«L'uomo della comunicazione televisiva non ha retto al declino del suo medium principe. L'irruzione di internet e di chi se ne è impossessato per primo, Beppe Grillo, lo ha scalzato dalla centralità politica.» Silvio Berlusconi è stato un attore centrale della vita politica dell'Italia contemporanea. Non solo ha governato direttamente per quasi dieci anni, e partecipato per altri quattro a larghe coalizioni: ha anche influenzato, e persino modellato, il costume degli italiani, prima attraverso le sue televisioni, e poi dal palco della politica. Berlusconi ha reso egemonica una visione del mondo originale, frutto della sintesi di antiche pulsioni qualunquiste e iper-moderate con prospettive scintillanti di cambiamento e modernità. Questo lavoro individua le ragioni del successo al momento della sua «discesa in campo» e ripercorre le successive, alterne, vicende contrassegnate da trionfi, cadute e risalite. E dimostra come il suo declino sia in connessione tanto con l'irruzione del M5S, che insiste con diversa tonalità e maggiore credibilità sul medesimo spartito anti-politico e scarta la televisione a favore di internet, quanto con l'emergere di una generazione ben più giovane di politici, sia al suo fianco sia all'opposizione.
L'autore è estraneo al nostro percorso politico-culturale, ma questo non gli impedisce, anzi forse lo aiuta a rompere i vecchi schemi e a fornire un lavoro completo e organico (Secolo d'Italia, 29 giugno 1989) Alla fine degli anni Ottanta, quando venne pubblicata la prima edizione de II Polo Escluso, il Msi era un partito marginale, quasi un reperto archeologico, cementato da un'inestricabile nostalgia; ora il suo erede diretto, Fratelli d'Italia, è al centro della politica italiana. Cosa è accaduto in questi trent'anni per portare quel mondo dall'irrilevanza al potere? Questo volume, oltre a riproporre la prima, ancora insuperata, analisi del Msi, ci conduce lungo gli eventi del trentennio successivo. Si sofferma sulle svolte ideologiche più o meno convinte intraprese negli anni Novanta, sulle lacerazioni del decennio successivo culminato con l'uccisione politica del leader, Gianfranco Fini, che non accettava, diversamente dai suoi ex sodali, l'egemonia del populismo berlusconiano dopo la diluizione di An in Pdl, e infine sull'ingresso in scena di Fratelli d'Italia. Pur con le sue numerose varianti c'è tuttora un mondo riconoscibile in quel passato, nei suoi riferimenti culturali e nei simboli che non tramontano. La fiamma non si è mai spenta.
Vent'anni fa, la neonata Forza Italia di Silvio Berlusconi usciva vincitrice dalle elezioni del 27-28 marzo 1994. Non è stata una fiammata episodica. Anzi. Il periodo che ci separa da quella data, fondativa del nuovo sistema partitico, è marcato dalla presenza del Cavaliere. Ripercorrendo le vicende politiche di questo periodo - ma anche degli anni Ottanta, che ne costituiscono l'incubazione - Ignazi mette in luce le origini del berlusconismo, i modi e le ragioni del suo dispiegarsi lungo un ventennio, i suoi punti di forza e di debolezza. Berlusconi si è posto al centro della scena politica grazie alle sue risorse, soprattutto nel campo della comunicazione, all'innovazione dei contenuti e dello stile, e alla balbettante reazione degli avversari. Ma il contenuto "rivoluzionario" della sua irruzione sulla scena politica in che modo ha modificato il sistema politico italiano? E quali esiti ha avuto? Siamo alla fine della parabola?
Nel precedente libro che Ignazi aveva pubblicato in questa collana (ormai più di 10 anni fa) su "I partiti italiani", i protagonisti della storia erano ancora partiti che affondavano le loro radici nelle ideologie forti del '900 Dc, Pci, Msi, ecc. - benché colti sulla soglia di un passaggio cruciale dalla prima alla seconda Repubblica. Quelle sigle non compaiono più in questo libro, sostituite da altre - Fi, Pd, An, ecc. - emerse dopo un lungo travaglio o scese in campo dopo una gestazione brevissima. Ma quali sono i riferimenti culturali dei nuovi partiti e come sono cambiate le classi dirigenti, l'organizzazione e gli stili di comunicazione delle nuove formazioni? Un profilo per capire le trasformazioni del nostro sistema partitico.
Non più risposta di una borghesia spaventata di fronte alla "marea rossa", come negli anni '20 e '30, i nuovi partiti di estrema destra sono figli della società contemporanea e dei suoi problemi, esprimono insofferenza verso alcuni aspetti della modernità (come il pluralismo culturale) ma ne enfatizzano altri (come il mercato, l'individualismo). Raccolgono consensi trasversali, esercitando una forte attrazione fra i ceti popolari, perché danno risposte in termini di valori e di identità più che di interessi. La riedizione, aggiornata, di un testo che spiega le basi del sociale consenso, i valori e le caratteristiche delle nuove formazioni di estrema destra in Europa, da Le Pen a Heider.