Che cosa significa essere marginali? Quali sono i meccanismi che in una società determinano inclusioni ed esclusioni? Generalmente pensiamo a fattori economici, politici, identitari, religiosi, culturali, che tuttavia nella storia hanno avuto un peso differente secondo le circostanze. Nel nostro Medioevo, il fattore discriminante è stato quello religioso: nella cultura di quel periodo, infatti, la difformità di fede difficilmente era consentita e anzi era percepita quale alterità, mentre si mostravano atteggiamenti più mediati e accomodanti, spesso persino inclusivi, nei confronti degli umili, dei malati, dei bisognosi, degli stranieri. Sia che si manifestasse come eresia sia come adozione di un altro culto, in particolare l'ebraismo e l 'Islam europei, la differenza religiosa costituiva invece sempre un discrimine profondo, frutto non di casualità, ma di politiche culturali precise. Il libro indaga, sulla lunga durata, le ragioni di questo "carattere originario" della nostra cultura, alla luce del fatto che le scelte compiute nel passato si riverberano sul nostro presente più di quanto si sia disposti ad ammettere.
Un attacco premeditato, il saccheggio selvaggio, massacri e una parziale distruzione della città sul Bosforo: la prima "caduta di Costantinopoli" non avvenne nel 1453 per mano ottomana, come generalmente si ritiene, ma nel 1204 ad opera dei latini, ossia veneziani e milites in gran parte francesi. È la storia raccontata in questo volume: nota come quarta crociata, la spedizione promossa da Innocenzo III puntava ufficialmente alla riconquista di Gerusalemme, ma finí per prendere la Nuova Roma, greca e cristiana. La storiografia si è interrogata sull'episodio con esiti differenti.I bizantinisti hanno generalmente considerato la presa del 1204 come un atto deliberato ai danni di Costantinopoli, mentre gli studiosi della crociata sono stati piú cauti, fino a sposare il punto di vista dei protagonisti: come il cronista Goffredo di Villehardouin, il quale presenta una concatenazione di incidenti casuali che avrebbero condotto al sacco della città. Alla luce delle numerose fonti dell'epoca, il libro restituisce un quadro preciso della vicenda e non esita a chiamare in causa volontà e comportamenti sinora occultati da una storiografia a tratti compiacente.
La fama planetaria del "Milione" ha dato origine a una bibliografia smisurata a fronte della quale i profili biografici di Marco Polo sono pochi. Colpa dei dati oggettivi scarni che abbiamo sul personaggio. Sappiamo che rimase in viaggio, lontano da Venezia per circa 25 anni, ma all'interno di quel periodo della sua vita poche sono le scansioni cronologiche sicure. Gli studi filologici e storici hanno portato ad affinare le nostre conoscenze sul testo, e quindi indirettamente, sul suo autore, ma il "Milione" resta un libro misterioso. È un diario di viaggio? Un mélange di fantastico e di reale? È un testo di pratica di mercatura arricchito dalla prosa del Rustichello? Per rispondere a queste domande partiremo dal contesto originario del veneziano: il Mediterraneo nella seconda metà del Duecento e lo seguiremo in viaggio, lungo la via della seta, fino alla Cina e all'India. Ripercorreremo con lui i luoghi che visitò per scoprire uno sguardo molto più attento alla realtà di quanto non si creda; uno sguardo che non si soffermava solo sulle merci e le ricchezze, ma che comunicava all'Occidente particolari inediti sull'antropologia, i costumi, i riti, delle società osservate. Se ancora oggi emergono dubbi sulla realtà del viaggio di Marco Polo, la posizione di questo libro è chiara: il veneziano visitò l'Asia e la descrisse come nessuno aveva mai fatto prima di lui. E poiché la vita è un viaggio, il viaggio di Marco Polo sarà la sua biografia.
Alla fine dell’età medievale prende avvio la cosiddetta “caccia alle streghe”. Secondo la bolla Summis desiderantes, promulgata da Innocenzo VIII nel 1484, le streghe avrebbero dato vita a una vera e propria setta decisa a colpire la Cristianità come mai si era verificato prima. Ma che cos’è il fenomeno della stregoneria e la conseguente caccia alle streghe? È un’offensiva contro l’universo folklorico e le superstizioni popolari? È una reazione della società alla diversità? Alla luce di una attenta analisi delle fonti, degli scritti e delle azioni dei protagonisti di quelle vicende, è invece possibile tracciare un quadro generale dal quale la “caccia” emerge per larghi tratti, da una parte come un elemento costitutivo della modernità, dall’altra come una risposta a esigenze riaffioranti nella società in epoche diverse. Non solo e non tanto nel “barbaro medioevo”, quanto e soprattutto in epoche nelle quali ci piace pensare che il trionfo della ragione e del diritto abbiano il sopravvento. A tal fine si prenderanno anche in esame, in una postilla finale, alcuni casi contemporanei che presentano elementi tipologici assai simili alle persecuzioni antistregoniche.
L'autore. Marina Montesano insegna Storia medievale all’Università di Genova. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Storia medievale (con Franco Cardini), Firenze, 2006.
Alla fine del Quattrocento, l’Egitto e il Vicino Oriente sono a una svolta: ancora sotto il dominio mamelucco, vedono però ormai prossimo l’arrivo degli Ottomani. Le città italiane, costantemente in guerra tra loro, si muovono con cautela in questo scenario; da una parte timorose di inimicarsi il Turco, dall’altra legate agli interessi commerciali attestati tra Alessandria e Il Cairo.
Tra 1489 e 1490 un prete toscano, Michele da Figline, intraprende insieme a un compagno un pellegrinaggio che lo porta da Venezia al Cairo, dal Cairo a Gerusalemme. Lungo la strada incontra un ambasciatore fiorentino, Agnolo Della Stufa, in missione diplomatica con il suo seguito presso il sultano mamelucco. I due gruppi si uniscono per proseguire attraverso il deserto fino alla Terrasanta.
In un volgare toscano vivace e immediato, il diario di viaggio di Michele da Figline, sino a oggi inedito, racconta la storia di questa avventura, descrivendo le tappe dell’itinerario, le difficoltà incontrate, i costumi dei musulmani, e la geografia dei luoghi santi.
Marina Montesano è ricercatrice di Storia medievale presso l’Università di Genova ed è fellow di Harvard. Si occupa di storia delle culture e delle società tra medioevo e prima età moderna. Fra le sue pubblicazioni, La cristianizzazione dell’Italia nel Medioevo, Laterza 1997; “Fantasima, fantasima che nella notte vai”. La cultura magica nelle novelle toscane del Trecento, Città Nuova 2000; La lunga storia dell’inquisizione (con Franco Cardini), Città Nuova 2005.