Per conoscere Emmanuel Lévinas e imparare ad amarlo, niente è più utile di queste interviste radiofoniche con Philippe Nemo, attraverso cui il pensiero di uno dei maggiori filosofi francesi dell'era contemporanea, uno dei pochi ad aver cercato la formulazione di una morale strutturata per il tempo presente, ci viene rivelato nella massima chiarezza. Lévinas, senza cedere al compromesso del mezzo radiofonico, si è impegnato qui a semplificare la forma espressiva dei suoi argomenti per raggiungere un pubblico più vasto che non quello della stretta cerchia di addetti ai lavori. Il corpo teorico di «Etica e infinito» è in certo modo rivoluzionario, ci rivela un autore che, nonostante una reputazione di ermetico, è ansioso di farsi capire. I temi toccati da Lévinas sono i più disparati: la Bibbia, Heidegger, il compito della filosofia, i doveri dei filosofi. Le «digressioni controllate», le provocazioni, i paradossi che ci costringe a considerare rappresentano uno dei più stimolanti luoghi del pensiero che il Novecento abbia saputo produrre.
"Nomi propri" è un libro d'incontri. I quattordici saggi che lo compongono sono le tappe di un cammino ideale, compiuto insieme ai filosofi, gli scrittori e i poeti con i quali Emmanuel Lévinas ha voluto aprire uno spazio di condivisione e di confronto. Potrebbe forse bastare questo a indicarne l'importanza nell'opera di un autore che ha riconosciuto nella relazione con l'altro il fondamento e il fine della riflessione filosofica. Ma qui non si tratta soltanto di rendere omaggio a Paul Celan, marcare una distanza con Kierkegaard o dialogare con Derrida. Piuttosto, l'incontro diventa occasione per definire le coordinate di una ricerca che qui si rivela, con chiarezza cristallina, in tutti i suoi temi portanti: l'affermazione del primato dell'etica, la critica della metafisica occidentale, il valore del linguaggio poetico che, al di là dei contenuti, è veicolo dell'inesprimibile e strumento di contatto con l'altro. Scrivendo sulla decifrazione dell'alterità in Proust, la lettura del sentimento in Jean Wahl e la teoria della conoscenza di Martin Buber - per limitarci ad alcuni esempi - Lévinas mette così alla prova il proprio pensiero e ne disegna la sintesi.
Per conoscere Emmanuel Lévinas e imparare ad amarlo, niente è più utile di queste interviste radiofoniche con Philippe Nemo, attraverso cui il pensiero di uno dei maggiori filosofi francesi dell'era contemporanea, uno dei pochi ad aver cercato la formulazione di una morale strutturata per il tempo presente, ci viene rivelato nella massima chiarezza. Lévinas, senza cedere al compromesso del mezzo radiofonico, si è impegnato qui a semplificare la forma espressiva dei suoi argomenti per raggiungere un pubblico più vasto che non quello della stretta cerchia di addetti ai lavori. Il corpo teorico di "Etica e Infinito" è in certo modo rivoluzionario, ci rivela un autore che, nonostante una reputazione di ermetico, è ansioso di farsi capire. I temi toccati da Lévinas sono i più disparati, la Bibbia, Heidegger, il compito della filosofia, i doveri dei filosofi. Le "digressioni controllate", le provocazioni, i paradossi che ci costringe a considerare rappresentano uno dei più stimolanti luoghi del pensiero che il Novecento abbia saputo produrre. Nelle ultime righe di questo testo il filosofo evoca "l'amore del prossimo". Esso equivale a una "vita veramente umana", che "non può rimanere soddisfatta nella sua uguaglianza all'essere, vita priva di inquietudine", senza che "si risvegli all'altro", senza "disubriacarsi", perché per l'umano "l'essere non è mai - contrariamente a quanto affermano tante tradizioni rassicuranti - la sua propria ragion d'essere".