Il volume raccoglie gli studi sviluppati da vari collaboratori in vista della Tavola Rotonda su L'amore come perfezione dell'esistenza. La sezione storica, con 8 contributi, approfondisce la concezione dell'amore in Aristotele, Padri Cappadoci, Alberto Magno, Dante, Leibniz, John Stuart Mill, Kierkegaard e Arendt. La sezione teoretica, con 6 contributi, presenta le riflessioni sull'amore di Tommaso Demaria, Sabino Palumbieri, nel "Nahe Biti Boot" di Timor Est, in Gabriel Marcel, in Tommaso d'Aquino e in Emmanuel Lévinas. La sezione teologica, con 8 contributi, spazia in ambiti suggestivi: nell'islam africano occidentale, in Bernard Lonergan, sul ruolo educativo dell'eros, nella liturgia, in Francesco di Sales, in don Bosco, nel grande mistico Giovanni della Croce e in Maria di Nazaret.
Lo studio qui presentato è la ripresa e l’approfondimento di alcuni articoli pubblicati nel decennio scorso.
Plotino, filosofo platonico del III secolo d.C., ha ridato slancio alla filosofia che si era dispersa in tante questioni settoriali, ha fatto dei testi di Platone un punto di riferimento costante ed ha inglobato nella loro rilettura anche molte argomentazioni aristoteliche e stoiche, ha ricuperato la creatività presocratica e rinnovato l’instancabile interrogare di Socrate. Con lui iniziano i tre secoli fecondi del neoplatonismo, un platonismo che ingloba in sé anche Aristotele e non ignora la tendenza alla sistematicità come nelle riflessioni etiche degli stoici. La filosofia è elevata a via della salvezza, religione dell’intelligenza, ascesi delle virtù, ricupero della dignità umana. La filosofia è minacciata dal misticismo religioso e insidiata dalla tentazione di arrendersi allo scetticismo. Plotino è profondamente mistico ma non lascia prevalere sulla ragione il turbinio delle fantasie come nelle correnti gnostiche, è fortemente dialettico ma senza cadere nell’arroganza della ragione come negli stoici e negli epicurei, è un instancabile ricercatore che non si disperde nell’erudizione sterile come nei sofisti del proprio tempo.
Il fondatore del neoplatonismo, che si sentiva solo un sincero platonico, ha offerto alle riflessioni filosofiche una nuova potente prospettiva, la totalità della realtà vista alla luce dell’Uno che la trascende e la vivifica, rende l’uomo consapevole della propria inquietudine e della propria dignità nel forte legame naturale con la dimensione divina, la possibilità di superare le innumerevoli articolazioni del male senza farne una divinità alternativa come nel contemporaneo manicheismo, di riscoprire le vie per ritornare alla propria origine. Plotino può essere considerato un simbolo di come l’incontro tra le diverse culture rende molto più creativa la mente umana: un egiziano che è filosofo greco e cittadino romano, un platonico che studia Aristotele e rielabora concetti stoici, un ispirato che non cala dall’alto le sue sentenze ma le discute dialetticamente per consolidarle, un mistico che esalta la ragione ma la apre al trascendente.
Plotino esalta la bellezza del mondo sensibile contro il disprezzo degli gnostici, rivede il modo di considerare la materia, modo spesso fraintesi da vari studiosi eppure fondamentale per comprendere come Plotino possa considerare il mondo sensibile non una prigione dell’anima ma un capolavoro della provvidenza divina. Il classico dualismo platonico tra anima e corpo non diventa disprezzo del corpo, nonostante le contrapposizioni dialettiche, ma porta alla riscoperta della bellezza autentica del corpo che favorisce il ricupero ancora maggiore della ricchezza dell’anima. La prima Via per il ritorno all’Uno, la via etica, consiste nella pratica delle virtù. L’essenza delle virtù sta nella purificazione dell’anima per accrescere in essa la libertà che la rende sensibile alla bellezza superiore. Le due Vie che risvegliano l’anima dal torpore della mediocrità sono la Via della bellezza che porta a rinnovare la vita per tutti gli uomini e la Via dell’amore che rinnova tutti i viventi. La Via della dialettica richiede una buona maturazione nell’etica, il gusto della bellezza proprio dell’artista e lo slancio interiore tipico dell’innamorato.
Virtù, bellezza, amore e dialettica sono le diverse Vie all’Uno. Queste diverse Vie non arrivano direttamente all’Uno ma solo alla sua soglia; oltre quella soglia non funzionano né le argomentazioni della ragione né le intuizioni dell’intelletto, né il fascino della bellezza né lo slancio dell’amore, se non sono stati previamente purificati in modo radicale in ulteriore procedimento: la semplificazione.
Maurizio Marin, nato a Casoni di Mussolente (Vicenza) nel 1955, è ordinario di Storia della Filosofia Antica all’Università Pontificia Salesiana di Roma. Oltre a numerosi articoli e diversi volumi frutto dei convegni organizzati nell’Istituto di Scienze della Religione nella Facoltà di Filosofia, ha pubblicato Il fascino del divino (LAS 2000) e L’estasi di Plotino (LAS 2007).
Questo volume, edizione ampliata e aggiornata del precedente testo del 1973, presenta un ampio corpus scientifico sul Caravaggio. Le vicende biografiche che i nuovi documenti d'archivio hanno permesso di focalizzare, affiancati da un corredo fotografico che riproduce a colori l'opera pittorica completa, permette di restituire all'artista lombardo una fisionomia umana e culturale più vera, più attinente alla Storia e al trapasso dell'Umanesimo nella società della Riforma Cattolica. Uno studio complesso, frutto di lunghi anni di ricerca, che potenzia la portata intellettuale e rivoluzionaria dell'opera di Caravaggio, fino a metterne in luce da una parte il background nel naturalismo lombardo (veneto) e, dall'altra, l'esperienza personale, tragica e irripetibile, che s'innesta sull'adesione a una pittura secondo natura svolta nella tensione di una scelta d'arte, divenuta esigenza di vita, travolgente come una vocazione religiosa. Caravaggio riscopre infatti le premesse di una concezione aristotelica del dipingere per rinnovarle all'interno di una visione attuale della Fede esplicitata in lancinanti termini di realtà e sacralità dell'uomo a immagine e somiglianza di Dio. Una ricerca, quindi, che fa il punto su una personalità che i luoghi comuni della Storia e del mito nero (iniziati già nel corso della vita del pittore e contrabbandati fino a oggi) avevano trasformato in un criminale in fuga, ateo e iconoclasta, che in nulla corrisponde alla realtà obiettiva.
Questo volume presenta le due raccolte complete d’incisioni che Giovanni Battista Piranesi ha dedicato a Roma. Le tavole sono corredate da schede nelle quali l’autore fa il punto non sui rapporti tra Piranesi e l’architettura e l’archeologia del Settecento a Roma, ormai ben noti, ma tra questo grande incisore-architetto e la pittura, soprattutto vedutistica, del suo tempo. Le fonti documentarie attestano non solo i suoi studi di prospettiva, ma anche quelli presso Giovanni Battista Tiepolo in un temporaneo ritorno a Venezia (1745-1747) . Ma, al di là di questo, le vedute di Roma «secondo Piranesi» costituirono il veicolo ufficiale di conoscenza internazionale della Città Eterna, fino all’avvento della fotografia ottocentesca. La dimensione di cui l’architetto-incisore investe i monumenti romani è quella «eroica» della Storia che i viaggiatori colti e sensibili (come Goethe) vedevano presente ovunque, a testimoniare da una parte una irripetibile grandezza, dall’altra un degrado fisico e morale che non trovava argine negli estremi bagliori del prestigio della corte pontificia. Una città invasa dall’eterna luce del favore degli dèi, ma anche dalle gravi ombre degli uomini, che l’incisore esprime con la sicurezza di chi è abituato ad andare oltre la prospettiva, cavando dalle morsure degli acidi sulle lastre e degli inchiostri sui fogli di carta effetti di bianco abbacinante, neri, violetti, azzurrini, grigi, bruni vellutati e profondi, sì da gareggiare e da sollecitare, quasi, il confronto con la pittura vedutistica del Panini e da ampliare la propria sfera sensibile alle visioni arcadiche dell’Orizzonte, di Andrea Locatelli, di Paolo Anesi e al pericolante «paradiso» pastorale di Fragonard e Hubert Robert, il tutto sul filo di una liricità musicale quasi parallela ai versi di Metastasio.
Le due raccolte complete di incisioni che Giovanni Battista Piranesi ha dedicato a Roma
Dalla santità di San Pietro alla maestà dei palazzi dei potenti, dalle imponenti rovine dell’impero agli scorci delle chiese: le vedute di Giovanni Battista Piranesi rappresentarono, fino all’avvento della fotografia ottocentesca, il veicolo ufficiale di conoscenza internazionale dell’immagine della Città Eterna.
«Una città invasa dall’eterna luce del favore degli dèi, ma anche dalle grevi ombre degli uomini, che l’incisore veneziano esprime con la fantasia del “capriccio” e con la sicurezza di chi è abituato ad andare oltre la prospettiva, cavando dalle morsure degli acidi sulle lastre e dagli inchiostri sui fogli di carta, effetti di bianco abbacinante, neri, violetti, azzurrini, grigi, bruni vellutati e profondi.»
Maurizio Marini
Questo volume, edizione ampliata e aggiornata del precedente testo del 1973, presenta un ampio corpus scientifico sul Caravaggio. Le vicende biografiche che i nuovi documenti d'archivio hanno permesso di focalizzare, affiancati da un corredo fotografico che riproduce a colori l'opera pittorica completa, permette di restituire all'artista lombardo una fisionomia umana e culturale più vera, più attinente alla Storia e al trapasso dell'Umanesimo nella società della Riforma Cattolica. Uno studio complesso, frutto di lunghi anni di ricerca, che potenzia la portata intellettuale e rivoluzionaria dell'opera di Caravaggio, fino a metterne in luce da una parte il background nel naturalismo lombardo (veneto) e, dall'altra, l'esperienza personale, tragica e irripetibile, che s'innesta sull'adesione a una pittura secondo natura svolta nella tensione di una scelta d'arte, divenuta esigenza di vita, travolgente come una vocazione religiosa. Caravaggio riscopre infatti le premesse di una concezione aristotelica del dipingere per rinnovarle all'interno di una visione attuale della Fede esplicitata in lancinanti termini di realtà e sacralità dell'uomo a immagine e somiglianza di Dio. Una ricerca, quindi, che fa il punto su una personalità che i luoghi comuni della Storia e del mito nero (iniziati già nel corso della vita del pittore e contrabbandati fino a oggi) avevano trasformato in un criminale in fuga, ateo e iconoclasta, che in nulla corrisponde alla realtà obiettiva.