Il volume è dedicato al vaglio storico e critico di alcuni sistemi filosofici - in particolare quelli di Hegel, Marx e Comte - considerati i più significativi per lo svolgimento e le avventure della filosofia morale. Le comparazioni tracciate da Jacques Maritain, approfondite, illuminanti e didatticamente efficaci, svelano al lettore lo sviluppo delle più importanti teorie etiche, le percezioni originarie da cui scaturiscono, gli errori, le manchevolezze e le unilateralità di cui soffrono, il modo in cui sono entrate nella storia della cultura e l'influsso che hanno esercitato sul pensiero contemporaneo. L'autore delinea così un percorso di riscoperta della filosofia morale nelle sue articolazioni essenziali e individua i problemi che un'etica autenticamente filosofica si trova ad affrontare. Molte verità fondamentali sono colte in cammino, in modo asistematico ma forse più stimolante per lo spirito, poiché procedono dalla riflessione che continua di epoca in epoca, con i suoi progressi e i suoi scacchi.
La Salette, parola profetica è segreto ineffabile, ecco l'oracolo che Raissa e Jacques ci fanno ascoltare finalmente, sulle orme di Melania Calvat e Massimino Giraud, a traverso queste pagine finora celate. "Vedete l'Europa in subbuglio, la società sull'orlo della rovina!," proclamava già il vescovo di La Salette. "Chi ci ha preservato, chi ci preserverà da disgrazie ancora più grandi, se non Colei che è venuta dall'alto sui nostri monti, per piantarvi un segno di raduno e salvezza, un faro luminoso, un serpente di bronzo..." (P. de Bruillard, Lettera pastorale della fondazione del santuario, 1° maggio 1852) Cresciuta nell'infelice Mariupol, fuggita nel 1940 dall'Europa della Shoà, Raissa ha incarnato in cuore suo, e nel poema Pietà da lei dedicato a Maria, "Colei che piange", icona della Misericordia di Dio che intenerisce e salva. Jacques, invece, ha raccolto la divina indignazione della Figlia di Gerusalemme, "schierata come armata" (Cant 6,10) contro gli idoli delle genti, è l'ipocrisia dei farisei. Oggi la guerra colpisce l'Europa ricca, e più che mai i scandali strappano le maschere. Guarderemmo verso la Montagna dello Spirito, ammonitrice e risanatrice? (Sal 121,2) Consumata dalla carità, da questo "monte" Raissa prese il volo il 4 novembre 1960. Il 28 aprile 2013, festa di altri due apostoli mariani, marca il cinquantenario della morte, tutta francescana, di Jacques. Pubblicare il suo coraggioso manoscritto, che ebbe P. Garrigou Lagrange per censore, è pregio dell'Angelicum e dei domenicani romani alle soglie della ricorrenza. L'impavidità dei fanciulli di la Salette, Lourdes e Fatima, restii alle preferenza di persone, contagiò nel 1918 i sposi davvero convertiti, che attraversarono l'Europa in guerra per portarlo in Vaticano. "Svegliare i dormiglioni" fu l'impegno romano che Maritain volle ancora svolgere, nel 1945, aiutato da Massignon (p. 607). Adesso, nel terzo millennio, lasciamoci pure interpellare, sul modo divino. Indifferenza e tiepidezza sono i contrari di Dio: le voci del suo amore sono gridi e ansimi (Is 42, 13-14).
Il libro
«Nell'opera più vasta e più sistematica di Jacques Maritain, Les degrés du savoir, che esamina analiticamente i "gradi del sapere", dalla scienza sperimentale alla contemplazione mistica, non c'è un capitolo dedicato alla "saggezza paolina", perché la saggezza di san Paolo non è classificabile ad un particolare livello teoretico, in quanto è più nella sua vita apostolica che nei suoi scritti: "L'insegnamento di san Paolo è inseparabile dalla sua esperienza di vita". Infatti le lettere di san Paolo sono la testimonianza scritta del suo apostolato, e, pur affrontando con impegno teologico diversi argomenti di dottrina, tanto da essere con i vangeli gli scritti più importanti del Nuovo Testamento, non costituiscono formalmente parlando un trattato di teologia.
La saggezza di san Paolo non è una "saggezza filosofica", perché non si conduce con la sola ragione; non è una "saggezza teologica", perché non si conduce con la ragione ispirata dalla fede ma procedente secondo i modi del sapere umano; non è solo una "saggezza mistica", come quella di san Giovanni della Croce, al livello soprannaturale della fede in unione con i doni dello Spirito Santo; è una saggezza di tipo particolare, che appartiene, come quella del Cristo, anche se in modo profondamente diverso, alla "rivelazione"...»
(PIERO VIOTTO)
Il libro
Come in Umanesimo integrale Maritain indica nella formazione di uno stato laico cristiano la risoluzione del problema politico sociale, così in quest'opera indica nella rinascita di una filosofia cristiana — autenticamente filosofica e autenticamente cristiana — la soluzione della crisi epistemologica in cui si dibatte la cultura contemporanea.
Sono raccolti in quest'opera tre saggi sul problema dei rapporti tra scienza e saggezza e sulla relazione tra ragione e fede, alla luce dello sviluppo storico di questi problemi. E' un'opera importante anche per comprendere più a fondo molte considerazioni di Umanesimo integrale.
Il libro
«Maritain ha inserito nella cultura contemporanea una visione personalistica, che si distingue nettamente sia dall'individualismo naturalistico dell'umanesimo liberale che dal collettivismo totalitario dell'umanesimo socialista, permettendo all'ispirazione cristiana di trovare la via per vivificare il mondo della cultura, della società e della storia.
A lui si ispirano, più o meno esplicitamente, le forze politiche e sociali che operano nel mondo contemporaneo richiamandosi ai principi evangelici e che cercano di professare una testimonianza cristiana del profano...
Che Jacques Maritain sia un testimone della verità cristiana, nei suoi scritti e nella sua vita, lo riconobbe Pio XII, che, in occasione della presentazione delle credenziali come ambasciatore della Repubblica Francese presso la Santa Sede, ebbe a rivolgergli queste parole: "Noi apprezziamo e salutiamo in Vostra Eccellenza un uomo che facendo apertamente professione della sua fede cattolica e del suo culto per la filosofia del Dottore Comune, mette le sue eminenti doti al servizio dei grandi principi dottrinali e morali, che, soprattutto in questo tempo di universale disordine, la Chiesa non cessa di insegnare al mondo».
PIERO VIOTTO
Il libro
« Il ritorno alle stampe di questi due libretti va salutato senza dubbio con entusiasmo non solo da parte degli estimatori di Jacques e Raïssa Maritain, ma anche da coloro che, pur non essendo addetti ai lavori, intendono conseguire un'idea puntuale e della vita di preghiera e del rapporto tra questa e la liturgia...
Ancora una volta viene riaffermata l'attualità della contemplazione come risposta dell'essere all'angoscia profonda pervadente il mondo; come atteggiamento esistenziale in una città secolare raziocinante e tecnologica, quale la nostra, che ha smarrito le dimensioni dello spirito; infine come soluzione possibile all'uomo in cerca di unità e armonia interiore: sintesi che nulla gli potrà mai dare se non l'incontro con l'Assoluto.
... Da qui il "valore" dei due scritti maritainiani, grande ed apprezzabile. In essi, difatti, vi si riscontra un valore oggettivo, in quanto proposta di dottrina-itinerario da percorrere e un valore soggettivo come presentazione originale e personale di un contenuto spirituale collaudato nei secoli dalla tradizione della Chiesa » (dalla presentazione di Luigi Borriello).
Il libro
«Contemplazione che sovrabbonda in azione.
Ecco la formula che M. ha trovato per comporre in una sintesi superiore le due realtà che qualcuno vorrebbe porre in antitesi.
L'azione vera è solo quella che nasce dalla contemplazione.
E la vera contemplazione porta necessariamenteall'azione. Un momento chiama l'altro.
Come la causa si rivela nell'effetto. Come l'amore
richiama l'amore. Vivere con l'animo del contemplativo nel tramestio di una metropoli.
Ecco l'ideale del cristiano, a cui corrisponde costantemente un bisogno sempre crescente: passare dal dinamismo dell'azione alla luce della contemplazione. L'orazione, oggi, non può non tener conto dell'azione. Se l'azione rischia di togliere agli uomini il gusto della preghiera può anche introdurre alla preghiera stessa; l'azione può talvolta offuscare la presenza divina, ma spesso ne proclama, anche duramente, la necessità.
Il santo del nostro tempo utilizza l'azione come un perpetuo controllo delle sue incongruenze e delle sue insufficienze.
Solo quando l'uomo ha realizzato in sé questa unità è capace di opere veramente valide» (dalla Introduzione).