con cui egli si misura su tematiche universali quali la colpa, il male, il peccato e la dannazione.
Pubblicato nel 1850, "La lettera scarlatta" è uno dei più importanti romanzi nordamericani dell'Ottocento. Nelle intenzioni dell'autore esso doveva rappresentare al meglio lo spirito puritano dell'epoca coloniale americana. Nella società puritana la libertà dell'individuo coincideva con il bene della comunità, che doveva essere purificata da ogni elemento estraneo, considerato al soldo di Satana. Per questa ragione le autorità imponevano stili di vita improntati a un inflessibile rigore morale. E chi infrangeva gravemente le regole poteva incorrere persino nella pena di morte. Nel libro una giovane sposa, amante del pastore Arthur Dimmesdale, manifesta fisicamente i segni della sua relazione extraconiugale con il predicatore. Nulla riesce a farla confessare, nemmeno le minacce, e per questo viene schivata da tutti, e infine condannata a portare sul petto una fiammante lettera A, che la additi allo sguardo pubblico come un'adultera. Intorno a questa vicenda si dipana il progressivo insinuarsi nei personaggi di un tormentato lavorio psichico, che li spingerà, in taluni casi, sull'orlo della pazzia. Il libro è stato fonte di ispirazione per numerose trasposizioni cinematografiche.
In più di centocinquant'anni, generazioni di scrittori - da Edgar Allan Poe a Herman Melville e Henry James, da Jorge Luis Borges a Eugenio Montale, passando ai più giovani Rick Moody e Suzan-Lori Parks - hanno riconosciuto in Hawthorne un impareggiabile creatore di miti e leggende del Nuovo mondo, uno sperimentatore e, più ancora, un maestro: il primo maestro del romanzo americano. Nel corso della sua febbrile attività letteraria, Hawthorne scrisse novantadue racconti, la maggior parte dei quali pubblicati su giornali e riviste statunitensi e successivamente raccolti in tre tomi dallo stesso autore. Questo volume, ripreso in collaborazione con Donzelli, presenta l'edizione integrale di tutti i racconti di Hawthorne; non solo, dunque, quelli inclusi nelle tre raccolte, ma anche i sedici che l'autore abbandonò al loro destino, scegliendo di non tornarci più sopra: né per tagliare, né per correggere e adattare in vista di una pubblicazione antologica. La trama dei racconti disegna la geografia culturale di quel New England che rappresenta il cuore della giovane nazione americana: avventurieri e donne perdute, santi laici e bambini celestiali, truffatori da quattro soldi e giovanotti di belle speranze, e poi notabili corrotti, vecchie streghe, visionari. Con tre prefazioni dell'autore, tre recensioni di Edgar Allan Poe e un saggio di Herman Melville.
Nell'estate del 1851, rimasto solo con il figlio di cinque anni, Hawthorne si ritrova di fronte a un infaticabile produttore di parole e di domande. Schivo, introverso, non è abituato alle piccole incombenze che accompagnano la vita di un bambino: vestirlo, nutrirlo, distrarlo sempre rispondendo alle sue incessanti domande. Il risultato è un modello, ironico e autoironico, del modo di intendersi di un padre e un figlio, un resoconto di un rapporto dove l'unico adulto che appare è Herman Melville che fa visita all'amico per parlare del possibile e dell'impossibile. Come osserva Paul Auster nel suo saggio introduttivo, Hawthorne è riuscito a compiere quel che ogni genitore sogna: far vivere il proprio figlio per sempre.
Con "Il libro delle meraviglie" e i "Racconti della Casa del bosco", Nathaniel Hawthorne reinventa le storie più note del mito e della tradizione classica per proporle a un pubblico di giovani lettori americani. Le due raccolte, pubblicate tra il 1852 e il 1853, che qui vengono tradotte per la prima volta in forma integrale, nonché corredate dalle splendide illustrazioni che Walter Crane realizzò per l'edizione del 1892. Sullo sfondo del maestoso panorama del Massachusetts, tra gli scherzi e la giocosità di bambini ingordi di favole sempre nuove, e l'irriverente creatività di Eustace Bright, uno studente universitario piuttosto svogliato ma disposto a inventarle, Perseo ed Ercole, Mida, Pandora e tutti gli dei e gli eroi dell'antichità rivivono in una forma che intenzionalmente lascia da parte situazioni e stilemi della tradizione erudita. Nascono così "eccellenti letture per ragazzi", perché, spiega Hawthorne nella Prefazione, "su queste favole non c'è epoca che possa vantare diritti di possesso".