Il tono personale della scrittura, così come la sua tipica combinazione di devozione e ironia, rivelano quanto profondamente si identificasse con i leggendari autori di questi detti e parabole, quei Padri cristiani del IV secolo che vissero in solitudine e contemplazione nei deserti dell'Egitto, della Palestina, della Persia e dell'Arabia. Quei monaci abbandonarono le città perché erano convinti del carattere strettamente individuale della salvezza, in un mondo che ai loro occhi era come una nave sul punto di affondare. Andarono nel deserto per essere sé stessi e per dimenticare le seduzioni e gli inganni che li allontanavano da questo obiettivo. Condussero una vita di fatiche e di digiuno, di carità e di preghiera. Non cercavano il consenso dei loro contemporanei e neppure volevano sfidarne il dissenso, perché le opinioni degli altri avevano smesso di avere importanza per loro. Distillavano per sé una saggezza pratica e senza pretese, al tempo stesso primitiva e senza età, una saggezza di cui la nostra epoca ha un disperato bisogno.
Per Thomas Merton la santità non va ricercata nell'isolamento o in complicate pratiche ascetiche. Al contrario, è nelle azioni di ogni giorno, compiendo il proprio dovere quotidiano, che il cristiano può e deve sviluppare la sua unione con Dio. Vita e santità non sono incompatibili, sebbene un buon numero di cristiani - anche di religiosi - sembri crederlo. Il lavoro, ad esempio, in un contesto sano ed equilibrato è di per sé capace di contribuire alla vita spirituale. La nostra attività non deve però essere soltanto onesta e produttiva, ma va intesa come un contributo responsabile alla comunità, per un mondo giusto e in pace. Offrire noi stessi a Dio in uno sforzo di volontà soggettivo non è sufficiente. Occorre integrare il nostro impegno con quello degli altri uomini di buona volontà. «Questo libro vuol essere molto semplice, un'esposizione elementare di alcuni concetti basilari della spiritualità cristiana. [...] Il nostro tempo ha bisogno di ben altro che di gente cosiddetta devota, che evita mali gravi ma che raramente fa qualcosa di costruttivo o di positivamente buono. Non è sufficiente essere rispettabili esteriormente. La santità non consiste nell'essere meno umani, ma più umani degli altri uomini. Ciò implica una maggiore capacità di interesse, di sofferenza, di intendimento, di comprensione, e anche di spirito, letizia, apprezzamento delle cose belle e buone della vita.»
Per Thomas Merton "la contemplazione è l'espressione più alta della vita intellettuale e spirituale dell'uomo. È quella vita stessa, pienamente cosciente, pienamente attiva, pienamente consapevole di essere vita. È prodigio spirituale. È timore riverente, spontaneo, di fronte al carattere sacro della vita, dell'essere. È gratitudine per il dono della vita, della consapevolezza, dell'essere. È chiaro intendimento che la vita e l'essere, in noi, derivano da una Fonte invisibile, trascendente e infinitamente ricca. La contemplazione è soprattutto consapevolezza della realtà di questa Fonte. Essa conosce questa Fonte in modo oscuro, inesplicabile, ma con una certezza che trascende sia la ragione sia la semplice fede. La contemplazione infatti è un genere di visione spirituale alla quale aspirano, per la loro stessa natura, la ragione e la fede, poiché senza di essa sono destinate a restare sempre incomplete. Tuttavia la contemplazione non è visione, perché vede 'senza vedere' e conosce 'senza conoscere'. È fede che penetra più in profondità, conoscenza troppo profonda per poter essere afferrata in immagini, in parole, o anche in concetti chiari. Essa può venire suggerita da parole, da simboli; ma nel momento stesso in cui tenta di descrivere ciò che conosce, la mente contemplativa ritratta ciò che ha detto e nega ciò che ha affermato. Perché nella contemplazione noi conosciamo per mezzo della 'non conoscenza', o meglio conosciamo al di là di ogni conoscenza o 'non conoscenza'".
La contemplazione è l'espressione più alta della vita intellettuale e spirituale dell'uomo. E' quella vita stessa, pienamente cosciente, pienamente attiva, pienamente consapevole di essere vita. E' prodigio spirituale. E' timore riverente, spontaneo, di fronte al carattere sacro della vita, dell'essere. E' chiaro intendimento che la vita e l'essere, in noi, derivano da una Fonte indivisibile, trascendente e infinitamente ricca. La contemplazione è soprattutto consapevolezza della realtà di questa Fonte. Essa conosce questa Fonte in modo oscuro, inesplicabile, ma con una certezza che trascende sia la ragione sia la semplice fede. La contemplazione infatti è un genere di visione spirituale alla quale aspirano, per la loro stessa natura, la ragione e la fede, poiché senza di esse sono destinate a restare sempre incomplete. Tuttavia la contemplazione non è visione, perché vede "senza vedere" e conosce "senza conoscere". E' fede che penetra più in profondità, conoscenza troppo profonda per poter essere afferrata in immagini, in parole, o anche in concetti chiari. Essa può venire suggerita da parole, da simboli; ma nel momento stesso in cui tenta di descrivere ciò che conosce, la mente contemplativa ritratta ciò che ha detto e nega ciò che ha affermato. Perché nella contemplazione noi conosciamo per mezzo della "non conoscenza", o meglio conosciamo al di là di ogni conoscenza o "non conoscenza".
Thomas Merton
Fra i libri che scrisse, La saggezza del deserto è uno di quelli che Thomas Merton amò di più, probabilmente perché sperava di passare gli ultimi anni della sua vita da eremita (morì invece improvvisamente nel corso di un incontro tra monaci cristiani e orientali a Bangkok, nel 1968). Il tono personale della scrittura, così come la sua tipica combinazione di devozione e ironia, rivelano quanto profondamente si identificasse con i leggendari autori di questi detti e parabole, quei Padri cristiani del IV secolo che vissero in solitudine e contemplazione nei deserti dell’Egitto, della Palestina, della Persia e dell’Arabia.
Quei monaci abbandonarono le città perché erano convinti del carattere strettamente individuale della salvezza, in un mondo che ai loro occhi era come una nave sul punto di affondare. Andarono nel deserto per essere sé stessi e per dimenticare le seduzioni e gli inganni che li allontanavano da questo obiettivo. Condussero una vita di fatiche e di digiuno, di carità e di preghiera. Non cercavano il consenso dei loro contemporanei e neppure volevano sfidarne il dissenso, perché le opinioni degli altri avevano smesso di avere importanza per loro. Distillavano per sé una saggezza pratica e senza pretese, al tempo stesso primitiva e senza età, una saggezza di cui la nostra epoca ha un disperato bisogno.
L'AUTORE
Thomas Merton (1915-1968), scrittore e monaco trappista, è autore di più di settanta libri, tra cui La montagna dalle sette balze, Nuovi semi di contemplazione, Fede e violenza e Diario di un testimone colpevole, dedicati in particolare ai temi dell’ecumenismo, del dialogo interreligioso e dei diritti civili. Di Merton Lindau ha pubblicato nel 2008 il volume Scegliere di amare il mondo.
Per Thomas Merton – uno degli scrittori religiosi più significativi del XX secolo, le cui opere sono da molti ritenute profetiche – la riscoperta della vita interiore è la condizione irrinunciabile per ritrovare la nostra autentica identità di esseri umani, che non si rinchiudono in se stessi ma anzi ricercano il rapporto con gli altri e si liberano delle «risposte obbligate» prescritte e imposte dall’educazione, dai retaggi razziali e nazionali, dall’appartenenza religiosa e da tutte le istituzioni che prosperano dividendo gli uomini in amici e nemici. Di fronte a una società che si è perduta nella vana aspirazione al successo, al potere e al denaro, solo un amore fondato sulla condivisione può offrire quelle risposte che tutti avvertono come essenziali e urgenti.
In questa sua raccolta di pensieri e meditazioni, Merton parla della libertà, della verità che non scende a compromessi, della capacità di affermare il proprio «sì» e il proprio «no», della pace, del silenzio, della parola e della presenza di Dio nella nostra quotidianità. E testimonia ancora una volta il suo attaccamento al mondo, a ciò che egli concepisce come la sua «reale» storia, il fluire degli eventi prodotto dal pensiero e dall’azione di ognuno di noi.
L'AUTORE
THOMAS MERTON (1915-1968), scrittore e monaco trappista, è autore di più di settanta libri tra cui La montagna dalle sette balze, Nuovi semi di contemplazione, Fede e violenza e Diario di un testimone colpevole.