La Bibbia non è che il racconto della passione di Dio per l'uomo. Preso da amore folle per lui, Dio è innamorato della bellezza della sua creatura. Per questo i cristiani dovrebbero leggere e rileggere continuamente i racconti della Passione. Il cardinal Martini, convinto di ciò, ha dedicato ad essi diverse meditazioni, ora raccolte in questo volume. Per le sue riflessioni, Martini sceglie di utilizzare una serie di "quadri biblici". Il primo ha per protagonista Pietro, nel quale il credente riconosce l'uomo che vede venir meno tutte le sue sicurezze, ma le immagini bibliche si succedono in rapida sequenza: Giuda, le guardie, Pilato? Un commento densissimo, senza ombra di dubbio il libro più completo e lucido mai scritto sui racconti della Passione, imbevuto di un realismo sapienziale e aperto alla speranza.
In questo libro Carlo Maria Martini svolge il compito alto e paterno di maestro di vita spirituale e di preghiera. Il primo segno della sua abilità e competenza, nell'assumere questo ruolo, è che egli non dà nulla per scontato: dalla opportuna posizione del corpo alla gestione dei propri pensieri e sentimenti, dalla conoscenza dei diversi tipi di dialogo con Dio all'ascolto della Parola, dal respiro della preghiera adulta e consapevole al vigore della carità operosa che, egli insegna, è l'esito felice di una spiritualità autentica. Per gustare la gioia dell'incontro con Dio e trarne le energie di cui abbiamo bisogno per una vita migliore.
È necessario togliere dal dialogo con Dio ogni presunzione, tutto ciò che crediamo di aver imparato e di possedere. Dobbiamo entrare nella preghiera come poveri, non come possidenti. Ogni volta che ci presentiamo davanti a Dio, ci presentiamo come assolutamente poveri; credo che, tutte le volte che non lo facciamo, la nostra preghiera ne soffra, diventi più pesante, sia carica di cose che la disturbano. È necessario entrare davanti a Dio veramente in stato di povertà, di spogliazione, di assenza di pretese: Signore, non sono capace di pregare e se tu permetterai che io stia davanti a te in uno stato di aridità, di attesa, ebbene benedirò questa attesa, perché tu sei troppo grande perché io ti possa comprendere. Tu sei l'Immenso, l'Infinito, l'Eterno: come posso io parlare con te? (Carlo Maria Martini)
Nel 1980, divenuto da poco arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini scriveva la sua prima lettera pastorale, intitolandola La dimensione contemplativa della vita. Al centro appariva chiara per lui l'importanza di sottolineare una dimensione dell'esistenza che spesso si tende a dimenticare: silenzio, ascolto della Parola, adorazione, riflessione, meditazione... Le pagine raccolte in questo volume, a distanza di anni da quelle, ne riprendono l'invito e lo approfondiscono, offrendosi come una vera e propria guida alla preghiera silenziosa e a quella d'intercessione per gli altri. Troviamo qui un Martini profondo conoscitore della tradizione spirituale d'Occidente, capace di unire originalmente esegesi biblica e talmudica e approfondimento delle figure di mistici della statura di Teresa d'Avila e di Giovanni della Croce. Emerge, lungo le pagine, anche il Martini frequentatore della letteratura alta della modernità, da Dostoevskij a Etty Hillesum.
In questo libro il vescovo Martini dialoga con i suoi preti, ma si rivolge anche ai membri dei consigli pastorali, quindi ai laici, a tutti i credenti e persino a chi non crede. Si pone, infatti, domande urgenti e universali: in tutti gli ambiti della vita personale e sociale ciascuno di noi fa riferimento ai propri valori, alle proprie esperienze e alle proprie aspirazioni. È possibile, tuttavia, si domanda, elaborare un metodo e grazie a questo individuare una serie di scelte che possano orientare il nostro "fare" il meglio per il bene del mondo? Martini è stato un maestro di discernimento pratico: il credente, il biblista, il pastore e il protagonista del suo tempo ci offre con generosità la sua ampiezza di sguardo e la sua capacità di giungere alla concretezza, senza rinunciare alla profondità e alla bellezza della vita spirituale.
Per invitarci a riflettere come comunità cristiana sui tempi di grandi ostilità e di prova che ci troviamo a vivere, Martini riprende alcuni brani del Vangelo di Matteo e li traduce nell'oggi con lucidità di lettore della Parola e, insieme, di ascoltatore dell'umano: pagine come quelle della pecora perduta, del servo spietato, della correzione fraterna rivivono e ci conducono alla consapevolezza per la quale «quanto fa la comunità ha valore soltanto se tocca l'eternità». Nella parte seconda del volume il lettore ritrova una delle meditazioni forse più sentite della vicenda episcopale di Martini a Milano. Potremmo definirla una meditatio commossa e capace di commuovere. Dopo i capitoli sul "fare della Chiesa" e sul "giudizio" di Cristo sul mondo, essa si offre come un vero e proprio testamento spirituale, una confessio del pastore di fronte alla sua Chiesa.
In questo libro sono uniti due testi: una riflessione sul valore della Dei Verbum (il documento conciliare sulla Parola di Dio) per la vita del credente e la proposta di una Regola di vita per il cristiano, attuabile nell'oggi. In realtà, questi due testi apparentemente distanti fra loro compongono una sorta di viatico, un vero e proprio dittico di "accompagnamento" per chiunque voglia comprendere il lavoro quotidiano che, da un lato, Martini ha compiuto e proposto in ascolto del testo biblico e, dall'altro, l'attenzione al popolo che gli è stato affidato. La meditazione sulla Dei Verbum, infatti, permette di comprendere "il modo di stare di fronte alla Parola", decisivo per ogni vita di fede; e la Regola di vita offre una guida etica e spirituale per orientarsi nella nostra quotidianità.
Quelle ripresentate in queste pagine sono due "serie" delle Scuole della Parola, che furono una delle molte e grandi intuizioni del Martini pastore ed educatore. Esse vanno a comporre un dittico su ciò che lo Spirito muove nei nostri cuori non solo dal punto di vista della vita cristiana, ma della vita tout court, delle virtù umane che, però, alla luce di Dio e della sua Grazia, si trasformano in qualcosa di più alto: «La morale dello Spirito, su cui meditiamo nelle nostre catechesi» dice il Cardinale «non mira semplicemente a una società ordinata, bensì a una società cordiale, calorosa, entusiasmante». A partire dalla lettera di Paolo ai Galati (nella prima parte del volume) e da pagine bibliche che hanno al centro Maria e altre figure femminili (nella seconda parte), Martini ci accompagna in una riflessione sul bene che, riletta a distanza di anni, ancora oggi non lascia indifferenti e, anzi, appare di una contemporaneità sorprendente.
Di cosa ha bisogno un giovane per realizzare se stesso al meglio? Di autostima, di fiducia nel mondo come luogo di opportunità, di educazione dei sentimenti e di autonomia. Queste virtù umane si rafforzano, secondo il cardinale Martini, percorrendo la via tracciata dal Padre di tutti al seguito di Gesù. In questo libro, in dialogo con i giovani e introducendoli alla frequentazione liberante della Parola, l'uomo di Dio rivela a loro e a tutti il segreto della gioia spirituale: quella che nessun "incidente di percorso" può oscurare. Lo fa mostrando le tappe di una progressiva liberazione dalla paura, dalla timidezza, dal sospetto e dall'egoismo, per guadagnare coraggio, franchezza, curiosità e spirito di servizio. È il potere liberante della Lectio divina e del servizio come identificazione con gli stessi sentimenti di Cristo per il bene del mondo.
Il volume che il lettore ha fra le mani ripropone un testo oggi introvabile in cui il compianto cardinale di Milano riflette su uno dei ruoli centrali nella comunione gerarchica della Chiesa, ma anche su se stesso, su quello che era stato il compito pastorale a cui lui, esimio biblista, a un certo punto era stato chiamato. Questa riflessione, utilissima in tempo sinodale, è accompagnata da quella di un altro pastore amatissimo, Papa Francesco, che, come Martini, ha avuto formazione gesuitica e consegna a sua volta al lettore pagine che permettono di approfondire il tema del legame tra vescovo e popolo dal punto di vista prettamente pastorale, quello che al Papa sta da sempre a cuore. Queste intensissime pagine, dense, capaci di guardare alla Chiesa sia nella sua forma istituzionale che profetica, si propongono oggi quale cammino di speranza, in questo tempo in cui spesso si parla di sinodalità e altrettanto spesso si mette in crisi il rapporto gerarchico-pastorale nella Chiesa. Crediamo che questa operazione editoriale possa permettere una ripresa e rilettura di un ministero che dalle origini stesse della Chiesa ci è consegnato e che può esistere solo grazie a un legame intenso tra il popolo di Dio e coloro che sono chiamati a guidarlo.
Questo libro raccoglie sette omelie tenute nel 1975 da Carlo Maria Martini, allora Rettore del Pontificio Istituto Biblico di Roma. Si tratta di commenti esposti durante le celebrazioni liturgiche all'interno di un corso di esercizi spirituali e fino a oggi mai pubblicati. Martini aveva, all'epoca, 48 anni e non era ancora noto al grande pubblico. La sua frequentazione con la parola di Dio, però, lo rendeva già uno dei predicatori più ricercati, per la sua capacità di coniugare le domande interiori della spiritualità, personale e comunitaria, con le pretese del testo biblico. Il lettore scoprirà, in queste pagine, la voce di un Martini a tratti sorprendente, forse anche inusuale, certamente acerbo in qualche spunto, dove però si intravede già la struttura solida di chi non teme di farsi provocare dalla Bibbia e dalle sue pagine anche difficili, come nel caso del commento alla storia di Iefte o alle invettive di Gesù nei confronti dei farisei, che l'autore riconduce all'oggi di un clero e di una Chiesa che non possono "fingere di essere ciò che non sono". Sette omelie inedite, dunque, che aprono uno scorcio originale per meditare e conoscere meglio l'amato gesuita e indimenticato pastore della Chiesa milanese.
Nel 1990 Carlo Maria Martini pubblica la lettera pastorale Effatà, cui fece seguito, nel 1991, Il lembo del mantello, in cui ricorda che «notizia» non è merce, è comunità, deve renderci fratelli, non nemici. Con Effatà, il Cardinale propone una sorta di teologia della comunicazione prendendo spunto dall'autocomunicazione di Dio all'uomo. In Il lembo del mantello, a partire da un indovinato e vivace dialogo con il televisore, Martini traccia i criteri di una comunicazione che sia rispettosa della realtà e dell'uomo e che, proprio per questo, è in grado di diventare "lembo del mantello-, ovvero strumento di educazione e di crescita. Rileggere oggi questi testi, a dieci anni dalla scomparsa di Martini e a più di trenta dalla loro pubblicazione, ci consente di coglierne l'attualità e la lungimiranza, la profondità e la voglia di capire il mondo che ci circonda, di chiederci cosa significhi comunicare e fare informazione e di quale posizione la chiesa voglia assumere in tale contesto. "Gesù - scrive Martini - ci rende dunque attenti al valore unico e irripetibile di ogni persona e noi, affascinati dai media, dai grandi e intricati network, non dobbiamo mai dimenticare questo valore evangelico fondamentale: la relazione tra le persone. ancora oggi, dopo una pandemia e con una guerra tra le notizie del giorno, dobbiamo guardare al mondo come a una possibilità di relazioni". Ferruccio De Bortoli