"La caduta di Acri, la ricca e opulenta capitale crociata, nel 1291, segnò la fine della presenza latina in Terrasanta. L’Occidente accolse attonito la notizia: pareva così spegnersi la speranza di poter mai riconquistare Gerusalemme. Questo libro ricostruisce le conseguenze della tragedia acritana e i primi tentativi di riconquista sino alla fondazione della Custodia di Terrasanta da parte dei francescani: la difesa di Cipro e del regno armeno di Cilicia, le accuse portate alle città marinare e agli Ordini militari; l’indizione del primo giubileo; lo scioglimento dei Templari; la circolazione di profezie e di false notizie (come quella della liberazione dei Luoghi Santi da parte dei Mongoli), l’affacciarsi del problema turco. Nonostante le intenzioni di molti, l’idea di crociata parve vivere il proprio crepuscolo. Ma non sarà una morte definitiva."
Il 18 maggio del 1291, dopo un drammatico assedio, Acri, l'opulenta capitale del regno crociato di Gerusalemme, cadeva sotto i colpi d'un giovane ma ambizioso sultano mamelucco, seguita dieci giorni dopo dal castelletto templare, teatro dell'estrema difesa cittadina. Cessava così, dopo quasi due secoli, la presenza crociata in Terrasanta. L'Occidente metabolizzò il fatto con un gran vociare e molte recriminazioni, ma senza impegnarsi attivamente per recuperare quanto perduto. In questo libro, la fine degli stati crociati è letta nel contesto più generale dei sommovimenti che interessarono il territorio siro-palestinese nel corso del XIII secolo: un'area contesa a vario titolo fra Mongoli e Mamelucchi, Genovesi, Pisani e Veneziani, papi e imperatori, Templari e Ospitalieri, re, regine e reggenti, e difesa da nugoli di crociati sovente indisciplinati che finiranno per decretarne la rovina.