"Benché la prendessi due volte al giorno, la linea numero 2 non smetteva di rivelarmi la sua intensa poesia. Sentivo come di salire in cielo nel momento in cui il metrò usciva da terra, alla fermata Combat, per poi arrivare maestosamente alla stazione Jaurès." Evocando ricordi legati ai differenti anni e ai vari quartieri della capitale, da Saint-Germain-des-Prés a rue Soufflot, dal Marais a Montparnasse, Edgar Morin racconta la sua vita, iniziata l'8 luglio 1921 in rue Mayran, nel 9° arrondissement di Parigi, ai piedi della butte Montmartre. A ogni trasloco corrispondono tappe diverse della vita amorosa e intellettuale dell'inventore del "pensiero complesso": un itinerario nel cuore di Parigi, la città amata, dei caffè e dei bistrot frequentati dagli intellettuali, un racconto sfavillante di intelligenza e di ironia dal più anticonformista dei giovani novantenni, che ha vissuto da protagonista le vicende culturali e politiche dell'Europa degli ultimi sessantanni.
Prima della crisi mondiale, l’Europa era in crisi. Non era riuscita a progredire nell’unificazione metanazionale né a integrare le nazioni liberate dall’impero sovietico. La crisi economica mondiale rischia non solo di aggravare la crisi dell’Europa, ma di disgregrare l’Europa stessa. Tuttavia, “là dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva”, diceva uno dei più grandi poeti europei (Hölderlin). È a un pensiero e a una politica di salvezza che ci invitano Edgar Morin e Mauro Ceruti. In pagine agilissime, delineano un appassionato ritratto della nostra Europa, della sua storia ambivalente intrecciata di civiltà e barbarie, e si chiedono come sia possibile scongiurare il rischio di paralisi e di disgregazione, mostrando che le ragioni della speranza si annidano paradossalmente nelle ragioni della disperazione. Un vero e proprio manifesto per una rinascita della cultura e della politica europee nel tempo della globalizzazione.
Gli autori
Edgar Morin è una delle figure più prestigiose della cultura contemporanea. Nelle nostre edizioni ha pubblicato, tra gli altri, i 6 volumi di Il metodo (2001-2008), Terra-Patria (1994), I sette saperi necessari all’educazione del futuro (2001) e La via (2012).
Mauro Ceruti è uno dei protagonisti del pensiero della complessità. Tra i suoi libri pubblicati nelle nostre edizioni, Educazione e globalizzazione (con G. Bocchi, 2004) e Il vincolo e la possibilità (2009)
Il vascello spaziale Terra continua a tutta velocità la sua corsa in un processo a tre facce: mondializzazione, occidentalizzazione, sviluppo. Tutto è interdipendente, ma tutto è allo stesso tempo separato. L'unificazione tecnoeconomica del globo si accompagna a conflitti etnici, religiosi, politici, a convulsioni economiche, alla degradazione della biosfera, alla crisi delle civiltà tradizionali ma anche alla crisi della modernità. Dove ci porta la via seguita? Verso un progresso interrotto? Non possiamo più crederlo. Alla diminuzione della povertà attraverso un aumento del benessere materiale corrisponde anche un enorme aumento di miseria. Andiamo verso una serie di catastrofi a catena? E' quel che sembra probabile se non riusciamo a cambiare strada.
Edgar Morin pone qui la sfida di una "via" di salvezza che potrebbe delinearsi dal congiungersi di una miriade di vie riformatrici: riforma del pensiero, dell'educazione, della famiglia, del lavoro, dell'alimentazione, del modo di consumare
Che rapporti abbiamo con le idee? Non siamo forse capaci di vivere, uccidere o morire per un'idea? Le nostre menti sono totalmente asservite alle idee consolidate? Non possiamo permettere alle idee di ridurci in schiavitù, ma possiamo resistere alle idee solo mediante altre idee. Nel quarto volume del suo Metodo, Morin considera la conoscenza dal punto di vista delle condizioni sociali e culturali che presiedono alla sua formazione, fornendo un'agile introduzione al mondo delle credenze e delle idee.
La nascita, in seguito all'olocausto, dello stato di Israele ha dato alla nozione di ebreo un nuovo significato. Sfortunatamente, il conflitto israelo-palestinese ha creato una tragedia di ampiezza planetaria. Per un ebreo, si tratta di scegliere tra sionismo incondizionato e rifiuto della propria religione d'origine? Preso in questo vortice, Morin condanna senza riserve la politica aggressiva di Israele. Una posizione difficile, che gli è costata una citazione in giudizio per "apologia del terrorismo", accusa dalla quale alla fine è stato completamente assolto.
Nel terzo volume del suo "Metodo", Edgar Morin enuclea le domande fondamentali che ci si deve porre se si vuole conoscere le fonti degli errori e delle illusioni. Che cos'è un cervello capace di produrre una mente capace di concepirlo? E che cos'è una mente capace di concepire un cervello che la produce? La ricerca di Morin sulle possibili risposte a questi "paradossi della conoscenza" mette in chiaro come la scoperta delle limitazioni inerenti a ogni forma di sapere costituisca la grande forza, e non la grande debolezza, della conoscenza e dell'umanità contemporanee.
Nel corso della sua storia, l'Europa è stata al centro di una dominazione barbara sul mondo. Ma è stata al tempo stesso all'origine di quelle idee emancipatrici che hanno scalzato tale dominazione: le idee dell'Europa, in particolare quelle della Francia del 1789, sono state riprese dai popoli assoggettati, che hanno costruito la loro lotta a partire da queste. Si tratta dunque di capire la relazione complessa, antagonista e complementare, tra cultura e barbarie, per superare i rischi sempre presenti di nuove e peggiori atrocità. Le tragiche esperienze del ventesimo secolo devono indurre a una rivendicazione umanista: che la barbarie sia riconosciuta per ciò che è, senza semplificazioni o falsificazioni di alcun tipo. Dobbiamo sapere quello che è realmente accaduto, il lavoro della memoria deve lasciar rifluire verso di noi l'ossessione delle barbarie: asservimenti, colonizzazioni, razzismi, totalitarismi nazista e sovietico. Pensare la barbarie e contribuire a resisterle.
Nel sesto volume del suo Metodo, in un certo senso sintesi dell'intera opera, Edgar Morin prende avvio dalla crisi contemporanea, propriamente occidentale, dell'etica e infine vi ritorna dopo un'analisi al tempo stesso antropologica, storica e filosofica. Se non si può dedurre da un sapere, il dovere ha però bisogno di un sapere, cioè di pensiero e di riflessione. Le buone intenzioni possono indurre a cattive azioni, la volontà morale può avere conseguenze immorali, quel che è giusto fare spesso non è né semplice né evidente, ma incerto e aleatorio: per questo l'etica è complessa.
Se nel primo volume del suo "Metodo", Edgar Morin si era posto l'obiettivo di non separare il problema della conoscenza della natura da quello della natura della conoscenza, questo studio indaga la sfida della complessità dalla quale è investito l'ambito della biologia, profondamente trasformato dalla scoperta del DNA, non accompagnata però da una rivoluzione concettuale adeguata alle nuove realtà emerse. È questa rivoluzione concettuale che Morin si propone di promuovere: chiarire l'autonomia e la dipendenza dell'organizzazione vivente in rapporto all'ambiente in cui si inserisce. L'autonomia e la dipendenza reciproca tra l'individuo e la specie sono ancora uno degli obiettivi che si pone oggi, la libera ricerca scientifica.