L’Ideologia tedesca è l’opera più misteriosa di Marx ed Engels. Composta tra il 1845 e il 1846 ai fini di una «autochiarificazione» e subito abbandonata alla «critica roditrice dei topi» delle cantine in cui rimase sepolta fino all’anno della pubblicazione (1932), essa rappresenta il luogo della «rottura epistemologica» (Althusser) tra il «primo Marx», umanista e filosofo hegeliano, e il «secondo Marx», scienziato dei modi di produzione. Nell’Ideologia tedesca si colloca, nelle intenzioni dei suoi autori, la «resa dei conti» con la filosofia tradizionale, liquidata impietosamente come santificazione contemplativa dell’esistente, e l’abbozzo di una nuova scienza rivoluzionaria, la «concezione materialistica della storia». In un perenne oscillare tra l’al di qua e l’al di là della filosofia, viene prendendo forma una scienza che, contro ogni tentazione ideologica, non muove dalle illusioni che gli uomini elaborano intorno alla propria esistenza. Al contrario, essa prende le mosse dagli uomini empirici realmente operanti all’interno della produzione materiale e delle costellazioni di potere e di dominio economico e, per questa via, rende anche conto degli echi ideologici del processo di esistenza e di produzione. Di qui, appunto, la necessità di sostituire la critica del «cielo» delle idee filosofiche con la critica della «terra» delle condizioni materiali di esistenza e di produzione. Ne scaturisce una forma di sapere ambigua, enigmaticamente sospesa tra il trascendimento della filosofia e, in maniera del tutto contraddittoria, il permanere saldamente nel quadro di una scienza filosofica in senso hegeliano. Sul piano politico, un simile rovesciamento materialistico di prospettiva implica l’abbandono di ogni conservatorismo conciliante e l’approdo a una visione rivoluzionaria, sporgente sull’avvenire e in perenne contrasto con l’ordine esistente.
Le "forme di produzione precapitalistiche" costituiscono una parte dei "Lineamenti di critica dell’ economia politica" composti da Marx, sotto torma di appunti e in vista della stesura del "Capitale", tra il 1857 e il 1858. Vero e proprio "testo dentro il testo", esse rappresentano una sorta di interruzione momentanea dell’ indagine critica di Marx sul presente del modo di produzione capitalistico e volgono invece lo sguardo al passato dei mondi che lo hanno preceduto e ne hanno preparato l’avvento: i modi di produzione antico, asiatico e feudale, nelle loro specifiche articolazioni e dinamiche. Più precisamente, il nucleo tematico di questo laboratorio intellettuale, che permette di seguire Marx mentre elabora il proprio pensiero, è l’analisi della legge generale dello sviluppo storico e del legame reciproco dei diversi modi di produzione che si sono storicamente succeduti. Incentrato su una filosofia della storia stadiale e dialettica, conflittuale e orientata al fine ultimo della società senza classi, il progetto marxiano poggia su una salda convinzione: non è possibile comprendere pienamente il "funzionamento" del mondo capitalistico senza averne correttamente decifrato la genesi storica e senza essersi affrancati dalle spiegazioni ideologie che naturalistiche e "robinsoniane" dell’economia politica classica. Non si può fare luce sul presente né prefigurarsi le contraddizioni che accompagneranno l’umanità verso il futuro, senza aver preventivamente fatto i conti con il passato.
Per chi non ha il coraggio di affrontare la lettura del Capitale, questo breve scritto di Marx ne rappresenta un utile compendio. Con testo tedesco a fronte.
Il pensiero di Marx gode di un'attualità inesauribile in ambiti impensati: in questo scritto del 1843 il filosofo cerca di rispondere a uno dei quesiti politici più sentiti al suo tempo: come comportarsi nei confronti degli ebrei in Europa? La sua risposta è che gli ebrei si possono emancipare solo se rinunciano all'ebraismo, giacché bisogna emancipare l'uomo in quanto uomo: nella società capitalistica nessuno (e non solo l'ebreo) è veramente libero. Il testo, che fu impropriamente utilizzato anche in chiave antisemita dai nazisti, ha pertanto la duplice valenza di ferire la nostra coscienza affinché non dimentichi e non ripeta le tragedie del Novecento e di esaminare una delle vie alternative della cultura occidentale.