Forse sono di là, forse sono altrove. In genere dormono quando il resto del mondo è sveglio, e vegliano quando il resto del mondo sta dormendo. Sono gli sdraiati. I figli adolescenti, i figli già ragazzi. Michele Serra si inoltra in quel mondo misterioso. Non risparmia niente ai figli, niente ai padri. Racconta l'estraneità, i conflitti, le occasioni perdute, il montare del senso di colpa, il formicolare di un'ostilità che nessuna saggezza riesce a placare. Quando è successo? Come è successo? Dove ci siamo persi? E basterà, per ritrovarci, il disperato, patetico invito che il padre reitera al figlio per una passeggiata in montagna? Fra burrasche psichiche, satira sociale, orgogliose impennate di relativismo etico, il racconto affonda nel mondo ignoto dei figli e in quello almeno altrettanto ignoto dei "dopopadri". "Gli sdraiati" è un romanzo comico, un romanzo di avventure, una storia di rabbia, amore e malinconia. Ed è anche il piccolo monumento a una generazione che si è allungata orizzontalmente nel mondo, e forse da quella posizione riesce a vedere cose che gli "eretti" non vedono più, non vedono ancora, hanno smesso di vedere.
"Questo volume apre una serie di studi che non pretendono di essere continui, né esaustivi; si tratterà di qualche sondaggio in un territorio complesso. Il sogno sarebbe un lavoro di lungo respiro, capace di correggersi a mano a mano che si sviluppa, aperto alle reazioni che suscita, alle congiunture che gli toccherà d'incontrare, e forse a ipotesi nuove. I lettori che si aspettassero di apprendere in che modo per secoli la gente ha fatto l'amore, o come è stato vietato di farlo - problema serio, importante, difficile -, rischiano di restare delusi. Non ho voluto fare una storia dei comportamenti sessuali nelle società occidentali, ma trattare un problema molto più austero e circoscritto: in che modi questi comportamenti sono diventati oggetti di sapere? Come, cioè per quali vie e per quali ragioni, si è organizzato questo campo di conoscenza che, con una parola recente, chiamiamo la sessualità? Quel che i lettori troveranno qui è la genesi di un sapere - un sapere che vorrei riafferrare alla radice, nelle istituzioni religiose, nelle forme pedagogiche, nelle pratiche mediche, nelle strutture familiari, là dove si è formato, ma anche negli effetti di coercizione che ha potuto avere sugli individui, una volta che li aveva persuasi del compito di scoprire in se stessi la forza segreta e pericolosa di una sessualità." (Dalla prefazione dell'autore all'edizione italiana)
Questa storia inizia con un cane. Anzi, con un cane e un uomo. Il cane è magro, denutrito, spunta all'improvviso come un'apparizione e ha fame, molta fame. L'uomo è un vecchio, è stanco e vive immerso nella solitudine in una casa al confine tra il mondo degli uomini e quello degli animali. Insieme a loro c'è il bosco. Pieno di luci, ombre e cose nascoste. Assomiglia ai sogni, a quello che abbiamo dentro ma a cui non sappiamo dare un nome. Il cane appare e scompare davanti alla casa, proprio come un sogno, mentre il vecchio vorrebbe avvicinarlo, nutrirlo, prendersi cura di lui. Comincia col dargli un nome: Osso, che gli suggerisce la nipote. Poi si mette ad aspettare, con una ciotola di cibo appoggiata sul prato. E così, lentamente, i due si studiano, si conoscono. O forse il loro incontro è avvenuto migliaia di anni fa... quando gli uomini cacciavano e vivevano nelle capanne, con la nascita della straordinaria alleanza tra l'uomo e il lupo, tra gli esseri umani e la natura. Avrete sicuramente accarezzato un cane, nella vostra vita. Prima di voi, infinite volte la mano di un essere umano si è posata su un cane. Ci sembra il più banale dei gesti. Non lo è. Se avrete la pazienza di leggere questa storia, proverò a spiegarvi perché. Età di lettura: da 6 anni.
Una nuova emarginazione, basata su diagnosi di disabilità trasformate in etichette di "diversità" irrecuperabile, è in pieno sviluppo nel nostro Paese e coinvolge un numero crescente di bambini e ragazzi. Le diagnosi più comuni, e più facili da rendere "etichette", si riferiscono ad abilità considerate oggi importanti anche in una prospettiva lavorativa, come leggere bene e relazionarsi con gli altri adeguatamente. Si tratta di dislessia e autismo, cui non di rado si aggiungono discalculia e iperattività. Spesso, infatti, si confondono ritardi di lettura con la dislessia, oppure si certifica l'autismo mentre si è di fronte a ritardi del linguaggio, depressioni, mutismo elettivo, o persino transitorie timidezze. Dietro la loro pretesa "oggettività", le diagnosi sbagliate nascono dall'importanza attribuita a determinati test e sono quasi sempre rese pubbliche, diventando marchi indelebili che definiscono il bambino, e danneggiano l'emotività sua e dei genitori compromettendone l'identità. Come può avvenire tutto ciò? Perché? E con quali conseguenze? Cosa ha portato all'esplosione di diagnosi, spesso senza fondamento, degli ultimi anni? A queste domande e a molto altro risponde Michele Zappella, con una chiarezza e una semplicità rara, preziosa e utile per tutti. La ricca casistica, la profonda esperienza clinica e di ricerca dell'autore, invita i genitori e gli educatori ad aprire gli occhi senza cedere al "fascino sottile dell'etichetta", e i professionisti a mantenere aggiornata la cultura specialistica sperimentando modi di approccio ai bambini che ne stimolino fantasia e creatività. Gli effetti possono essere sorprendenti!
In questo volume Foucault affronta i nuovi scenari della comunicazione su scala mondiale, le forme di produzione della verità, e analizza i sistemi di controllo del potere sull'individuo. La decifrazione di forme inedite della produzione della verità e l'individuazione di straordinarie possibilità espressive per la libertà degli individui rovesciano le prospettive precedenti, caratterizzate dal predominio dei dispositivi di sapere/potere, e comportano la necessità per Foucault di proporre la questione dell'etica. Nel riprendere la lezione dell'Illuminismo e dell'etica antica, sostiene pertanto l'attualità di un'estetica dell'esistenza (fare dello stile di vita un'opera autonoma e consapevole) e di un'etica come le sole vie accessibili al soggetto nell'epoca dell'estrema instabilità degli ordini normativi (declino dei progetti politici, metamorfosi della religione, insignificanza della morale, impraticabilità del diritto). Con questo terzo volume si conclude la pubblicazione italiana del cosiddetto Archivio Foucault, che raccoglie interviste, colloqui e interventi di vario tipo, importanti per definire al meglio la personalità del grande filosofo francese.
"Le confessioni della carne" è il quarto e ultimo volume della "Storia della sessualità" ed è l'atto conclusivo, quello che ci permette di seguire la direzione del pensiero di Foucault alla fine della sua vita e chiude una delle più grandi riflessioni dell'Occidente. Nella ricerca sulla costituzione del soggetto nel mondo antico, qui l'attenzione si sposta alle regole e alle dottrine elaborate dai Padri della Chiesa, tra il II e il IV secolo. Attraverso una serie di incursioni nella dottrina cristiana, Foucault fa dunque emergere le progressive discontinuità rispetto alla filosofia stoica ed ellenistica, e la creazione di un rapporto del tutto nuovo tra il soggetto e la verità che prevede sofisticate tecnologie del sé. Le trasformazioni del concetto di peccato e di colpa, inscritti ormai nella struttura umana, faranno nascere così un "soggetto del desiderio" che dominerà la morale cristiana dei secoli successivi e poi tutta la storia occidentale.
Furibondo per la bocciatura di un suo brillante progetto di legge, Attilio abbandona la carriera politica e si ritira in montagna, tra boschi e trattori. Condivide le sue giornate con la piccola comunità agreste che lo circonda: la vita all'aperto è la sua guarigione. Ma i ricordi incombono. Hanno la forma immateriale dei rapporti personali irrisolti, delle parole sprecate in televisione, delle occasioni perdute quando viveva in società. E hanno l'ingombro fisico degli oggetti che il passato ha accumulato attorno a lui. Casse e casse di libri, lettere, fotografie, documenti, mobili tarlati, cianfrusaglie. Il canapè di zia Vanda, liso e minaccioso, è il condottiero indiscusso di quello che Attilio considera un esercito invasore. Vorrebbe liberarsi di quelle cataste e comincia a progettare roghi, per ridurre in cenere il lascito delle vite altrui. Sogna leggerezza, un cammino più spedito, più libero, sollevato dal ricatto della memoria. Fatalmente, brucerà quello che non avrebbe dovuto bruciare, in un finale di partita segnato dal classico colpo di scena e dominato dalla presenza delle donne: una moglie sempre in viaggio, la sorella femme fatale, la vicina di casa bulgara. Attraverso l'eroe attaccabrighe e insofferente del romanzo, Michele Serra guarda allo spirito dei tempi facendone emergere la rabbia, l'inconcludenza, la comica mediocrità. Ma anche le piccole illuminazioni che salvano la vita.
Seduto alla scrivania di casa – sopra di lui lo sguardo vigile di Kurt Vonnegut, accanto a lui una finestra aperta su campi e boschi –, Michele Serra scrive le sue amache. Se non è a casa, le scrive dove capita: in treno, in macchina, al bar, in autogrill, ovunque. Praticamente senza sosta, ogni giorno, da un quarto di secolo. Ormai sono quasi ottomila corsivi, quasi ottomila opinioni: abbastanza per sentirsi “un caso umano”, per voltarsi indietro e interrogarsi sulle ragioni e la sostanza di tutto questo. Ecco allora la precoce familiarità di Serra con libri e macchine per scrivere, il debito di riconoscenza nei confronti di persone e luoghi che lo hanno formato, la scoperta delle parole più ricorrenti tra le centinaia di migliaia battute sulla tastiera. Fra tutte, le più utilizzate sono due, sinistra e politica. “Se l’ho scritta ben 1321 volte, la parola ‘sinistra’, è sicuramente perché stavo cercando di spiegare prima di tutto a me stesso che cosa volevo dire esattamente, dicendo sinistra. Lo stimolo fondamentale della scrittura, direi non solo della mia, è l’ignoto.” Una riflessione emozionata e comica sul mestiere di scrivere, pubblicata in sincrono con Il grande libro delle amache, in cui si può leggere la storia di questi venticinque anni mentre accadevano. Questo libretto ne è la postilla e il compendio.
Per ridere, per riflettere, per lasciarci appesi una domanda, un dubbio. Venticinque anni di consuetudine quotidiana raccolti in un volume, duemilacinquecento opinioni che Serra si diverte a rileggere, commentare e reinterpretare, aggiungendo qui e là la sua voce di oggi a quella di ieri
Diffidate di chi non sa ridere. In genere non sa neanche piangere
Dal 1992 al 2017 Michele Serra, prima dalle pagine dell'«Unità» con la rubrica «Che tempo fa», poi da quelle della «Repubblica» con le sue amache, ci ha abituato ogni giorno a un suo corsivo. Per ridere, per riflettere, per lasciarci appesi una domanda, un dubbio. E venticinque anni di consuetudine quotidiana sono un anniversario che merita un regalo. Nasce così l'idea di selezionare e raccogliere in questo volume cento corsivi per ciascuno di questi anni: duemilacinquecento opinioni, che Serra qui si diverte a rileggere, commentare e reinterpretare, aggiungendo qui e là la sua voce di oggi a quella di ieri e aprendo ogni anno con un riassunto dei principali avvenimenti (ma non solo) che diviene sintesi fulminante in grado di restituire la complessità del nostro vivere e delle nostre insensatezze. In fondo al volume una serie di apparati consente al lettore più curioso un'indagine trasversale dei testi – attraverso i protagonisti, i partiti, le tematiche che ci hanno scosso per un quarto di secolo –, per tutti gli altri resta il gusto di sfogliare le pagine, come si sfoglia un album di fotografie. Per ricordarci chi siamo guardandoci allo specchio.
In questo corso, Foucault analizza la nascita del "governo della vita". Il problema che si pone infatti agli albori della modernità è come governare e razionalizzare fenomeni naturali quali la salute, l'igiene, la natalità, la longevità, la "razza" delle popolazioni. Qui si osserva l'emergere del paradigma della "sicurezza" e delle tecnologie di governo destinate a regolamentare i flussi e la mobilità delle popolazioni: cioè quel "disciplinamento della vita" che si impone come correlato indispensabile del "laissez-faire" liberista. Nel procedere del corso, il tema iniziale delle tecnologie della sicurezza lascia il campo all'indagine sulla genesi dello stato moderno e sulle procedure messe in atto per assicurare il "governo degli uomini". Due sono i momenti fondamentali: l'invenzione da parte del cristianesimo di una forma di potere totalmente estranea al mondo greco-romano, che si arroga il compito di guidare gli uomini verso la salvezza dettandone la condotta individuale, e la formazione di una "governamentalità politica", che inscrive la condotta degli individui nell'esercizio di un potere sovrano. Dalla pastorale cristiana alla ragion di stato, allo stato di polizia, secondo un cammino bifronte, insieme individualizzante e totalizzante, che consente allo stato moderno di insediarsi.
Il continente della sessualità è al centro di questo corso di Michel Foucault. Dopo aver studiato l'età moderna in libri e lezioni memorabili, Foucault fa un passo indietro di alcuni secoli e si rivolge al mondo antico. Lo fa per cogliere alla radice il delinearsi di un intero campo di pratiche e riflessioni che nell'antichità classica investono il corpo, i suoi piaceri, le turbolenze che l'esperienza dell'erotismo impone al soggetto. Foucault studia un ampio spettro di testi e documenti classici: medici, pedagogici, morali, religiosi. Tra il IV secolo a.C. e il II secolo d.C. questo insieme di riflessioni definisce un universo di atti sessuali, gli aphrodisia di cui parlano i greci, i veneria di cui parlano i latini, che si annunciano con precise caratteristiche: la violenza del desiderio, l'intensità del piacere che vi si accompagna, la passività del soggetto a fronte di queste forze intime quanto estranee, la difficoltà e insieme la necessità di governare questo insieme di esperienze soverchianti. Ciò che Foucault mostra, risalendo alla radice di queste riflessioni sulla sessualità, è che nell'evento sconcertante degli "aphrodisia" il mondo antico ha pensato che il soggetto sia chiamato a riconoscere una verità che lo riguarda intimamente, una verità che egli dovrà interrogare e approfondire, una verità preziosa quanto sfuggente, enigmatica quanto pericolosa. Primo lontano annuncio, per Foucault, di quanto verrà ereditato dalla riflessione successiva e dalle forme di vita occidentali, in una sostanziale continuità fatta di lenti slittamenti, trovando ad esempio nella prima morale del cristianesimo e nell'istituzione della confessione, o nell'invenzione moderna della psicoanalisi e del colloquio psicoanalitico, due lontane e sorprendenti riconfigurazioni.
Nel 2006 Michele ha diciassette anni e si trova incastrato tra banchi di un liceo di provincia. E inquieto, il mondo è là, fuori dalla finestra. Ed è un mondo da cambiare. Ecco che nasce l'idea: partire per l'Africa per un'esperienza di volontariato. E quell'idea lo porta, negli anni, a partecipare alla nascita di un metodo di lavoro e di cooperazione straordinario che si concretizza oggi, in alcuni villaggi della Tanzania, in due scuole materne, un ospedale, una piccola azienda. Li ha "creati" la rete solidale YouAid, un'associazione "liquida" di cui Michele è stato promotore. Questa storia non è solo un'avventura straordinaria lunga dieci anni, ma anche un metodo di aiuto applicabile da tutti a qualsiasi problema, anche quelli fuori dalla nostra porta. Età di lettura: da 12 anni.