Se la costellazione Occidente nasce dal contaminarsi, scontrarsi e comporsi di varie culture, hanno un particolare rilievo in questo processo le civiltà greca e quella giudaica. La visione che i Greci ebbero del mondo - di cui è emblema la vicenda di Edipo - viene qui designata "metafisica del tragico": di fronte a una natura violenta e crudele, l'uomo è posto nel gioco spietato della vita e della morte e non può che far fronte al suo destino. Cifra del pensiero giudaico - esemplificato nelle figure di Giobbe e Qoèlet - è invece la "teologia del patto", la cui specificità è l'unico Dio, con il quale Israele ha stipulato un'alleanza per sempre che richiede l'osservanza della Legge. Natoli confronta l'uomo tragico e l'uomo biblico facendone emergere il tratto comune: la consapevolezza della finitudine umana a fronte dell'indomabile.
Gli aspetti storici e culturali dell'identità degli italiani, il familismo e la privazione di Stato, la democrazia bloccata e i deficit del sistema politico, il nostro trasformismo alle prese con la globalizzazione, nello sguardo appassionato e lucido di un filosofo. «Nel tanto evocato crepuscolo della Seconda Repubblica siamo già pronti a cambiare d'abito per una terza? Non lo so, ma so di certo che diversi lo diverremo, come altre volte nella storia. Cambiamo, ma senza averlo davvero voluto e senza sapere perché, cambiamo perché la storia ci cambia».
"Le verità del corpo" costituisce una analisi profonda ma divulgativa in cui Natoli, attraverso vari richiami alla storia della filosofia, da Platone e Cartesio, da Spinoza a Nietzsche, si confronta con il tema della corporeità.