Un volume per ricercatori spirituali, meditanti, amanti del silenzio e innamorati di Dio, questo libriccino di Alberto Magno, qui presentato in una nuova traduzione, con un ricco apparato di note e una introduzione esplicativa, che ci mostra come i cammini dello spirito (e nello Spirito) spesso si avvalgano degli stessi strumenti. Qui si troveranno indicazioni utili e preziose su come placare la mente e purificare il cuore, sull'umiltà e l'annullamento dell'ego, per poter giungere al silenzio e dimorare nella presenza divina. I praticanti cristiani potranno ritrovare una sapienza antica, che a sua volta risale ai padri della Chiesa e del deserto, mentre i praticanti di altre tradizioni potranno sentire risuonare concetti che si ritrovano nelle loro religioni: l'onnipresenza divina, il non attaccamento, il mondo delle illusioni, il ritorno della parte divina dell'uomo a Dio. E ancora tanti consigli su come rivolgere costantemente la mente e il cuore al Signore, sul compiere e accettare la Sua volontà, ossia accettare la vita così com'è, non conforme ai nostri principi etici e alle nostre aspettative, sulla preghiera, sulla fede, sull'abbandono. Una miniera inesauribile di istruzioni, da rileggere più volte con attenzione, per avere sempre a portata di mano una guida che ci accompagni sulla via per «accostarci a Dio».
Un trattato che definisce la virtù della giustizia, nella convinzione imprescindibile che l'anima retta possa considerarsi tale solo nel rispetto dell'ordine della realtà, manifestazione del bene in natura. Alberto Magno è considerato il più grande filosofo e teologo tedesco del Medioevo, sia per la straordinaria erudizione che per l'impegno nel conciliare fede e ragione, applicando la filosofia aristotelica al pensiero cristiano. Maestro di San Tommaso d'Aquino, è santo protettore degli scienziati e Dottore della Chiesa.
Nato intorno al 1200 da una nobile famiglia tedesca, Alberto di Colonia, considerato l'iniziatore della Scolastica medioevale, apprese l'aristotelismo a Padova; come già per Averroè, il pensiero di Aristotele fu inteso da Alberto come il culmine della filosofia, il massimo di verità a cui può giungere da sola la ragione umana prescindendo dalla rivelazione. Diventato frate domenicano, Alberto si recò a Parigi, ove scrisse la maggior parte delle opere, una vera e propria enciclopedia dei saperi del tempo; tra l'altro, fu maestro di Tommaso d'Aquino, insieme al quale fondò lo studium generale dei domenicani a Colonia: la tesi gnoseologica fondamentale di questo scritto breve, ma basilare, è la coincidenza di essere e verità. Una professione di realismo metafisico che sta a fondamento di gran parte del pensiero cristiano degli ultimi sette secoli.