Le Isole Fortunate, l'Ultima Thule, l'isola di San Brendano, Antilia, Hy-Brasil, e con esse molte altre, non sono unicamente elementi geografici: sono luoghi simbolici e fantastici che per secoli hanno attratto gli uomini del Mediterraneo animati dal desiderio di dare forma alla propria immaginazione Semplici scogli, atolli, ampi agglomerati, veri e propri continenti: la vicenda delle isole e del loro ritrovamento ha animato i viaggiatori e affascinato i letterati. Cristoforo Colombo afferma d'averne incontrate 1.400, secondo una lettera di papa Alessandro VI; 1.700, stando, invece, a un messaggio inviato ai reali iberici. Numeri, questi, assai inferiori rispetto a quelli contemplati per l'Oceano indiano da Marco Polo - ben 12.700 - o dal domenicano Guglielmo Adam - 20.000. Questo libro ricostruisce la storia avventurosa e fantastica della ricerca delle isole in età medievale, in un Oceano che era il luogo del possibile e dell'impossibile. Ne emerge un grande racconto sospeso tra immaginario e conoscenze che si ampliano, tra «scoperte», «conquiste» - spesso devastanti - e reiterate delusioni, legate al desiderio, utopico e mai sopito, di vedere mutata in realtà la sostanza dei propri sogni.
La ricerca storica è fatta, sovente, d'intuizioni. La specializzazione degli studi ha contribuito a complicare la comprensione di fenomeni fortemente interrelati: «riforma ecclesiastica», «crociata» e «comune» riguardano allo stesso modo i secoli XI e XII (e non solo quelli, ovviamente), eppure, quasi mai s'è tentato d'instaurare fra loro qualche relazione. L'obiettivo di questo libro è ricostruire il contesto in cui operò Urbano II ridefinendo il significato stesso di crociata alla luce del suo epistolario. In tal modo ci si propone di comprendere se e in che misura il bando d'una spedizione militare in Oriente - funzionale all'affermazione del primato petrino - abbia avuto un ruolo nel favorire, all'interno del Regnum Italiae, quel moto di progressivo affrancamento delle strutture politiche cittadine dall'assetto ereditato dall'età carolingio-ottoniana che avrebbe dato linfa al fenomeno comunale.
Negli ultimi anni, la crociata ha conosciuto un rinnovato interesse. I molti studi di cui è stata oggetto hanno ridefinito, in parte, quello che può ritenersi, ormai, un fenomeno di lunga durata. Il loro numero crescente ha contribuito, però, a complicare il quadro, tanto che non è facile comprendere, oggi, cosa possa effettivamente includersi sotto il nome di crociata. Questo libro offre non solo un'opportuna e utile sintesi ragionata dei risultati della ricerca storica ma un'interpretazione originale che fa il punto su un fenomeno complesso: ricercandone le radici nella cultura medievale; recuperando quel rapporto spesso trascurato fra crociata e riforma della Chiesa; mostrandone lo sviluppo fattuale in rapporto a quello ideologico e riflettendo sulle sue molte metamorfosi; osservando, infine, il sorgere del mito nel pensiero moderno sino alle più recenti rielaborazioni storiografiche.
"La caduta di Acri, la ricca e opulenta capitale crociata, nel 1291, segnò la fine della presenza latina in Terrasanta. L’Occidente accolse attonito la notizia: pareva così spegnersi la speranza di poter mai riconquistare Gerusalemme. Questo libro ricostruisce le conseguenze della tragedia acritana e i primi tentativi di riconquista sino alla fondazione della Custodia di Terrasanta da parte dei francescani: la difesa di Cipro e del regno armeno di Cilicia, le accuse portate alle città marinare e agli Ordini militari; l’indizione del primo giubileo; lo scioglimento dei Templari; la circolazione di profezie e di false notizie (come quella della liberazione dei Luoghi Santi da parte dei Mongoli), l’affacciarsi del problema turco. Nonostante le intenzioni di molti, l’idea di crociata parve vivere il proprio crepuscolo. Ma non sarà una morte definitiva."
Il 18 maggio del 1291, dopo un drammatico assedio, Acri, l'opulenta capitale del regno crociato di Gerusalemme, cadeva sotto i colpi d'un giovane ma ambizioso sultano mamelucco, seguita dieci giorni dopo dal castelletto templare, teatro dell'estrema difesa cittadina. Cessava così, dopo quasi due secoli, la presenza crociata in Terrasanta. L'Occidente metabolizzò il fatto con un gran vociare e molte recriminazioni, ma senza impegnarsi attivamente per recuperare quanto perduto. In questo libro, la fine degli stati crociati è letta nel contesto più generale dei sommovimenti che interessarono il territorio siro-palestinese nel corso del XIII secolo: un'area contesa a vario titolo fra Mongoli e Mamelucchi, Genovesi, Pisani e Veneziani, papi e imperatori, Templari e Ospitalieri, re, regine e reggenti, e difesa da nugoli di crociati sovente indisciplinati che finiranno per decretarne la rovina.