Sul magico e misterioso momento in cui sboccia l'amore e capiamo che una persona è destinata a noi sono stati versati fiumi di inchiostro e consumati chilometri di pellicola. «Eppure, una cultura che ha così tanto da dire sull'amore parla molto meno degli altrettanto misteriosi momenti in cui evitiamo di innamorarci, in cui ci disamoriamo, momenti in cui la persona che ci ha tenuto svegli la notte ora ci lascia indifferenti». Oggi infatti, sostiene Eva Illouz, è più urgente indagare le condizioni culturali e sociali che spiegano quella che sembra essere la caratteristica tipica delle relazioni affettive e sentimentali ai giorni nostri: la loro precarietà e il loro abbandono. Tema, quello che Illouz definisce «disamore», profondamente legato alla tentacolare macchina capitalistica, alla tecnologia e all'aumento delle reti sociali e virtuali, oltre che a una ricchissima industria che da decenni lucra sui nostri sentimenti.
Viviamo in un mondo invaso dall'apparente felicità, a un livello tale che essere felici sembra essere diventato non solo un obiettivo di vita, ma un diritto e un obbligo. Non ci è concesso di fallire, e siamo condannati al successo e al benessere. Per aiutarci, alla fine degli anni novanta è nata una nuova "scienza" dominata dalla psicologia positiva, con i suoi medici, le sue celebrità, i suoi scienziati autoproclamati e i suoi guru pronti a insegnarci come essere felici. La sociologa Eva Illouz ed Edgar Cabanas dimostrano quali conseguenze - politiche, ideologiche, scientifiche ed economiche e minacce si nascondono dietro l'industria della felicità a tutti i costi, che ha spostato la responsabilità dalla società all'individuo.