La nostra cultura procede senza scrupoli alla colonizzazione spietata del mondo animale, producendo quella mentalità che fa ricorso, senza perplessità, alla vivisezione, alla caccia di tipo industriale, alla soppressione degli animali nocivi, degli insetti molesti e di quanto altro si frappone alla marcia dell'uomo verso il progresso e il benessere. Cosa è rimasto dell'universo simbolico che tanta parte ebbe nella cultura medievale? Che resta della grande metafora che rappresentava il mondo animale per gli antichi? L'animale, con la sua misura, si riavvicina all'uomo disintossicato dalla presunzione d'essere unica misura di tutte le cose, come messaggero d'una dimensione diversa da quella della legge scientifica e della convenzione quotidiana. Fuori della storia, della scienza, da ogni altra logica che ha avvilito l'uomo e l'ordine naturale, l'animale, come dicevamo, si ripresenta come il messaggero, se non di un cielo perduto, almeno d'un accordo con il mondo e con la vita, d'una salvezza possibile. Sulla scia degli antichi bestiari, Carlo Lapucci va alla ricerca delle tracce della tradizione popolare e ci propone un catalogo in cui l'animale riemerge quale interlocutore dell'uomo che lo riscopre come compagno nel viaggio della vita.
Considerando la povertà spirituale della nostra epoca, con la vita interiore sottoposta a mutazioni, cancellazioni, innovazioni, necessari rinnovamenti, può essere utile ripercorrere la via attraverso la quale l'uomo è salito dalla sua condizione materiale all'individuazione di valori spirituali e soprannaturali, conquistando la dimensione religiosa. Seguire l'itinerario che il pensiero ha segnato attraverso immagini, metafore, simboli, analogie (forme del linguaggio e delle parabole evangeliche) costituirà una premessa e un aiuto per ritrovare, nel confuso mondo che la modernità ha generato, una visione coerente della realtà che sia feconda di linfa capace d'alimentare le esigenze di spiritualità. La realtà del passato è stata scardinata nel suo ordine ed è stata cancellata o invasa da un «nuovo» in parte benefico, in parte utile, in parte futile o dannoso, comunque sempre arido e non ancora elaborato in un senso accettabile. Il mondo della macchina, della scienza, aspetta questa bonifica, questa fecondazione, per poter vivere l'eternità nel tempo. L'esempio dell'opera umana dei decenni e dei secoli che abbiamo alle spalle è una traccia per il lavoro che compete agli uomini di oggi.