La formazione professionale nell'ambito del cinema ha contribuito a delineare l'identità del 'mezzo cinematografico' sul piano tecnico, stilistico, culturale e politico. Oggi, tuttavia, tale identità è messa in discussione dalla convergenza tecnologica e dei new media, pertanto la questione se 'il cinema si impara' ha assunto un'importanza decisiva. Come è stato insegnato infatti il linguaggio filmico? In che modo le politiche nazionali e internazionali hanno supportato od ostacolato la formazione? Qual'è il ruolo della tecnologia? Il volume intende ricostruire le relazioni fra trasmissione della conoscenza e ruoli professionali, fra cultura e potere politico, nel cinema.
Il volume indaga il concetto di archivio e delle pratiche archivistiche dei materiali audiovisivi (filmici, video e digitali). Partendo dalla definizione di Jacques Derida, l'archivio è visto non solo come il luogo dove vengono depositate le fonti, ma anche come il luogo dove da queste scaturisce la legge e dove essa prende dimora. I saggi affrontano l'analisi dell'archiviazione dell'audiovisivo attraverso diversi assi di ricerca: il peso e l'azione degli attori, dei soggetti, delle norme preposte all'organizzazione e alla conservazione del materiale audiovisivo; il confronto tra modalità di strutturazione e di accesso ai documenti; la verifica di come queste influenzino l'interrogazione e, di conseguenza, la definizione delle possibilità dell'immagine. Alcuni testi indagano, inoltre, il ruolo svolto della tecnologia digitale nella ridefinizione delle pratiche d'archivio e di organizzazione dei saperi. Il quadro che ne deriva dimostra come l'archivio costituisca un luogo, discorsivo ancorché fisico, di contestazioni dialettiche e conflittuali di pratiche genealogiche e dispositivi di potere, che determina la forma e la modalità di accesso al presente del regime del visibile.