Spesso esilarante per i casi raccontati, ma inquietante per lo scenario descritto, Ippolito svela quanto è somara l'Italia. Con nomi e cognomi il libro fornisce un campionario incredibile di assurdità: il sottosegretario che accusa il ministro di essere un "asino bardato da generale", la conduttrice che inciampa sugli accenti, deputati che parlano in modo inverosimile. Sorprendente? L'Italia è sempre in coda nelle classifiche per l'istruzione e la cultura. Lo confermano gli spropositi che si trovano nei temi della maturità, i pessimi risultati degli studenti nel confronto internazionale, gli errori nella formulazione delle domande ai concorsi: anche chi giudica sbaglia. E l'economia arretra. Il contrario di quanto avvenne negli anni del boom, quando l'innalzamento culturale accompagnò il miracolo. Oggi il 45,2 per cento ha al massimo la licenza media contro il 27,3 per cento dell'Europa. Solo due italiani su quattro sono diplomati contro tre inglesi su quattro. L'Italia è avara: in Europa è ventiduesima per la quota di spesa pubblica destinata all'istruzione in rapporto al Pil. E al peggio non c'è mai fine per l'onda lunga dei tagli dell'era Berlusconi, ma anche per la scarsa sensibilità del governo tecnico di Monti. Nemmeno i privati si salvano. I confronti internazionali proposti ripetutamente nel libro certificano il disastro. Uno schiaffo per un paese come l'Italia, per secoli culla della cultura e dell'arte. Come si può tornare a crescere? Con l'istruzione e la cultura.
La ricchezza dell’Italia è il suo patrimonio artistico, ambientale e culturale, ma né le istituzioni né gli italiani sembrano rendersene conto. Anzi, voltano le spalle all’identità nazionale. Alla cultura lo stato destina sempre meno, appena lo 0,21% del bilancio, solo 21 centesimi ogni 100 euro spesi, mentre l’offesa sistematica a questa immensa risorsa ha una portata e un costo quasi incalcolabili: degrado, incuria, vandalismo, trascuratezza, saccheggi, burocrazia allontanano visitatori e turisti o non li richiamano come sarebbe possibile. Prima al mondo per il numero di siti inclusi nella lista dell’Unesco dei patrimoni dell’umanità, l’Italia continua infatti ad andare a marcia indietro nel turismo. Nel 1970 era in testa alla classifica mondiale per turisti stranieri ospitati, via via ha perso quote di mercato: oggi è solo quinta (superata da Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina) e andrà ancora più giù. Mentre arretriamo sul fronte internazionale, non si contano gli sprechi e gli abusi che quotidianamente svalutano, o distruggono, luoghi e opere d’arte che rischiamo di non poter più ammirare in futuro. Un’inchiesta completa e aggiornata, un viaggio attraverso gli errori e gli orrori che una malsana gestione del patrimonio sta seminando lungo lo stivale: da Nord a Sud, tutte le ferite inferte alla bellezza di una nazione che fatica a volersi bene, un libro-denuncia che indigna e fa sorridere, un invito appassionato ad amare di più, finché siamo in tempo, il paese più bello del mondo.
Roberto Ippolito è autore di Evasori. Chi come quanto. L’inchiesta sull’evasione fiscale (Bompiani, 2008). Ha pubblicato anche i libri L’Italia dell’economia (2000), Vivere in Europa (2002), 2014 il futuro che ci aspetta (2004), editi da Laterza. Giornalista professionista, ha curato a lungo l’informazione economica per il quotidiano “La Stampa”. In precedenza ha lavorato a “Il Mondo” e “Italia Oggi”. È docente di “Imprese e concorrenza” alla Scuola superiore di giornalismo dell’Università Luiss Guido Carli. Organizzatore di eventi culturali, è stato tra l’altro editor e responsabile degli incontri con l’autore del Festival dell’economia di Trento. È stato inoltre direttore della comunicazione di Confindustria e delle relazioni esterne della Luiss.