Una figura del XX secolo che aiuta a riscoprire il senso di ogni autentico impegno politico e sociale. Protagonista del Ventesimo secolo, Igino Giordani (1894-1980) partecipa alle esaltanti sfide del suo tempo con una lineare coerenza e una tempra eroica. Collaboratore di Sturzo, oppositore di Mussolini, confidente di De Gasperi, amico di Paolo VI, cofondatore del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich... egli è stato un seminatore di storie piccole e grandi, che oggi vivificano nell'impegno sociale e nelle scelte ideali di tanti che a lui guardano per districarsi nel nostro convulso presente. A oltre quarant'anni dalla morte, la prima biografia che indaga fra le pieghe più originali della sua esistenza. Prefazione Sergio Mattarella.
Nell'era dell'inter-dipendenza si possono riscrivere i valori della democrazia? L'importanza di un nuovo coefficiente: la fraternità.
Giordani nasce a Tivoli nel 1894 in una famiglia di estrazione sociale molto umile. Una lunga esistenza, 86 anni, vissuta con intensità di pensiero e ardore d'ideali (sarà chiamato "Foco"). Un personalissimo timbro nel battersi per grandi traguardi umani: libertà, giustizia sociale, pace. Membro dell'Assemblea Costituente, deputato alla Camera, consigliere comunale a Roma, dirige le testate cattoliche più importanti (La Via, Fides, Il Quotidiano). Subentra a Guido Gonella nella direzione de Il Popolo. Fu al fianco di don Sturzo e successivamente di De Gasperi nel Partito Popolare. Gli Autori ricostruiscono la biografia di Giordani soffermandosi sul poco conosciuto contesto sociale e politico tiburtino determinante per la sua formazione umana e spirituale.
"Ci vuole una svolta". Sembra questo il ritornello che rimbalza un po' ovunque fra le pieghe a volte lacerate della nostra complicata vita associata. Di fronte a questa esigenza, ai giovani si continua a chiedere di "rigare dritto". A loro, reputati immacolati per via anagrafica, non c'è alcuna "svolta" da chiedere. Il giovane è considerato un'appendice dell'ordine sociale. La "svolta" chiama all'appello quelli che possono contare, che hanno raggiunto quelle capacità umane e quella maturità che possono consentire loro di opporsi alla decadenza dei tempi attuali con la forza morale del proprio vissuto. Tutto questo lascerebbe fuori i giovani, ai quali va richiesto innanzitutto di non scompaginare la realtà con propri colpi di testa. In una parola, qualsiasi siano i criteri con i quali volgiamo verso l'avvenire, ai giovani si deve chiedere di adeguarsi, di mettersi in fila. Ma è proprio così? Questo libro vuole provare a rimuovere questi ed altri pregiudizi attorno alla condizione giovanile. Di più, cercherà di indicare la gioventù come una risorsa necessaria per il cambiamento, e questo proprio attraverso quei tratti che spesso vengono reputati acerbi, incostanti, immaturi, da una c