L’esperienza umana avviene all’interno e grazie alla dimensione della fiducia. Essa ha a che fare con la vita; investe l’ambito dell’esistenza quotidiana; serve a rassicurare, ma non è esente da rischi. La pratica di umanità di Gesù di Nazaret, che possiamo apprendere alla scuola del vangelo, è fonte di insegnamento e di ispirazione per una vita che, volendo umanizzarsi, non può che apprendere e mettere in pratica l’arte della fiducia.
Luciano Manicardi (Campagnola Emilia 1957), monaco di Bose e biblista, collabora alla rivista Parola, Spirito e Vita. Attento all’intrecciarsi dei dati biblici con le acquisizioni più recenti dell’antropologia, riesce a far emergere dalla Scrittura lo spessore esistenziale e la sapienza di vita di cui è portatrice. Presso le nostre edizioni ha pubblicato tra gli altri Il corpo (2005), Guida alla conoscenza della Bibbia (2009), La fatica della carità (2010).
Di fronte a un presente incerto e contraddittorio due sono le risposte possibili: chiudersi impauriti nei propri steccati o cercare, al contrario, di affrontarlo con senso di responsabilità e speranza. Leggere il presente con gli occhi di domani ci permette, così, di immaginare un mondo ispirato a un ideale di fraternità e sororità universali e ci spinge a muoverci in questa direzione. Pubblichiamo qui l'adattamento della conferenza pronunciata alla Caritas ambrosiana il 18 marzo 2023.
"Senza preghiera non ci sarà sinodo". Queste parole di papa Francesco ricordano che ogni momento sinodale della Chiesa è innanzitutto un evento dello Spirito santo, un evento di preghiera e di grazia, in cui la Chiesa, oltre a essere parte attiva, riconosce e confessa la propria umana debolezza e invoca l'aiuto di Dio. È ciò che mettono in luce, ciascuna con tratti specifici, due preghiere della tradizione cristiana: l'"Adsumus", con la quale si apre ogni assise sinodale, e la "Nulla est, Domine", utilizzata in chiusura di sinodi e concili. Questo libro si presenta come un dittico scritto a quattro mani. La prima tavola, scritta da Luciano Manicardi, monaco di Bose e biblista, offre una rilettura meditativa delle due preghiere, attenta alle fonti bibliche, alle assonanze patristiche e alle dinamiche antropologiche e spirituali in gioco nelle assemblee ecclesiali: queste preghiere possono così diventare strumento utile per vivere con più consapevolezza ogni assemblea comunitaria e sinodale. Nella seconda tavola, il teologo Andrea Grillo articola una riflessione teologica di ampio respiro che alla luce del Vaticano II ridice l'identità ecclesiale in modo fedele alla tradizione e al contempo creativo: spinge così a ripensare le forme della ministerialità e a formare tutti alla responsabilità ecclesiale. Un libro ricco e denso che aiuta il lettore a scoprire l'affascinante sfida e la promessa di novità che ogni sinodo rappresenta per la Chiesa. Uno strumento rivolto a presbiteri, educatori e laici che guidano gruppi e animano assemblee in parrocchie, associazioni e commissioni che si riuniscono per "camminare insieme".
Se la legge era scritta con il dito di Dio su tavole di pietra, Gesù scrive con il suo dito sulla terra, la casa di tutti gli uomini, il suolo di cui ogni essere umano è impastato. L'opera di Gesù è di liberare dalla pietra tanto la donna, che ne sarebbe rimasta schiacciata e uccisa, quanto scribi e farisei, che mostravano di avere un cuore di pietra. L'autore presenta un commento breve e intenso del brano evangelico di Gesù e la donna adultera (Gv 7,53-8,11).
La fragilità diviene creatrice di legami, agisce come ponte che istituisce rapporti tra diversi. Per quanto indesiderabile, la fragilità può divenire capace di mobilitare una società e di creare rapporti di solidarietà. Il problema non è la fragilità in sé, ma ciò che se ne fa.
Tristezza per i beni dell’altro e gioia maligna per i suoi insuccessi: ecco le due emozioni che orientano lo sguardo invidioso. L’invidioso diventa “schiavo dell’occhio”, prigioniero del proprio sguardo.
L’uomo abita il mondo. Abitare è anzitutto abitare se stessi. L’abitare con gli altri, l’etica, è inscindibilmente connessa alla capacità dell’uomo di abitare con sé. Interiorità ed esteriorità sono facce di un’unica medaglia: il limite che le separa va costantemente attraversato.
La qualità della politica è legata alla qualità umana di chi si impegna in essa, alla sua capacità di governare se stesso e di sopportare avversità e opposizioni: come i profeti biblici che, spesso in situazioni storiche di tenebra, hanno saputo creare futuro e dare speranza. E la speranza ha il suo effetto nell’oggi, aiutando gli esseri umani a vivere, a orientarsi e a camminare insieme.
Luciano Manicardi (Campagnola Emilia 1957), biblista, priore di Bose dal 2017, collabora a varie riviste di argomento biblico e spirituale. Attento all’intrecciarsi dei dati biblici con le acquisizioni più recenti dell’antropologia, riesce a far emergere dalla Scrittura lo spessore esistenziale e la sapienza di vita di cui è portatrice. Presso le nostre edizioni ha pubblicato tra gli altri Il corpo (2005), La fatica della carità (2010) e Il vangelo della fiducia (2014).
La vita interiore oggi è ancora possibile? Siamo capaci di abitare noi stessi o stiamo diventando un “non luogo” a noi stessi? L’attuale ipertrofia della comunicazione crea un uomo senza spazio interiore. Siamo sopraffatti da troppa informazione; il mondo ci è offerto istantaneamente, ma siamo incapaci di contemplarlo. La società dei consumi ha abolito la durata, si disimpara a indugiare, ad attardarsi.
La vita interiore ha a che fare con la costruzione quotidiana delle nostre vite, che altrimenti rischiano di scorrere via senza consapevolezza e lucidità. È una dimensione che apre una via, sollecita la ricerca, riguarda quella conoscenza di sé che ha una ricaduta nel rapporto con l’altro. La vita interiore richiede capacità di fare silenzio, di abitare la solitudine. La nascita all’interiorità è nascita alla libertà.
Perché interrogarci sul quotidiano? Tutto avviene nel quotidiano, vi siamo immersi, ma proprio per questo rischiamo di non averne piena coscienza. Il quotidiano è il luogo in cui ci costruiamo come persone e realizziamo la nostra umanità. Il quotidiano interpella anche la nostra fede e il nostro vivere il vangelo Gesù ha fatto della sua osservazione del quotidiano la base del suo insegnamento teologico e dell’annuncio del regno di Dio.
1. Introduzione. Di cosa è fatto il quotidiano
2. Il rapporto con il tempo: vigilanza e attenzione
3. La curiosità e l’esperienza
4. La cura: di sé, degli altri. L’agire di Gesù verso i malati e i sofferenti
5. Il rapporto di Gesù con animali e piante
6. La dimensione dello stupore
7. Camminare. Ridere e piangere
8. Il mangiare e il bere
9. Gesù e gli oggetti quotidiani
Corso tenuto a Bose, 24- 29 luglio 2017
Come parlare del coraggio, se non a partire dall’esperienza nostra e di chi ci sta intorno? Esso non esiste, se non incarnato in una persona coraggiosa. L’invito “non temere”, che attraversa tutta la Bibbia, è promessa che plasma l’esistenza dello stesso Gesù. In lui vediamo ciò che è vero per ognuno di noi: il coraggio ha la capacità di sintetizzare in sé fede, speranza e carità facendone una pratica, facendole divenire azione, vita.
Il viaggio è metafora della vita. Anche la fede può essere descritta come un viaggio. Il credente compie l’umano viaggio della sua esistenza sostenuto dalla fede nella parola del Signore. Il viaggio di Abramo inizia con un atto di fiducia nella parola del Signore che in modo inatteso fa balenare nell’orizzonte della sua esistenza la luce di una meta da raggiungere. Per iniziare il viaggio personalissimo della fede e della propria riuscita umana, occorre il coraggio del non conformismo. Abramo si separa dall’agire comune, dalla logica della folla, delle convenzioni, osa andare controcorrente.