Il nome di Michelangelo è sinonimo di genio e di artista per eccellenza. Pochi lo conoscono come poeta. Raramente si fa riferimento alla sua fede. Eppure la fede fu il caso serio della sua esistenza, e l’intera opera del maestro può essere letta come una poderosa testimonianza cristiana. La Pietà Rondanini, a cui Michelangelo ottantanovenne stava ancora lavorando quando morì, è una meditatio mortis, un testamentum vitae, una professio fidei nella Risurrezione scolpito nella pietra. Lungi dal presentarsi come opera incompiuta, si lascia intendere come estrema parola della sua speranza pasquale. Attraverso queste pagine, talvolta incisive come i colpi di scalpello, l’autore ci propone una lettura teologica dell’ultima opera michelangiolesca, che diventa scultorea interpretazione del mistero pasquale.
L’arte in tutte le sue espressioni è forse la maggiore forma di comunicazione utilizzata dal cristianesimo sin dall’inizio della sua diffusione.
A partire da questa considerazione l’autore svolge la sua riflessione estetico-teologico seguendo l’evoluzione del concetto di “arte cristiana” partendo dal II Concilio di Nicea (787 d.C.) – dove si respinge in modo definitivo l’iconoclastia – sino ai nostri giorni.
Nella seconda parte l’autore sviluppa in particolare tre temi scelti come paradigmatici: la raffigurazione pittorica di Dio Padre nell’età alto-medievale; l’architettura cistercense; il senso dei volumi e dello spazio nelle chiese attuali, con esempi concreti: la Cattedrale di Chartres, Cluny, Autun e altri. Più di 20 illustrazioni a colori arricchiscono questo saggio di alto livello.