Essere fedeli significa condividere il proprio spazio - lo spazio del corpo, della parola, dei silenzi - e scommettere che l'altro accetterà di condividere il suo senza privare la persona amata del proprio, senza distruggerlo e senza abbandonarlo brutalmente, lasciandolo vuoto. Significa accettare la sfida di lasciar toccare a qualcuno quello che è sepolto da qualche parte nelle profonde pieghe dell'essere, nello spazio intermedio del dentro e del fuori, dell'io e del non-io, del corpo e del linguaggio, e dare all'altro, infine, un legame da afferrare: il ritmo del suo respiro, il brivido di uno sguardo...
I filosofi spesso hanno preferito meditare sull'anima e le sue passioni, o sull'intelletto umano, piuttosto che affrontare la realtà del corpo e la finitezza della condizione umana. Benché il corpo sia stato considerato come un ostacolo per la conoscenza e la realizzazione della virtù, nessuna filosofia è mai riuscita a fare i conti fino in fondo con la sua enigmatica presenza. E in un corpo e con un corpo che ciascuno di noi nasce, vive, muore; è in e con un corpo che viviamo nel mondo e ci rapportiamo agli altri. Che cos'è dunque un corpo? Qual è il nostro rapporto con il nostro corpo? Che cosa significa avere o essere un corpo ? E a partire da queste domande che può svilupparsi una filosofia del corpo. Il presente volume analizza i paradossi del nostro rapporto al corpo e il modo in cui ogni epoca invita a ripensare il corpo.