Oggi leggiamo un Paolo di seconda mano, un Paolo filtrato da due millenni di letture cristiane, che hanno sovraccaricato il suo testo di luoghi comuni, immagini distorte e caricature. Paolo ha così assunto una reputazione sgradevole: l'apostolo dottrinario, irascibile, intollerante, antifemminista, antigiudaico... Dobbiamo assolutamente tornare al Paolo di Paolo. Leggere Paolo attraverso i suoi testi. E allora ci rendiamo conto che la fama che gli viene attribuita è smentita da un serio esame del suo discorso. Nel corso dei secoli, Paolo è diventato vittima dei suoi lettori. È urgente tornare alle sue parole ardenti e vivificanti. La lettura delle parole dell'apostolo è essenziale per chiunque voglia definire l'identità del cristianesimo.
In passato, si moriva meglio? La morte spaventa oggi più di un tempo? Questi i classici in-terrogativi dietro a una riflessione su un tema sconveniente e sospetto - la morte - riguardo a cui sembra essersi perso il coraggio di parlare. Nella società contemporanea infatti assistiamo alla rimozione della morte, non più accettata come fine del cammino dell'esistenza propria e altrui, come fatto della vita cui prepararsi. Partendo da questa constatazione, da teologo ed esegeta della Bibbia qual è, Marguerat af-fronta tre grandi letture cristiane di questo difficile momento dell'esistenza umana: la morte come insondabile decreto divino, come «salario del peccato» e, infine, come "passaggio" alla risurrezione.