Storielle al contrario per ridere. Di uccellini che mangiano gatti e della pipi che si chiama ìpip. Della bambina che non vuole più il ciuccio e della sua mamma che insiste. Storielle al contrario anche per pensare. A come sarebbe bello un mondo dove un bullo è tutto il contrario di un bullo, dove nessuno cerca lavoro, è il lavoro che cerca tutti. Età di lettura: da 5 anni.
Vivian Lamarque e Nicoletta Costa ci portano in una città tutta al contrario. Fin dal nome: Oirartnoc. È una città dove le mamme la sera urlano ai loro figli di mettere tutto in disordine se no guai a loro. E di saltare e fare rumore "se no i vicini di sotto pensano che siamo tutti morti". Una città dove i poveri sono ricchi e i ricchi sono poveri. Dove i televisorini vengono sgridati perché guardano troppo i bambini. Dove la neve invece di scendere sale... Riderete, ma non solo. Forse vi porrete qualche domanda, forse penserete un po'. Età di lettura: da 5 anni.
Storielle al contrario per ridere. Di uccellini che mangiano gatti e della pipi che si chiama ìpip. E per pensare. A come sarebbe bello un mondo dove un bullo è tutto il contrario di un bullo, dove nessuno cerca lavoro, è il lavoro che cerca tutti. Età di lettura: da 5 anni.
"Il loro telefonino squillava sempre... tutti li chiamavano: "Aiuto! aiuto! correte! correte!" E loro partivano, erano un Pronto Soccorso a forma di bambino". Il salva-moscerini semiannegati che li asciuga al sole come un fon, la distributrice di bottigliette d'acqua quando fa un caldo da morire, il bambino con mille ombrellini per i millepiedi con il raffreddore, l'aggiusta-code-tagliate delle lucertole, la misuratrice di febbre, la distributrice di copertine ecc. ecc. Tutto il contrario di un mondo adulto, che cammina dritto, di fretta, cieco e sordo al dolore altrui. La natura soffre, gli animali soffrono: i bambini li salveranno. Età di lettura: da 5 anni.
La poetessa e narratrice Vivian Lamarque conosce bene i bambini e il loro mondo, che è vero e immaginato nello stesso tempo. E in questa raccolta di piccole storie ci presenta, così come sono e come loro si immaginano, i bambini di oggi. Bambini con brutti vizi, come la bambina sirena dalle urla continue, e bambini con strane passioni, come il bambino domatore di zanzare; bambini particolari come la bambina di cognome Maestra e bambini che tutti hanno in mente, come quello che consuma un metro di cerotti a settimana. E bambini buoni e bambini meno buoni, che l’autrice non esita a chiamare cattivi. In questa sorta di catalogo divertente e un po’onirico, la grande poetessa gioca con le immagini e il linguaggio, ma è molto seria quando attribuisce tanta importanza all’allegria, alla buona educazione, al senso dell’umorismo, alla capacità di rispettare gli altri, e quando sottolinea con forza quali siano i modelli validi e quali debolezze si celino nei modelli da non imitare, come nel caso del bambino bullo.